Kate Hudson è entusiasta del suo nuovo ruolo nella serie TV di Netflix Running Point. È sempre stata appassionata dei Los Angeles Lakers, fin da ragazzina. “Mi piace essere una donna che prende la direzione di una squadra di basketball di Los Angeles. In Running Point sono un vero boss, in una posizione lavorativa che di solito viene data a un uomo. Per questo ci tenevo in modo particolare a questo progetto, penso sia pure un modo per aprire una breccia verso una nuova era di leaders al femminile”.
La storia Kate Hudson
Kate, dopo avere sfondato giovanissima, a 19 anni, con Quasi famosi di Cameron Crowe, è divenuta la regina delle commedie romantiche.
Tra i più grandi successi si contano Come farsi lasciare in 10 giorni, e Tutti pazzi per l’oro, entrambi con Matthew McConaughey; Tu, io e Dupree, con Owen Wilson e Matt Dillon, Bride Wars con Anne Hathaway. Poi ha deciso di prendersi una breve pausa dal set, per crescere i suoi figli, dedicarsi a una carriera musicale e lanciare un impero business. Kate è figlia di star. Nata a Los Angeles dall’iconica attrice Goldie Hawn e da Bill Hudson, cantante e attore, è molto legata al suo patrigno, Kurt Russell, con cui è cresciuta.
I suoi genitori divorziarono quando lei aveva solo 18 mesi e lei e il fratello, l’attore Oliver Hudson, si trasferirono con loro madre e Kurt in Colorado, a Snowmass. Qui nacque Wyatt Russell, che è anche lui un attore. Anche se ammette di aver imparato molto dai suoi genitori, ci ha sempre tenuto ad avere la sua carriera indipendente, dimostrando di avere molto talento e di essere arguta nelle sue scelte. Ha avviato quindi vari business paralleli.
Dal 2013 è una partner del fashion retail online TechStyle Fashion Group, con una linea sportiva creata da lei, Fabletics, a cui si dedicò completamente quando la lanciò, rinunciando a fare film. Nel 2018 ha creato una partnership con New York & Company come ambasciatrice della collezione Soho Jeans, valutata 200 milioni di dollari, e per creare la sua linea di moda.
Kate ebbe l’idea di coinvolgere sua madre Goldie, con la Goldie Hawn Foundation, e di fare una collezione mirata, di cui il 50% delle vendite andava al programma MindUP. Nel 2019 ha lanciato la King St. Vodka, una vodka della California, e un podcast, Sibling Revelry con suo fratello Oliver. E, poi, ci sono i suoi libri: Pretty Happy: Healthy Ways to Love Your Body, del 2016, e Pretty Fun: Creating and Celebrating a Lifetime of Tradition, del 2017.
L’intervista
Come descriverebbe la serie Running Point?
È una commedia con una dinamica familiare che è spesso comune anche nella vita vera. Isla, il mio personaggio, mi ricorda tantissimo me: anche io sono una figlia di mezzo e l’unica femmina. So molto bene cosa significhi dover alzare la voce per essere ascoltata e presa sul serio. Adoro i miei fratelli e passare tempo con loro, ma sono cresciuta sentendo che non appartenevo al loro mondo. E spesso mi sono sentita sola. So che molti uomini dicono che è fantastico avere una sorella, ma la verità è che ho dovuto crescere rumorosa e aggressiva per farmi notare. Mi aveva divertito fare la serie TV Glee, per cui ero aperta al genere, ma in questa nuova serie ho in mio primo ruolo principale e ci tengo molto.
Si è ispirata a Jeanie Buss per questo ruolo, Jeanie è anche produttore esecutivo e vi conoscete fin da quando lei era teenager..
L’ho conosciuta a 14 anni, perché tutta la famiglia è sempre stata appassionata di sport e andavamo alle partite della sua squadra di basket, i Los Angeles Lakers. Pur essendo anche produttore, si è affidata alla creatrice e co-sceneggiatrice Mindy Kaling e a me per il mio ruolo. Non si è mai intromessa e ci ha lasciato libere di elaborare al meglio il mio personaggio. Ho molto apprezzato la sua fiducia e penso sia il comportamento di un vero leader. Mi affascinava quando la vedevo alle partite, quanto potesse essere gentile personalmente, ma forte, decisa, determinata sul lavoro, molto attiva e sempre davvero impegnata. In comune abbiamo il fatto che tutte e due abbiamo scelto di seguire il business di famiglia.
Cosa le ha insegnato sua madre, l’attrice Goldie Hawn?
Nella mia famiglia è sempre stata una scelta quasi obbligata, dato che con due star di Hollywood che ci crescevano e lavoravano sempre molto, eravamo sottoposti a molti stimoli creativi. Così ho cominciato a recitare a undici anni come professionista. Mia madre è la persona a cui mi sono ispirata di più: libera e indipendente, sicura e selvaggia, divertente. Mi ha insegnato a non mollare mai. Mi ha detto che se volevo fare questo mestiere dovevo avere la “scorza dura”, essere in grado di accettare i rifiuti come i fallimenti.
Ha un ricordo particolare di lei, crescendo…
Tanti. Anzi, moltissimi e tutti interessanti e divertenti, perché lei è imprevedibile e sa essere folle a volte. Ma ricordo il primo e ultimo viaggio che decise di fare con me, Oliver e il mio fratellastro Boston (figlio di Kurt Russell, n.d.r.)… Wyatt ancora doveva nascere. Prese un piccolo bus e decise, con un’attitudine molto romantica, di avventurarsi nel deserto del Colorado con noi tre bambini scatenati. La cosa forse più brutta che accade fu quando Oliver, giocando con delle manette che avevamo trovato come il gioco più interessante in un negozio, rimase ammanettato e perdemmo le chiavi. Ci fu un attimo di panico totale. Se mia madre non impazzì in quel viaggio fu un miracolo, ma ancora ci ridiamo oggi. Tutto questo dimostra quanto lei fosse coraggiosa e non avesse mai paura di nulla.
Lei è diversa come madre da lei?
Io ho tre figli ora (l’attore Ryder Robinson, avuto dal suo ex marito, Chris Robinson, cantante dei Black Crowes, Bingham, avuto da Matt Bellamy, cantante e chitarrista dei Muse, e Rami, col suo attuale compagno, l’attore, musicista e produttore musicale Danny Fujikawa, n.d.r.), di 21, 11 e 4 anni. E, sono più apprensiva, è stato un dramma per me, quando mio figlio Ryder ha lasciato casa per andare al college. Sono molto diversa da mia madre che ci crebbe liberi e selvaggi in un ranch del Colorado nella natura, senza regole. Ricordo come mi aggiravo spesso tra il fango con la mia bicicletta. Io sono una madre molto strutturata e controllo tutto quello che fanno i miei figli. Ho imparato che l’adolescenza è un periodo molto importante. È difficile, ma se lo si supera bene insieme, poi si instaura un legame veramente forte. Penso per un genitore sia anche fondamentale ammettere quando si fa un errore o non si è seguita bene una situazione. I tuoi figli ti capiscono e ti rispettano di più.
Nel 2024 ha lanciato anche una carriera da cantante, prima con il singolo Talk About Love, con una canzone scritta insieme al suo fidanzato Danny Fujikawa e Linda Perry, e poi con l’album Glorious. È sempre stata affascinata dalla musica e dai musicisti. E, si dice che fin da quando eravate teenagers sia in amicizia con Adam Levin. Anche questo è il suo mondo quindi…
A vent’anni non avrei mai avuto il coraggio di fare questo, anche se la musica è sempre stata la mia passione. Per questo, forse, il ruolo della groupie Penny Lane in Quasi famosi mi ha dato tanto successo. (Vinse pure un Golden Globe, n.d.r.). Sembro molto forte, ma sono davvero sensibile e alla fine le critiche mi avrebbero devastata. Recitare è diverso, perché mi nascondo dentro un ruolo e divento un’altra, ma espormi con la mia musica, i miei pensieri ed emozioni, era allora troppo pericoloso. Ora sono matura e mi sento pronta. Spero che la gente ami la mia musica: sapere di aver potuto far emozionare qualcuno, mi darebbe tanta gioia. Ho scritto una canzone anche per mio figlio Ryder, il più grande amore della mia vita.
Tra famiglia e lavoro come fa a organizzarsi al meglio?
Da qualche tempo pratico la meditazione trascendentale: migliora la qualità della mia vita e mi aiuta a fare scelte ponderate e razionali, sia sul lavoro che nella vita privata. Sono di nuovo molto impegnata al cinema ora. Mi ha divertito aver partecipato al murder mystery Glass Onion: A Knives Out Mystery, qualche anno fa, e mi sono aperta a nuove sfide. Il mio prossimo film è Song Sung Blue diretto da Craig Brewer. È un dramma musicale biografico basato sull’omonimo documentario di Greg Kohs. Interpreto la cantante Claire Sardina e Hugh Jackman è Mike Sardina.
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