ritratto di Alessandro Perfumo
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Dipendenti felici con il tutor, la sfida di Eudaimon

Articolo tratto dal numero di settembre di Forbes. Abbonati

Prima di dedicarsi al welfare aziendale, Alberto Perfumo, fondatore e ad di Eudaimon, si occupava di organizzazione del lavoro ed efficientamento di sistemi e processi in azienda. Se dunque è approdato al mestiere, un po’ scienza un po’ pratica artigianale, di come incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso benefit e servizi, è perché convinto che possa rendere le imprese più performanti e competitive. Oltre che generare un clima di “armonia nella comunità” tra dipendenti. L’Eudaimonia, il termine con cui gli antichi Greci chiamavano la felicità e che ha dato il nome alla sua nuova avventura, non è individuale ma comunitaria. Pioniere nel suo ambito, Perfumo spiega così a Forbes Italia il valore del welfare aziendale: “Contribuisce a instaurare un circolo virtuoso che attiva l’attenzione di tutti verso la comune responsabilità dell’attività d’impresa”.

la sede di Eudaimon
Fornitore di servizi di welfare aziendale attivo da 17 anni, Eudaimon si rivolge a grandi imprese, pmi, associazioni datoriali e sindacati. Scelta da oltre 550 società in Italia e più di 600mila lavoratori, è partner di Confindustria e numerose Unioni Industriali nella realizzazione di progetti di welfare aziendale, interaziendale e territoriale. Eudaimon è anche partner tecnico del Network Iep – Imprese e persone per il welfare interaziendale, e socio fondatore di Aiwa-Associazione italiana welfare aziendale. Insieme al Censis pubblica da due anni un rapporto che fotografa lo stato del welfare aziendale in Italia. Con il Life@Work Index ha sviluppato una metodologia per misurare la performance e i ritorni di un programma di welfare aziendale.

Quali le fondamenta di un approccio moderno al welfare aziendale?

Engagement, perché in uno scenario di continue trasformazioni tecnologiche e innovazioni digitali, saper coinvolgere le persone è fondamentale; innovazione sociale, perché il welfare aziendale guarda a esigenze in continua evoluzione e offre risposte nuove a bisogni sempre nuovi; innovazione tecnologica, perché per offrire soluzioni personalizzate occorre saper analizzare dati e profilare la domanda attesa.

Com’è cambiato il settore in questi anni?

Quando abbiamo iniziato, fondando Eudaimon nel 2002, non c’erano competitor: il welfare aziendale era percepito come prodotto d’élite che pochi potevano permettersi. Oggi è una leva per la competitività, uno strumento indispensabile in grado di offrire servizi tailor made confezionati partendo direttamente dalle esigenze del cliente. E il primo servizio è capire qual è il bisogno.

Per esempio?

Se un familiare non è autosufficiente, mi domando: l’unica soluzione è la badante? Forse il comune di residenza offre altre opportunità di assistenza. Potrebbero esserci realtà del territorio che vendono servizi di cui non siamo a conoscenza. E ancora: come consigliare un figlio su quale percorso formativo intraprendere se il mercato del lavoro è completamente diverso da quando abbiamo iniziato noi?

ritratto di alessandro perfumo
Alberto Perfumo, ad di Eudaimon (Courtesy Eudaimon)

Fin qui può arrivare il welfare aziendale?

Sono esempi di moderne problematiche alle quali le famiglie da sole non sono più in grado di rispondere. È a questo livello che il welfare aziendale può mettere a disposizione professionisti e soluzioni per aiutare i dipendenti a orientarsi. Nel nostro caso ricorrendo anche a un tutor. Lo stesso vale per economia personale, previdenza, benessere fisico. Stiamo parlando di un’offerta veramente trasversale.

Tutto ciò sarà molto oneroso…

È vero il contrario: quando è il singolo a cercare un professionista il costo è più alto. Mentre chi offre servizi nell’ambito di una rete di fornitori e a un’utenza ampia, gode di efficienze di sistema che generano risparmio. Con la collaborazione di reti sociali quali, per esempio, sindacati e associazioni di categoria, anche le piccole aziende possono accedere a servizi di qualità a costi sostenibili.

Il dipendente cosa si aspetta?

Aiuto per risolvere la complessità dei bisogni in una società completamente mutata e che sono sempre più difficili da gestire soli. Tempo e competenza sono beni preziosi e rari che rendono indispensabile sapere a chi rivolgersi.

Per freelance e liberi professionisti, però, è ancora un miraggio?

Purtroppo è così. La normativa vigente non offre le stesse opportunità e le risorse sono limitate. L’unica via che lo Stato conosce per promuovere il welfare aziendale è lo sconto fiscale, rinunciando a entrate sicure. Per investire occorre collaborazione da parte di tutti e volontà politica di farlo. Sarebbe lungimirante visto che il numero di lavoratori non dipendenti è destinato a crescere nei prossimi anni.

Come misurare i benefici del welfare aziendale?

Il vantaggio economico in termini di risparmio fiscale è tangibile. Ma è un errore concepire il welfare aziendale come mero tool di ottimizzazione della retribuzione. Il welfare aziendale è un’opportunità per generare engagement. Eudaimon, che con il Life@Work Index ha sviluppato una metodologia per misurare performance e ritorni di un programma di welfare aziendale, ha stimato che i benefici per persone e aziende sono pari complessivamente a sette volte il risparmio generato.

Gli italiani sono pronti a un moderno sistema di welfare aziendale?

Gli ostacoli sono prevalentemente di carattere culturale. Concepire il welfare aziendale come mero strumento di risparmio fiscale è un esempio. Poi c’è chi crede che il welfare privato sia un alibi perché lo Stato abdichi di fronte alle sue responsabilità, ma sono sacche di resistenza minoritarie. Un paese moderno non può prescindere dalle sinergie pubblico-privato, pena il moltiplicarsi di spazi di non copertura.

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