Si è tolta qualche centimetro per essere più corta della sorella Q7, ma resta comunque imponente con i suoi 499 centimetri di lunghezza che si abbinano ai duecento di larghezza e ai 171 di altezza. La nuova Audi Q8, insomma, è il classico macchinone, vestito in ossequio alla moda imperante da suv, e gioca a farsi notare perché chi ha speso una cifra a cavallo degli 80mila euro non lo ha fatto certo per passare inosservato. E allora se te la vedi arrivare nello specchio retrovisore noti l’imponente calandra, il grande spoiler anteriore e le prese d’aria taglia extralarge che ti gridano all’unisono di farti da parte, mentre vista di profilo la tedescona ti fa capire come potrebbe essere la tua misera auto dopo una lunga cura a base di anabolizzanti.
“Sono linee che evocano il dinamismo della trazione integrale permanente”, dicono le cartelle stampa della casa dei quattro anelli, nobilitando in modo credibile quella che andrebbe chiamata per ciò che è, ovvero la più pura ostentazione del lusso a quattro ruote. Fatto che, naturalmente, non va in conflitto con tanta, tantissima concretezza: gli ammortizzatori regolabili sono di serie, ma per onorare un palato veramente fine, degno di Masterchef, è meglio optare per le sospensioni pneumatiche con quattro setup possibili, che all’occorrenza alzano la vettura anche di nove centimetri. Per andare dove? A cercare scampoli di avventura fuoristrada, per esempio, anche se il terreno ideale per la Q8 restano normali carretere e autostrade. E se l’amico ecologista punta il dito parlando di emissioni fuori controllo potete ribattere che questa, a modo suo, è un’ibrida che consente a velocità comprese tra 55 e 160 chilometri orari di avanzare per inerzia a motore spento per 40 secondi, mentre in frenata si ricarica la batteria agli ioni di litio. Così i consumi si riducono di circa 0,7 litri ogni 100 chilometri. Non è moltissimo, va detto per dovere di cronaca, ma accontentiamoci, molte top car che vanno per la maggiore non fanno neanche finta di avere un retrogusto verde.
Ma torniamo a concentrarci sulla tecnologia, vero fiore all’occhiello del suv targato Ingolstad. Partendo dal cambio Tiptronic, che agli appassionati ricorda la sua mamma, ovvero casa Porsche, che in questo caso è a otto rapporti ed esegue le cambiate con una rapidità negata a noi esseri umani. Siccome, poi, nel mondo delle auto di lusso chi più spende più gode, non ci si deve far mancare la sterzata integrale con le ruote posteriori che alle basse velocità svoltano fino a un massimo di cinque gradi in direzione opposta rispetto a quelle anteriori, mentre quando si cammina forte tutto il quartetto prende la medesima direzione per portare la stabilità nell’Olimpo in cui sembra di viaggiare su rotaie come un Frecciarossa.
Che la connessione con il resto del mondo e la qualità dell’infotainment siano ai massimi livelli potrebbe essere scontato. Meno ovvia è la presenza (se si sceglie il pacchetto di assistenza al parcheggio) di cinque sensori radar, sei telecamere, 12 sensori a ultrasuoni e uno scanner, con quest’ultimo che ha una portata di 80 metri. Il maxi-suv, insomma, conosce il mondo che lo circonda molto meglio di chi sta al volante e riconosce gli ostacoli anche nelle tenebre più profonde. Gli spettatori assidui delle serie dedicate ai disastri aerei, che sanno bene quali sono i limiti dei sensori potrebbero obiettare: “Sì, ma quando sei sottozero si ghiacciano e possono fornire dati pericolosamente sballati…”. Signori, questa è un’Audi, gli ingegneri sono quasi tutti tedeschi, precisi e decisi come si deve, quindi se il meteo è avverso, l’intero sistema viene pulito e riscaldato automaticamente. Sì, signore e signori, la tedescona ha una risposta a tutte le domande. Tranne forse a una: ma perché si deve indossare un’abbondante tonnellata di lamiere per fare la vita di tutti i giorni? Ovvio, perché essere è bello ma vuoi mettere apparire?
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