Articolo tratto dal numero di Forbes di aprile
Perché Ikea non è nata in Brianza? Quante volte per parlare dell’incapacità italiana di fare sistema si è preso come riferimento il settore dell’arredo: tante piccole e medie imprese spesso di eccellenza, troppo piccole però per crescere sui mercati internazionali e incapaci di mettersi insieme superando così i limiti imposti dalla carenza di mezzi finanziari. Da qualche tempo, per la precisione dal 2015, c’è chi si è messo al lavoro per fare da centro di attrazione di tante realtà del design italiano, garantendo capitali e l’autonomia delle singole aziende. Si tratta di IDB, Italian Design Brands, piattaforma che riunisce società attive nel settore dell’arredamento di design di alta qualità.
Costituita dalla Private Equity Partners di Fabio Sattin e Giovanni Campolo, da Paolo Colonna e dai fratelli Giovanni e Michele Gervasoni, supportati da un gruppo selezionato di investitori privati di alto livello (nel settembre 2015 si è unito al gruppo dirigente Giorgio Gobbi, manager di grande esperienza nel settore che oggi ricopre il ruolo di a.d.), IDB nei suoi primi due anni di vita ha realizzato tre acquisizioni: Gervasoni, Meridiani e Cenacchi International. La sua quarta operazione, risalente a poche settimane fa, ha per oggetto la Davide Groppi Srl, azienda piacentina che dagli anni ‘80 realizza e produce lampade di design e sviluppa progetti di luce. Nell’ambito di questa operazione è nato Indaco, polo dedicato al lighting design che segna l’inizio di un percorso tutto italiano di aggregazione di eccellenze anche nel settore dell’illuminazione.
Davide Groppi, designer di riferimento nel settore dell’illuminazione e fondatore di Davide Groppi Srl, sarà alla guida del progetto che prevede in futuro l’aggregazione di ulteriori aziende distintive del settore. Indaco è detenuta da Italian Design Brands, da Paolo Pagani e per una quota significativa di minoranza dallo stesso Davide Groppi. Perché è questa la forza del sistema IDB: acquisisce la maggioranza delle aziende apportando così capitale utile alla crescita. Gli imprenditori possono così decidere se reinvestire nella loro azienda o nella holding. Perché l’obiettivo finale del gruppo è quello di approdare sul listino borsistico entro qualche anno. Un risultato che dopo le ultime operazioni, con le quali il fatturato consolidato è salito a circa 80 milioni di euro, appare più vicino. Come spiega Paolo Colonna, consigliere di IDB e volto storico del private equity italiano (ha tra l’altro fondato i fondi Permira in Italia): “La quotazione potrà avvenire quando sarà raggiunto un fatturato aggregato attorno ai 200 milioni di euro, corrispondenti a una decina di società”.
Nel caso di Indaco, l’operazione consentirà da un lato al gruppo IDB di porsi come piattaforma di riferimento anche nel mondo dell’illuminazione, inglobando competenze di altissimo livello e complementari a quelle fino ad oggi acquisite nel settore dell’arredamento. Dall’altro lato, Davide Groppi beneficerà della struttura manageriale, finanziaria e delle potenzialità di IDB in termini di sinergie con le attuali e future aziende del gruppo. Il tutto senza perdere la guida della società da lui fondata e a cui ha assicurato fama internazionale: le sue lampade sono arrivate in tutto il mondo, illuminando le tavole dei ristoranti più famosi, le opere d’arte dei grandi musei e poi giardini, palazzi e case private.
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