Centro Ikea tra gli uffici di Amsterdam
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I grandi centri commerciali si stanno rimpicciolendo (per rientrare nelle città)

Centro Ikea tra gli uffici di Amsterdam
Il business district di Amsterdam (GettyImages9

I millennial non vanno più ai centri commerciali, e così i centri commerciali proveranno ad andare dai millennial. Abbandonando le aree periferiche per raggiungere il cuore delle metropoli, a pochi passi dalle università e dalle vie più frequentate, per rendere le domeniche a fare shopping non più un incubo ma un’esperienza familiare. Proveranno, insomma, a rimpicciolirsi.

La notizia di qualche giorno fa è che Ikea sta pianificando l’apertura, in tutto il mondo, di 30 negozi di dimensioni più piccole rispetto ai suoi tradizionali grandi magazzini. Dalle informazioni disponibili al momento sembrerebbe che questi nuovi negozi saranno di circa 10 mila metri quadri ciascuno, invece dei 30 mila circa dei tipici negozi fuori città.

Secondo Neil Saunders, direttore di GlobalData Retail, intervistato dal Axios, “molte persone sono ancora disponibili a guidare fino ai grandi centri commerciali Ikea. Ma con sempre più opzioni disponibili online e con i miglioramenti nelle spedizioni, un numero crescente di persone è riluttante a percorrere lunghi tragitti”.

Ikea non è sola. Target sta seguendo la stessa strategia, inaugurando un paio di dozzine di mini-store a due passi dai campus universitari. Stessa storia per la catena Walmart, che sta lanciando negozi futuristici con casse automatiche grandi la metà di quelli tradizionali. Lo scopo è puntare agli studenti vivono nei dormitori ed escono a comprare del cibo economico e già pronto per essere consumato, del dentifricio, una baguette, della carta igienica; ma anche alle famiglie e alla classe media che cercano qualcosa di simile alla drogheria di quartiere, piuttosto che ai centri commerciali dove ci si esaurisce in sfiancanti gite del fine settimana.

“Non credo che sarà una rivoluzione”, dice Sanders, secondo il quale i negozi tradizionali suburbani resisteranno, ma saranno affiancati da punti vendita più piccoli, immersi nel tessuto urbano.

Il comodo acquisto via Internet cambierà ulteriormente il volto dei nostri quartieri. Secondo un report di Nielsen di settembre sull’e-commerce, le vendite globali online di beni di largo consumo stanno crescendo ad un ritmo quattro volte superiore a quello delle vendite “fisiche”. Soltanto per Ikea, inizialmente timida nel cimentarsi nel commercio online, le vendite via Internet sono aumentate del 45 per cento nei primi otto mesi del 2018 e hanno rappresentato quasi l’8 per cento del totale delle vendite, per un valore di poco superiore ai 3 miliardi di euro.

In questo cambio di strategia, Amazon rischia di trovarsi ancora una volta davanti a tutti. Da società accusata per quasi due decenni di non avere sufficienti asset fisici, il gigante del commercio online ha già costruito 18 librerie in tutti gli Stati Uniti e, dopo aver comprato la popolarissima catena di generi alimentari Whole Foods (frequentata soprattutto dal ceto medio istruito delle grandi metropoli) sta lanciando la propria linea di negozi, Amazon Go, dove si può comprare del cibo direttamente tramite app sul cellulare e poi andarlo a ritirare senza interagire con nessun. Per finire, con la nuova catena 4-Star, Amazon punta a vendere soltanto i prodotti che ricevono almeno recensioni a quattro stelle online, dagli elettrodomestici agli oggetti per la casa.

Le nuove abitudini dei clienti stanno insomma convincendo i grandi colossi della distribuzione a correre ai ripari, consapevoli che le nuove generazioni hanno meno voglia di affaticarsi nei grandi store e più bisogno di ambienti vicini a casa propria, al dettaglio. Di certo la moltiplicazione e il rimpicciolimento dei punti vendita non si tradurrà tanto facilmente in un aumento dell’occupazione, se i nuovi negozi finiranno con l’essere gestiti dai robot, come nel caso di Amazon.

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