Innovation

Chi sono i maghi del grip che con i loro algoritmi migliorano le prestazioni di Ferrari e Ducati

Flavio Farroni, ceo e co-fondatore di Megaride
Flavio Farroni, ceo e co-fondatore di Megaride. (Courtey MegaRide)

Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.

Lo sfizio è quando ai partner stranieri facciamo dire MegaRide (testuale e con l’accento sulla a, ndr) invece di MegaRide (pronunciato Megaraid…, ndr)”. Flavio Farroni, 35 anni, si diverte ancora con il nome dato alla sua startup e amato prima ancora che l’impresa nascesse: l’ha sempre avuto in testa, e sapeva che prima o poi lo avrebbe utilizzato, visto che è quello della minuscola isola dove a Napoli c’è Castel dell’Ovo.

Il locale diventa globale, grazie alla tecnologia. E dal triste approdo del corpo di Partenope, la sirena che secondo la mitologia si lasciò morire perché rifiutata da Ulisse, hanno preso forma gli algoritmi che migliorano in pista le prestazioni di Ferrari e Ducati. È quel che fa MegaRide, giri ancora più veloci, che ha vinto l’Italian Master Startup Award 2020, considerato l’Oscar dell’innovazione che nasce dalla ricerca universitaria. “E pensare che non sono mai stato un appassionato di gare automobilistiche”, sorride Farroni, ceo e co-fondatore della società costituita nel giugno 2016 e subito entrata nel grande circo del motorsport.

Tutto comincia nelle aule dell’università napoletana Federico II, dove Flavio si laurea, ingegneria meccanica, e fa il dottorato. Il suo campo è la dinamica dei veicoli. L’occasione arriva con una proposta di ricerca in collaborazione con la Ferrari, un viaggio a Maranello per un progetto selezionato e lo sviluppo di tecnologie per i veicoli ad alte prestazioni. “Il nostro gruppo di ricerca lavorava sulla dinamica del veicolo, sui sistemi per ottimizzare le prestazioni e per questo obiettivo l’elemento cruciale sono gli pneumatici. È li che si scarica a terra la potenza dei motori. Presto ci rendiamo conto che quel che stiamo facendo interessa al mercato, cominciano a chiederci licenze d’uso. Ce n’è abbastanza per fare una startup”.

È quel che in gergo si chiama trasferimento tecnologico: dalla ricerca accademica al business. E di solito si concretizza sotto forma di spin-off. Quel nome che Flavio ha in testa da tempo trova finalmente un oggetto: nasce MegaRide, società di cui i soci sono tutti docenti o ricercatori alla Federico II (oltre a Farroni, Francesco Timpone, il presidente, e Aleksandr Sakhnevych, il chief technology officer). Continua la ricerca, mentre prende forma l’impresa nell’incubatore Campania News Steel, partecipato dall’università.

Startup MegaRide
La startup MegaRide riesce a prevedere l’usura e la temperatura delle gomme per migliorare la dinamica dei veicoli da corsa. Tra i suoi clienti anche Audi. (Courtesy MegaRide)

Li chiamano i ‘maghi del grip’, parola che chiunque abbia visto una telecronaca di Formula1 dovrebbe conoscere: l’aderenza degli pneumatici al suolo. MegaRide è di fatto una software house che sviluppa algoritmi per simulare che cosa accade quando una monoposto o una moto sono lanciate in pista alla massima velocità. Riesce a prevedere la temperatura delle gomme, anzi del cuore del battistrada dove si determina il grip, ma anche l’usura; migliora il feeling dei piloti nelle simulazioni di guida, permettendo di sentire cordoli, avvallamenti e asperità della strada.

“Abbiamo cominciato a fatturare sin dal primo giorno, perché avevamo clienti che bussavano alle porte e la garanzia della ricerca universitaria”, ricorda con soddisfazione Farroni. MegaRide ha già fatto il suo primo milione e sta ora sviluppando nuove linee di business senza aver dovuto finora cedere un’azione a investitori o aver avuto bisogno di credito. Tra i clienti ci sono già Ferrari, Ducati, Pirelli, Audi, Maserati. “Lavoriamo dall’inizio con il motorsport: facciamo capire al team come migliorare le prestazioni delle gomme ma anche come costruire il veicolo. Non dimentichiamo che l’aereodinamica nasce per sfruttare meglio il lavoro dei pneumatici”, spiega Farroni. “Poi abbiamo cominciato a lavorare con aziende che producono auto e pneumatici perché le aiutiamo a sviluppare quello adatto a ogni vettura, risparmiando tempo e soldi. Facciamo anche simulatori di guida in grado di prevedere il comportamento dei pneumatici in ogni condizione”.

(Courtey MegaRide)

Neanche durante il lockdown MegaRide si è fermata. “Abbiamo assunto quattro persone e adesso siamo una ventina, se consideriamo anche il gruppo di ricerca che è fondamentale per il nostro lavoro”. È destinato a restare un lavoro solo per i veicoli da competizione? “No”, risponde deciso Farroni. “Adesso il motorsport rappresenta il 60% del fatturato perché è il mercato più maturo e ricettivo. Ma nei prossimi anni andremo verso l’industria automobilistica. La potenza di calcolo a bordo dei veicoli di serie è destinata a crescere e potrà far girare i nostri software”. Gli algoritmi di MotorRide potrebbero quindi salire presto a bordo e diventare dotazione di serie delle auto connesse di nuova generazione e, in futuro, di quelle a guida autonoma. In questo caso l’obiettivo è aumentare la sicurezza tenendo sotto controllo le ruote, l’interazione con l’asfalto, le condizioni di guida. “Lo stiamo già facendo con Maserati che utilizza nel suo Automotive Lab le nostre tecnologie, ma siamo ancora nella fase di progettazione dei modelli”.

Come si fa a conciliare ricerca e business? Impegno accademico e attività imprenditoriale? “In questa fase di stress trovo grande ristoro nello sport: tennis e corsa soprattutto. Per me non esistono giorni festivi ormai, ma quando arriva l’ora in cui è prenotato il campo, stacco”, racconta Farroni, da un anno marito di Gaia che “ha sposato me e la mia visione. Lei è architetto e mi aiuta a gestire la mia rigidità da ingegnere”. E poi c’è la musica: “Suono la chitarra acustica ma colleziono le elettriche. Ho due Fender e una Gibson. Mi manca ancora una Les Paul, ma quella me la voglio regalare al prossimo milione di MegaRide”. Torniamo così al business…forse la musica non basta a staccare davvero. Così da un anno a questa parte Farroni si dedica alla meditazione. “Lo trovo un momento prezioso di relax mentale, direi fondamentale per chi deve prendere decisioni complesse in tempi ristretti”. E forse lo è ancora di più quando riesce a farlo davanti alla spiaggia della sua Partenope.

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