Articolo tratto dal numero di dicembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.
Ci sono due grandi temi che in questo momento stanno sfrecciando sulle strade: la sicurezza e la sostenibilità. Due temi che Volvo ha fatto propri da tempo. Sulla sicurezza la casa svedese è stata pionieristica: già nel 1959 introdusse le cinture di sicurezza nello scetticismo generale. Da allora a oggi sono cambiate tante cose che hanno dimostrato la lungimiranza di quella scelta. È cambiato proprio l’approccio culturale all’auto e alla mobilità. Michele Crisci, presidente di Volvo Italia, lavora per la casa automobilistica svedese da 20 anni ed è stato uno dei principali protagonisti che hanno contribuito a sviluppare questo percorso. Forbes lo ha intervistato.
Venti anni in Volvo. Una vita…
Un bel po’ di tempo. Speso bene, però devo dire. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare nell’ufficio fidi della Banca Popolare di Verona. Poi mi capitò di fare l’analisi di bilancio dell’allora Volkswagen Group. Il mio capo ufficio mi consigliò di mandare il curriculum ad Autogerma, importatore italiano del gruppo VW, e così feci…
Dalla banca a un importatore di auto. Un passo coraggioso.
Un giusto salto quando si inizia a fare carriera. Così ho iniziato a fare qualche passettino avanti e sono diventato direttore vendite di Seat per l’Italia, e successivamente per il marchio Audi. Poi nel 2001 c’è stata la chiamata in Volvo. Ho sempre avuto una predilezione per Volvo, da ragazzo quando vedevo queste grandi station wagon. Quindi ho accettato di buon grado, sono venuto qui prima come direttore vendite e poi nel 2006 come amministratore delegato e presidente (oggi è managing director e presidente di Volvo Car Italia, ndr) e dal 2006 ho assunto anche altri incarichi in Grecia. Però fondamentalmente sono sempre stato a fare il presidente in Italia.
Un lavoro impegnativo. Lascia un po’ di tempo libero?
Amo la musica. Mi piace tantissimo suonare. Mia madre è stata una cantante lirica e quindi ho sempre avuto la musica in casa fin da ragazzo. Mi piace, mi diverto e suono con amici facendo finta di fare la rockstar in giro per concerti. Poi, siccome bisogna anche mantenersi in forma, mi piace molto giocare a tennis.
Bene, la ricreazione è finita. Parliamo di cosa è cambiato nella cultura della sicurezza stradale.
C’è voluto moltissimo tempo perché cambiasse la percezione e la presa di coscienza da parte del pubblico sulla sicurezza. Io ricordo che negli anni ’80 per quanto le cinture di sicurezza fossero diventate uno standard, tutti i valori di Volvo legati alla sicurezza erano vissuti con un certo fastidio dal pubblico.
E oggi?
Oggi si parla di connettività e guida autonoma; la sensibilità del pubblico su questi temi è aumentata tantissimo. Siamo riconosciuti nel mondo per questo e in questi anni anche a livello commerciale Volvo è cresciuta tantissimo. Oggi tutte le altre aziende stanno utilizzando il concetto di sicurezza come veicolo di comunicazione perché il pubblico vuole uno standard di sicurezza altissimo rispetto a quello che era richiesto in passato.
Il sistema auto, sempre in termini di sicurezza, quanto può interagire con i sistemi intelligenti di gestione della città?
La connessione tra auto e città è ancora molto limitata anche perché, e devo dirlo senza nessuna polemica ma come semplice constatazione, la gestione delle infrastrutture in termini di cartellonistica, cantieristica, linee sulla strada che richiedono una manutenzione anche informativa dovrebbe essere maggiormente curata da chi se ne dovrebbe occupare. I cartelli che segnano una certa velocità stradale, a volte sono sbagliati e non sono in connessione con quello che indica il gps quindi può capitare che la macchina rilevi un limite di velocità stradale diverso da quello indicato in un cartello: la macchina legge il cartello e non sa più cosa dirti.
Allora cosa si dovrebbe fare?
Devono esserci delle infrastrutture adeguate che permettano alle macchine di comunicare tra loro fino a un domani non troppo lontano in cui alcuni sistemi di traffico potranno essere gestiti dall’esterno.
Sul tema ‘salviamo il Pianeta’ Volvo è molto impegnata. State introducendo delle varianti alle batterie su auto tradizionali per ampliare la gamma?
Stiamo lavorando sul prodotto e in questo caso la batteria è fondamentale e sarà il propellente del futuro. Vorremmo che possano garantire una migliore performance e abbiano meno decadimento dal punto di vista della percorrenza e dell’efficienza, quindi in altre parole una garanzia che siano più stabili e durature nel corso degli anni.
C’è sempre però il problema dello smaltimento…
Stiamo infatti lavorando per fare in modo che tutti i materiali che utilizziamo all’interno delle batterie come il litio, il cobalto, siano poi facilmente riciclabili e riutilizzabili per non creare altri problemi di ipersfruttamento dei giacimenti.
Sul tema dell’elettrico però non siete un po’ preoccupati della situazione italiana, considerando che le infrastrutture sono davvero indietro?
Sì, siamo preoccupati perché l’Italia è davvero molto indietro, forse un po’ più avanti rispetto alla Grecia, ma assolutamente indietro rispetto alla Germania o alla Francia. Ma non sulle wall-box, cioè sulle colonnine da 7 o 11 kw che ci sono nei comuni, in piazza o nei supermercati. Stiamo invece pagando dazio rispetto agli altri Paesi sulle colonnine fast charge che devono essere nelle autostrade, nelle super strade, negli autogrill, ovunque, perché queste condurranno alle auto elettriche. Si tratta di colonnine da 150-350 kw che costano da 100mila a 150mila euro tra infrastrutture, installazione e potenza di energia (cablaggio, storage, ecc..), ma necessarie considerando che vogliamo ricaricare le auto in 20 minuti.
Per quanto riguarda i nuovi modelli state lavorando su una cross-over e su un suv?
Avevamo annunciato un paio di anni fa che avremmo lavorato sulle motorizzazioni plug-in ibride e poi dopo che saremmo entrati piano piano nelle full electric: oggi abbiamo tutta la gamma che, oltre alla motorizzazione tradizionale, affianca i nostri ibridi ricaricabili. La nostra auto più venduta è la XC40 e proprio su questo modello introdurremo la prima full electric. Inoltre, in concomitanza con quest’ultima annunceremo un’altra full electric sempre di dimensioni contenute che le farà compagnia. L’idea è di partire con due vetture e poi con una full electric nuova ogni anno fino al 2025.
La pandemia ha colpito tanti settori e l’auto è stato uno di quelli più penalizzati. Però voi non avete ridotto le stime sul 2020.
Veniamo da sei anni consecutivi di record di vendite mondiali, europee e anche italiane, dal 2014 a oggi. E abbiamo raggiunto risultati importanti anche dal punto di vista economico, abbiamo anche soddisfatto i limiti imposti a livello europeo di Co2 quest’anno e ne siamo estremamente contenti. Anche per questo il pubblico è molto più attratto da Volvo rispetto a qualche anno fa e questo naturalmente ci sta portando dei benefici nonostante un periodo difficile come quello del lockdown.
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