Quando sei una star mondiale le tue parole possono influenzare anche le quotazioni di Borsa. È il caso di Rihanna che giovedì scorso ha criticato un infelice video di Snapchat, parte di una campagna contro la violenza sulle donne, invitando i suoi follower a boicottare l’app di condivisione istantanea di immagini. Conseguenza? Le azioni di Snap, la società sviluppatrice dell’app, sono scese fino al 5% giovedì scorso, e di un altro 2% venerdì. La perdita totale, dopo un leggero rimbalzo, è stata di 4,7% in due giorni. Un brutto colpo anche per il patrimonio di Evan Spiegel, cofondatore e ceo di Snap, sceso di quasi 150 milioni di dollari in due giorni. Ora, secondo la classifica in tempo reale di Forbes Billionaires, le sue finanze hanno un valore stimato di 3,8 miliardi di dollari.
Il video in questione mostrava la popstar insieme al suo ex fidanzato Chris Brown (nel 2009 condannato e incarcerato per averla picchiata brutalmente), e agli utenti veniva chiesto: “Preferiresti schiaffeggiare Rihanna o dare un pugno a Chris Brown?”. A nulla sono servite le scuse ufficiali di Snap che ha rimosso l’annuncio, dichiarando che il contenuto era stato approvato per errore. La risposta della celebre cantante non si è fatta attendere, arrivando con una Story su Instagram:
Ora, Snapchat, so che sai già che non sei la mia app preferita. Ma sto solo cercando di fare il punto di questo casino. Mi piacerebbe chiamarla ignoranza, ma so che non siete così stupidi. Avete speso denaro per dare vita a qualcosa che avrebbe intenzionalmente umiliato le vittime della DV (violenza domestica), rendendo tutto uno scherzo! Vergognatevi. Gettate via l’app insieme alle vostre scuse.
Non è la prima volta che Snap – il cui valore di mercato è sceso del 25%, a 20,82 miliardi di dollari, dalla sua Ipo di circa un anno fa – ha subito un crollo azionario a causa di critiche provenienti dalle celebrità. Il mese scorso, Kylie Jenner ha infatti twittato di non aver più utilizzato l’app in seguito a un restyling (evidentemente non gradito), facendo sì che il prezzo delle azioni di Snap diminuisse di oltre il 6% e la società perdesse 1,3 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato. Con effetto immediato anche quella volta sul patrimonio netto di Spiegel, che possiede ben il 18% della società.
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