Sabato 5 maggio ha avuto luogo l’assemblea annuale degli azionisti della Berkshire Hathaway, la holding statunitense, tra le più grandi al mondo, presieduta da Warren Buffett. In questa occasione l’oracolo di Omaha ha avuto modo di raccontare il suo primo investimento: era il 1942, lui aveva appena 11 anni e stava leggendo una copia del New York Times, l’esito della Seconda guerra mondiale era incerto. Fu allora che il leggendario investitore fece la sua prima “puntata” in assoluto, comprando alcune azioni di una società che si chiamava Cities Service. In seguito le azioni crollarono circa di un terzo del loro valore prima di rimbalzare e Buffett vendette così le sue azioni guadagnando un piccolo profitto.
La parabola, ovviamente, riflette uno dei cardini di Buffett nell’investire: il valore del tempo negli investimenti (e la forza della capitalizzazione composta). Se avesse investito quegli stessi 114 dollari nell’S&P500 nel 1942 e poi non avesse fatto nulla, la sua partecipazione gli avrebbe reso, grazie al reinvestimento dei dividendi, 400mila dollari. Quindi se uno avesse investito 10.000 dollari nell’S&P, ha detto Buffett al pubblico, avrebbe guadagnato 51 milioni di dollari.
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“Fondamentalmente devi prendere una decisione di investimento per la tua vita”, ha detto Buffett. La via più ovvia alla prosperità è mettere pazientemente i propri risparmi nella fiorente economia americana. “Abbiamo operato in questo Paese con il vento in poppa”, ha detto Buffett. “Non puoi fallire”, a meno che non acquisti le azioni sbagliate o ti lasci sedurre da alcuni prodotti con alte commissioni venduti a Wall Street.
Buffett e Charlie Munger, vicepresidente della Berkshire, si considerano dei maestri. Anno dopo anno, danno sempre lo stesso consiglio di base. Forse non c’è mai stato momento migliore per prestar loro attenzione: il mercato si trova vicino a livelli da record, arriva da quasi un decennio di ripresa costante, la disoccupazione è al di sotto del 4% e la Federal Reserve sta rialzando i tassi. Ma nonostante le prove inoppugnabili di Buffett sul valore delle azioni nel lungo termine, i giovani investitori vengono attratti da nuove idee come le criptovalute. Tanto che una domanda sulla bontà degli investimenti in valute digitali è stata posta anche durante l’assemblea della Berkshire. Ed ecco la risposta di Buffett e Munger: “(Sono) beni non produttivi, essenzialmente non generano altro che cosiddetta scarsità. Che cosa producono? Ogni volta che acquisti beni non produttivi, stai scommettendo su qualcuno che in seguito acquisterà un bene non produttivo. Potrebbe finire male… le criptovalute faranno una brutta fine”.
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