Articolo tratto dal numero di luglio 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
Identificare la blochchain con i bitcoin, la più famosa delle criptovalute, è un errore. Perché la catena dei blocchi oggi si presta a infinite applicazioni. Un esempio? In Sicilia viene utilizzata per registrare la storia di ogni lotto di arance rosse. Uno strumento efficace a tutela del consumatore contro eventuali truffe.
Blockchain, genesi di una tecnologia rivoluzionaria
Tutto però parte da Satoshi Nakamoto, genio informatico, padre della blockchain. In realtà nessuno è mai riuscito a individuarlo e a dargli un volto, e tanti ritengono che non sia mai esistito. La teoria più accreditata è che sia solo uno pseudonimo e neppure di una sola persona, ma di un gruppo di informatici che nel 2008 ha dato vita alla tecnologia che oggi conosciamo come “catena dei blocchi”, mettendola in funzione il 3 gennaio del 2009 con il lancio del bitcoin, la criptovaluta che ormai tutti conoscono.
Di fatto la blockchain nasce come fenomeno rivoluzionario, come tentativo di cambiare il mondo della finanza. Il 2008 è stato l’anno della crisi e del crollo della fiducia nelle banche e nelle altre istituzioni finanziarie. Non a caso, l’obiettivo iniziale di questa tecnologia era quello di dare vita a una moneta virtuale che desse modo alle persone di conservare e scambiare valore senza più bisogno di intermediari, operatori finanziari o altri garanti.
Cos’è e come funziona la Blockchain
La blockchain infatti consiste in un database fatto da una catena di “blocchi” chiusi: è un distributed ledger, un libro mastro distribuito, su migliaia di computer in giro per il mondo, in migliaia di copie identiche, in cui sono annotate delle informazioni. Ogni pochi secondi un nuovo libro viene scritto, con tutte le modifiche del caso, lasciando il precedente immodificabile per sempre. Se parliamo di bitcoin, il libro serve, ad esempio, per registrare le informazioni relative ai portafogli che contengono la criptovaluta e di volta in volta tiene traccia di tutte le transazioni.
Blockchain, non solo bitcoin
Oggi però la blockchain può essere utilizzata in infinite altre applicazioni, dove siano fondamentali uno di questi due aspetti: la certezza dei dati oppure la necessità di un intermediario (o di un garante). Si pensi al caso degli smart contract, software che danno esecuzione a un contratto, in automatico, al verificarsi di certi presupposti, senza che le parti coinvolte possano in nessun modo influenzarli. Questa è la tipica attività che fino adesso hanno svolto gli intermediari o i garanti, con tempi e costi molto significativi: le banche per i pagamenti, i notai o le borse per i passaggi di proprietà, gli albi per i professionisti, l’ufficio brevetti per le idee, i periti per i rimborsi, i casinò per le scommesse e così via. Tutte attività che, grazie alla tecnologia, ora potranno essere automatizzate. Come si vede, le applicazioni degli smart contract su blockchain sono infinite. Probabilmente cambieranno in toto il modo di fare business.
Anche in Italia sono già molte le aziende che hanno iniziato a cavalcare questo cambiamento. Si va dai giganti dell’informatica come Ibm Italia (con Pietro Lanza alla guida della divisione Blockchain, nonché general manager di Intesa spa, azienda del gruppo) e Microsoft Italia (con Fabio Moioli al timone della divisione Enterprise services) fino a piccole startup. In rappresentanza delle aziende che lavorano con la catena dei blocchi, sono già nate alcune associazioni. Tra queste, si è messa in evidenza Italia4Blockchain, guidata da Pietro Azzara, che conta già oltre 350 membri. Intanto dal 25 al 30 giugno si è svolta a Roma la BlockChain Week, il primo evento italiano di portata internazionale dedicato alla catena dei blocchi, coordinato da Gian Luca Comandini. Durante i lavori è stato assegnato il primo Forbes Blockchain Award.
Dieci aziende italiane che stanno utilizzando la blockchain con successo
Ania
In collaborazione con Ibm e Reply, ha sviluppato il progetto Sandbox, un campo di gioco protetto in cui sperimentare la procedura di risoluzione delle controversie tra assicurazione e assicurato in ambito blockchain. Gli assicurati hanno interesse a partecipare al progetto in quanto garantisce una risoluzione dei contenziosi molto più veloce.
Banca Mediolanum
Ha affidato alla blockchain di Ethereum il processo di certificazione dell’immodificabilità della dichiarazione non finanziaria (un documento che raccoglie ad esempio informazioni sulle politiche ambientali e sociali), con la pubblicazione dell’hash (la chiave criptata) del documento sul sito istituzionale della banca. Sta studiando altre possibili applicazioni per autenticare i documenti.
Barilla
In collaborazione con Ibm ha sviluppato un progetto pilota che sfrutta la blockchain per garantire la provenienza, la qualità dei prodotti e delle materie prime, dal campo alla tavola. La prima applicazione è per il basilico fresco italiano.
Carrefour Italia
È stata la prima azienda della grande distribuzione italiana a utilizzare la blockchain per la tracciabilità dei prodotti sui propri scaffali. Le informazioni sono disponibili anche tramite un’app su smartphone. Il progetto è iniziato con i polli nel 2018 ed è stato esteso agli agrumi nel 2019
Comune di Bari
In collaborazione con Sia, ha avviato un progetto basato su tecnologia blockchain che punta a digitalizzare il processo di gestione delle polizze fideiussorie, dematerializzando l’iter di rilascio di garanzie da parte di banche, intermediari finanziari, assicurazioni, certificandole in modo univoco e irrevocabile.
Consorzio Arance Rosse di Sicilia
Ha realizzato su blockchain uno strumento per sventare frodi alimentari e far riconoscere ai consumatori l’origine e la genuinità dell’agrume con una semplice scansione da smartphone del bollino Igp presente su ogni cassetta o retina di arance. È possibile verificare il campo di produzione, la data del raccolto, le modalità di conservazione e distribuzione.
Crea
Ente vigilato dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali e dedicato alla ricerca in ambito agroalimentare, ha adottato soluzioni blockchain di Microsoft per sviluppare un’applicazione per la tracciabilità del legno, dall’albero al consumatore. È stata simulata l’intera catena di approvvigionamento forestale, a partire dagli alberi piantati fino al prodotto finale, passando attraverso il processo di taglio dell’albero e la lavorazione in segheria.
itTaxi
Il più grande network di tassisti in Italia (quasi 15mila unità), insieme alla startup italiana Chainside, ha attivato un sistema che permette il pagamento delle corse in bitcoin; appena sarà terminato il montaggio sulle vetture dei pos di nuova generazione, o smart pos, diventerà una delle maggiori reti commerciali di criptovalute.
Poste Italiane
Ha già investito in Conio, il wallet italiano per l’acquisto e lo scambio di bitcoin, avviando poi lo sviluppo di altri progetti con Ibm e Hyperledger.
UniCredit
Partecipa alla piattaforma we.trade, insieme ad altre otto banche europee, per permettere l’utilizzo di criptovalute in seno alle tradizionali attività bancarie. Il 19 marzo scorso ha permesso al Gruppo Asa (produttore di imballaggi metallici) di concludere l’acquisto in criptovaluta di una partita di banda stagnata da un suo fornitore (Steelforce) a sua volta supportato da Kbc Bank in Belgio.
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