A Milano, durante l’evento organizzato da H-FARM Business School in collaborazione con Forbes, si è discusso di leadership, trasformazione aziendale e nuove competenze necessarie per affrontare un’epoca definita “esponenziale”.
L’evento è stata moderato da Fabio Tomassini, Direttore centro competenza Strategy e Leadership H-Farm. A introdurre i lavori è stato Alessandro Petrillo, CEO della Business School di H-FARM: “Siamo qui per farci conoscere e condividere un approccio formativo che parte dall’engagement e arriva all’impatto reale nelle aziende. La nostra sfida è passare dal sapere al saper fare”.
L’intervento di Petrillo si è focalizzato sulle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, sottolineando come la velocità del cambiamento stia rendendo sempre più breve il ciclo di vita delle competenze. “Oggi – ha detto – dobbiamo imparare a disimparare. Le competenze cambiano più velocemente di quanto riusciamo ad apprenderle”. Il cuore del progetto formativo di H-FARM Business School è quindi un mix tra conoscenze tecniche, visione strategica e una leadership capace di generare engagement. “Solo il 7% degli italiani – ha sottolineato Petrillo, citando un report Gallup – si sente attivamente coinvolto sul lavoro. È un dato allarmante”.
La riflessione si è poi spostata sul ruolo della leadership nel creare ambienti motivanti e inclusivi, e qui l’intervento di Simone Dominici, CEO di KIKO Milano, ha offerto un punto di vista concreto e attuale. “La nostra visione è diventare un brand iconico, non solo un marchio riconosciuto. Per farlo dobbiamo entrare nella conversazione culturale delle persone”, ha spiegato Dominici, raccontando la trasformazione dell’azienda da retailer a brand globale.
Dominici ha messo l’accento sull’importanza di una leadership serena, in grado di trasmettere fiducia e visione: “Importiamo stress ed esportiamo serenità. Questo è il ruolo dei leader. Un’azienda stressata a tutti i livelli non può funzionare”. In KIKO, dove l’età media è di 27,8 anni e il 97% del personale è composto da donne, il coinvolgimento passa anche attraverso strumenti digitali: “Abbiamo creato un’app interna dove comunichiamo con 8000 persone, condividiamo risultati, ascoltiamo opinioni. È una leadership che si apre e dialoga”.
La trasformazione digitale, il purpose aziendale e l’equilibrio tra cultura corporate e locali sono altri elementi centrali nella strategia di KIKO. “Per avere successo in Paesi come gli Stati Uniti o l’India – ha continuato Dominici – serve una cultura glocal. Il corporate deve fornire il framework, ma serve anche l’ascolto delle esigenze dei mercati locali”.
Sul tema dell’integrazione delle nuove generazioni, Dominici ha osservato: “Oggi i giovani entrano in azienda con strumenti e competenze che noi non avevamo. Ma vogliono soprattutto sentirsi parte di qualcosa che ha senso. Il purpose è il nuovo driver, più della carriera”. Un purpose chiaro, secondo il CEO di KIKO, permette di attrarre talenti e stimolare l’innovazione. “Abbiamo creato un team interno di content creator per parlare il linguaggio della Gen Z e anticipare i trend: un gloss passato da 70.000 a un milione di pezzi al mese grazie a un video virale lo dimostra”.
L’evento ha offerto uno spaccato concreto su come aziende e scuole di formazione possono collaborare per affrontare insieme le grandi sfide del presente. Conclude Petrillo: “L’intelligenza artificiale, la velocità del cambiamento, l’engagement sono sfide che non possiamo ignorare. E per affrontarle servono leader capaci di connettere tecnologia, umanità e visione”.
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