dal numero di febbraio di Forbes Italia
di Camilla Conti
Il 31 ottobre del 2015 il popolo di Expo degli habituè affezionati e dei ritardatari dell’ultimo momento, si è ritrovato col naso all’insù a vedere l’ultimo spettacolo dell’Albero della Vita, simbolo dell’Esposizione Universale di Milano. Grazie a Expo 2015, l’immagine del paese ne è uscita vincente sul piano internazionale, e al riguardo i numeri del bilancio finale sono stati inappellabili: in 184 giorni di attività, 21,5 milioni di visitatori di cui 7 milioni stranieri provenienti da 140 paesi, 60 capi di stato e di governo, 300 visite istituzionali.
Ora l’Italia passa il testimone agli Emirati Arabi Uniti per l’Expo 2020 di Dubai, la prima in un paese arabo, a cinquant’anni dalla fondazione del paese mediorientale. Una sfida importante e una grande responsabilità per Dubai, ma anche una preziosa occasione per l’Italia di consolidare il successo di cinque anni fa, rilanciando l’immagine del nostro paese e affermandone ancora una volta la dimensione internazionale.
Expo 2020 Dubai si terrà dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021 e sarà il fulcro delle celebrazioni per il 50esimo compleanno dello stato che si affaccia sul Golfo Persico, la cui indipendenza dal Regno Unito venne sancita il 2 dicembre 1971. Il filo conduttore: è Connecting Minds, Creating the Future, connettere le menti, creare il futuro. Durante i sei mesi della manifestazione l’Expo emiratina accoglierà 192 paesi partecipanti con una stima di 25 milioni di visitatori, il 70% dei quali proveniente dall’estero. La manifestazione ruoterà attorno a tre temi chiave: l’opportunità, ovvero liberare il potenziale dei singoli e delle comunità per creare un futuro migliore; la mobilità, ossia sistemi innovativi di logistica, trasporto e comunicazione di persone, beni e idee; e la sostenibilità.
Se Milano nel 2015 ha posto la questione della sicurezza alimentare come fattore di crescita e sviluppo, Dubai porrà il tema della sostenibilità che richiede connessioni e connettività per progettare un futuro nel quale siano saldamente integrate le soluzioni legate alla salute con quelle per l’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici con lo sfruttamento delle risorse naturali, la crescita delle nuove competenze digitali per sviluppo sociale ed economico.
A Dubai il modello cambia. Passa dalla logica espositiva delle identità nazionali a una logica di relazioni. Diventa una sorta di piattaforma dove tutti i paesi porteranno la propria capacità di connettersi agli altri. Rispetto a Milano 2015, questa sarà una Expo più internazionale con uno spostamento anagrafico: la maggior parte dei visitatori avrà meno di 40 anni. Ma alla Milano del 2015 sarà dedicata la prima settimana del Padiglione Italia a Dubai alla quale è stato invitato anche il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala.
L’immenso cantiere di Expo Dubai 2020 è in piena attività intorno alla struttura già ben visibile della Al Wasl (che in arabo significa “connessione”) Plaza, la gigantesca cupola che sarà il vero cuore dell’esposizione. È in questo scenario che il Padiglione dell’Italia è già destinato a lasciare il segno. La struttura si estende su una superficie totale di 3.500 metri quadri, si eleva a quasi 27 metri di altezza e, secondo le stime del progetto, verrà visitata in media da oltre 28mila persone al giorno, per un totale di oltre 5 milioni di presenze nell’arco dei sei mesi dell’evento. Il tema che ispira la presenza italiana a Dubai è “La Bellezza unisce le Persone”. Perché “la bellezza in Italia, da sempre, e soprattutto oggi, è generata dalla creatività che si afferma sempre più come competenza multidisciplinare integrata in tutte le filiere, dall’economia dello spazio ai processi di consumer empowerment, in atto nella transizione energetica come nella medicina personalizzata e nell’agricoltura di precisione, dal design alla moda all’enogastronomia sempre più ispirati alla sostenibilità”, ha spiegato Paolo Glisenti, commissario dell’Italia per l’Expo 2020. Un linguaggio fatto di esperienze, voci e volti dell’Italia che servirà per dialogare e connettersi con le generazioni del futuro.
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