Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.
Di Valentina Magri
Il coronavirus ha accelerato la digitalizzazione in tutti i settori. Anche in quello dei pagamenti, anche in un Paese come l’Italia tradizionalmente affezionato al contante: l’italiano medio a fine 2018 ha effettuato solo 52,6 acquisti con una modalità che non fosse il contante, pari a meno della metà della media dell’area euro, di 117,2, secondo i dati della Bce. Ma il coronavirus ha cambiato le carte in tavola. Una recente ricerca commissionata dalla fintech olandese Adyen al Centre for Economics and Business Research (Cebr) ha infatti rilevato che, anche se il 50% degli italiani preferisce fare acquisti in un negozio fisico, il 37% ha dichiarato di aver effettuato più acquisti online rispetto al periodo precedente alla pandemia e il 37% di questi ha affermato che con ogni probabilità continuerà a scegliere i canali online anche dopo la pandemia.
Nel post lockdown le modalità di fare shopping sono cambiate: il cash non è più king e sono aumentati i pagamenti con carta/contactless e i portafogli elettronici, scelti dal 46% degli italiani che preferiva usare i contanti prima del coronavirus. In questo contesto, il commercio omnicanale e la gestione dei pagamenti tramite un’unica piattaforma sono passate dall’essere un nice-to-have a un must have. Lo confermano i dati, con il 50% dei retailer che adottano il commercio unificato che hanno constatato che le transazioni sono rimaste costanti durante la pandemia.
“Favorite dalle nuove tecnologie che facilitano gli utilizzi multicanale (cellulare, wallet, casse self-service…) e, di conseguenza, influenzano i comportamenti e le aspettative dei consumatori, le esperienze di acquisto unificate rappresentano il Graal per tutti i merchant”, sottolinea Philippe de Passorio, country manager per l’Italia di Adyen, azienda olandese leader internazionale nel settore dei pagamenti. “Le soluzioni offerte da noi e la centralizzazione di tutti i pagamenti in una sola piattaforma unificata rendono possibile la realtà omnichannel. Grazie al commercio unificato, aumenta la fidelizzazione al marchio perché permette ai clienti finali di acquistare prodotti online che non sono disponibili in negozio, o di ottenere un rimborso in negozio per un acquisto effettuato online. Inoltre, si ha la possibilità di valorizzare al meglio i dati delle transazioni e capire, ad esempio, quanto spendono i clienti su ogni canale, quanti sono passati all’online, quanti scelgono nuove modalità di shopping. La gestione centralizzata dei pagamenti come proposto da Adyen rappresenta un passo importante nell’implementazione di questi sistemi”.
L’azienda è stata fondata nel 2006 dagli imprenditori olandesi Pieter van der Does e Arnout Schuijff. Adyen è una parola di origine surinamese che significa “ricominciare da capo” e che incarna l’ambizione e la missione dei fondatori dell’azienda: reinventare l’intera catena dei pagamenti. I due fondatori infatti l’hanno progettata con un duplice obiettivo. Da un lato, creare una soluzione globale che accettasse tutti i pagamenti, indipendentemente dalla tipologia e dal canale di vendita. Dall’altro, tenere sotto controllo il processo di pagamento e la value chain dall’inizio alla fine. Fin dall’inizio, la soluzione di Adyen è stata progettata per i mercati internazionali. Poiché ogni cultura ha le proprie abitudini di pagamento, ha costruito la sua soluzione con questo concetto di adattabilità. Per questo motivo l’azienda è collegata a più di 250 metodi di pagamento e a più di 150 valute. Una volta messa a punto la tecnologia esclusiva, la crescita della società ha rapidamente accelerato. Il suo primo cliente internazionale è stato Groupon, nel 2009. In seguito, si sono aggiunti altri colossi internazionali, tra cui Spotify, Uber, eBay, Booking, L’Oréal. Una tappa molto importante dello sviluppo è stata la quotazione alla Borsa di Amsterdam nel 2018, con una valutazione di 40 miliardi di euro.
Oggi è la prima piattaforma di pagamento unificata con 23 uffici, oltre 1.200 dipendenti e circa cinquemila clienti in giro per il mondo. Ha avuto una crescita costantemente superiore al 10% dal 2007. Ha chiuso il 2019 con ricavi per 497 milioni, un mol di 279 milioni (in crescita del 54% rispetto al 2018) e transazioni elaborate per 240 miliardi (+51% dal 2018). Nella prima metà di quest’anno, i conti non sono stati intaccati dal coronavirus: i ricavi sono stati pari a 279,9 milioni (+27% anno su anno) e l’ebitda ha toccato i 140,9 milioni. “Dato che con la nostra piattaforma integrata seguiamo i pagamenti online, in negozio e via mobile, si sono compensate le perdite di un segmento con l’altro”, spiega de Passorio.
Adyen ha iniziato a muovere i primi passi nel nostro Paese cinque anni fa e dopo aver sperimentato una crescita del business, ha aperto un ufficio nel nuovo distretto di Porta Nuova, a Milano nell’agosto 2018. “Abbiamo aperto l’ufficio in due, con l’aiuto della casa madre olandese. Oggi siamo in 12. Abbiamo assunto italiani perché la prossimità ai merchant è fondamentale per il business, sia in termini di operatività che di approccio culturale”, racconta de Passorio. Tra i suoi 130 clienti in Italia, Adyen annovera Boggi, Benetton, Furla, Etro, Cortilia, Eataly, Natuzzi e Brunello Cucinelli. Proprio Brunello Cucinelli sta utilizzando lo unified commerce di Adyen per offrire una migliore customer experience, contando su una visione unica del cliente e offrendo metodi di pagamento online e offline ultrapersonalizzati e coerenti. In questo modo, la celebre maison è oggi in grado di mantenere lo stesso universo di marca indipendentemente dal canale di acquisto e mezzo di pagamento.
I prossimi obiettivi della fintech? “Vorremmo ampliare il numero di merchant nostri clienti ed espanderci in nuovi settori. I grandi brand del made in Italy sono in prima linea nella trasformazione digitale e noi vogliamo accompagnarli nel loro percorso di innovazione”.
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