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Cosa fa in Italia la Banca europea per gli investimenti

La sede della Banca europea per gli investimenti in Lussemburgo (eib.org)

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Per la Banca europea per gli investimenti (Bei) il confronto con l’economia reale è molto importante. E in questo senso, per proiettarsi al futuro, bisogna valorizzare le imprese meritevoli attraverso una ricerca mirata e una presenza capillare sul territorio italiano. Lo ha ribadito nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Milano Dario Scannapieco, vice presidente Bei e presidente Fondo europeo per gli investimenti (di cui Bei è il principale azionista), raccontando i traguardi e gli obiettivi futuri dell’istituto fondato nel 1958.

La banca svolge un ruolo rilevante non solo sotto il profilo finanziario, ma anche all’interno dell’economia reale: raccoglie capitali tramite l’emissione di obbligazioni ed eroga prestiti a condizioni favorevoli per progetti che sostengono obiettivi dell’UE (circa il 90% dei prestiti viene erogato all’interno dell’UE e il denaro non proviene dal bilancio dell’Unione).

Con tre obiettivi: accrescere le potenzialità dell’Europa in termini di occupazione e crescita, sostenere le iniziative volte a mitigare i cambiamenti climatici e promuovere le politiche comunitarie al di fuori dei suoi confini. In altre parole, solo i progetti più meritevoli passano al vaglio dell’istituto per la concessione di prestiti (che costituiscono circa il 90% dei suoi impegni finanziari complessivi), e in particolare quelli che si sono distinti nei campi dell’innovazione, delle infrastrutture e del cambiamento climatico. Senza dimenticare l’attività di advisory e assistenza tecnica per massimizzare il rendimento dei fondi.

Negli ultimi dieci anni, fino al 2018, i finanziamenti dell’istituto nel nostro Paese sono stati pari a 108 miliardi. Ma la cosa più interessante è che l’Italia rientra tra i primi due beneficiari della finanza Bei (negli ultimi cinque anni un euro su sei di finanziamenti è andato proprio al Belpaese). L’anno appena trascorso, inoltre, è stato particolarmente significativo per diversi aspetti: intanto per il target, focalizzato, tra gli altri, su PMI, digitale e capitale umano, e poi per la maggiore assunzione del rischio anche grazie al Piano Juncker.

(eib.org)

E sono tante le realtà in cui la Bei ha creduto negli ultimi anni. Come Acque Veronesi, che gestisce il servizio idrico integrato nei comuni italiani (ha ricevuto dal gruppo 30 milioni di euro), Marposs, leader nella fornitura di strumenti di precisione per la misura di particolari meccanici in ambiente di produzione, MotorK, fondata nel 201o e oggi una delle aziende più importanti nello scenario del digital automotive, e L’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (la più antica d’Italia) che ha ricevuto dalla Bei 230 milioni. E poi Roboze (3 i milioni da Bei) startup di cui Forbes ha già parlato a proposito dei nuovi progetti dei talenti Under 30, fondata dal giovane Alessio Lorusso. Un talento precoce (ha costruito la sua prima stampante 3D a 17 anni), cresciuto a pane e meccanica, che ha tradotto la passione per il saper fare nella produzione di stampanti tridimensionali professionali. “Con un brevetto in 158 Paesi, di cui siamo depositari e proprietari, puntiamo a una crescita del fatturato del 500% entro il 2019 e a raggiungere 60-80 dipendenti entro il prossimo anno”, ha detto Lorusso. E nel futuro, quali sono le nuove sfide della Bei? Innanzitutto indirizzare le risorse di investitori istituzionali verso PMI, innovazione e infrastrutture, ma anche migliorare la programmazione degli investimenti e sostenere il non-bank financing.

 

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