Xiaomi negli ultimi mesi è riuscita a catalizzare l’attenzione dei media di tutto il mondo. I motivi di questo successo mediatico sono molteplici. Fondata nel 2010 da Lei Jun, Xiaomi è una delle tante compagnie tecnologiche provenienti dalla Cina che ha basato il suo successo sulla vendita (quasi) a costo di produzione dei suoi prodotti. La specialità della casa sono gli smartphone che, a fronte di caratteristiche tecniche di fascia alta, sono messi in commercio a prezzi concorrenziali. A differenza di tante compagnie tecnologiche cinesi, Xiaomi ha però costruito le sue fondamenta su tre elementi precisi: un evidente culto di Apple – mai nascosto dal ceo Lei Jun – qualità costruttiva offerta al “giusto” prezzo e possibilità di personalizzazione. Infatti gli smarpthone Xiaomi, basati sul sistema operativo Android, possono vantare un sistema operativo, la MIUI, realizzato da un team molto attivo di sviluppatori che rilasciano aggiornamenti settimanali.
La crescita della compagnia cinese è stata repentina ed è avvenuta grazie a un business model accattivante ma difficilmente replicabile fuori dalla Cina: in patria gli smartphone vengono venduti a un prezzo di costo, ma al loro interno hanno installato uno store proprietario dove l’azienda monetizza mediante la vendita di applicazioni. Un’altra caratteristica peculiare di Xiaomi è il sistema di vendita flash: vendite online aperte in un determinato giorno e solo per pochi minuti dove gli smartphone vanno sempre sold-out.
I numeri della società sono cresciuti trimestre dopo trimestre, tanto che la società ha poi deciso di varcare i confini della Cina andando a conquistare un altro paese con un tasso di crescita vertiginoso del mercato dei cellulari: l’India. Nell’espansione di Xiaomi, guidata dall’ex Google Hugo Barra, la compagnia ha sperimentato una strategia commerciale diversa, con l’apertura di negozi fisici, i Mi Home Store. All’intero di questi store, Xiaomi propone non soltanto smartphone – che negli anni sono cresciuti sia in qualità che in quantità – ma anche tanti altri prodotti, dalla lampada alla bilancia smart, passando per spazzolini elettrici, zaini, powerbank, tv, persino un monopattino a batteria.
Xiaomi ha obiettivi ambiziosi: vuole vendere 100 milioni di smartphone nel 2018 (con un fatturato, solo in Cina, di 10 miliardi di dollari). L’azienda vorrebbe inoltre quotarsi a Hong Kong sulla base di una valutazione di 50 miliardi di dollari, diventando quindi la quinta maggiore Ipo per dimensioni degli ultimi cinque anni. Xiaomi è riuscita a creare un ecosistema di prodotti, e parallelamente ha ampliato la rete dei suoi Mi Store proprietari fino ad arrivare in uno dei mercati più complicati al mondo, dove il giro di affari di smartphone “liberi” – ossia non legati a operatori – è tra i più grandi d’Europa: l’Italia. Qui ha aperto, tra gli altri, un Mi Home Store a “Il Centro” di Arese, il grande centro commerciale alle porte di Milano.
Il negozio ricorda da vicino un’Apple Store. Dal layout dei tavoli, alla scelta dell’illuminazione fino ai commessi che ti accolgono all’interno del negozio, il riferimento è palese. Ma se la forma è quella della mela, i contenuti sono diversi. Durante la presentazione alla stampa italiana il management ha definito il nuovo modello di business di Xiaomi: hardware, servizi internet e new retail. Così come inizialmente è avvenuto con lo store proprietario, Xiaomi ha come obiettivo quello di ricavare una buona fetta del suo fatturato dai servizi internet: Cloud, giochi, sistema operativo Miui e Finanza.
Proprio dalla finanza arrivano le maggiori novità, poiché Xiaomi – mediante una partecipazione in una banca privata cinese – proporrà servizi finanziari dedicati ai produttori asiatici che realizzano componenti o prodotti per suo conto. Per quanto concerne gli smartphone, Xiaomi consolida la volontà di puntare sulla qualità dei materiali, sull’hardware di livello, oltre che come detto sui prezzi. Lo smartphone per Xiaomi rimarrà un vettore per proporre i servizi internet, anche se in Italia per il momento l’azienda cinese punta quasi esclusivamente sull’hardware. E quasi certamente la scommessa italiana sarà centrale nei piani di conquista cinesi: visto da questo store affollato alle porte di Milano, tutto sembra fattibile.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .