di Antoine Gara, Forbes Staff
Quando si parla delle aziende quotate più grandi e potenti del mondo, i giganti della tecnologia come Apple, Samsung e Google si eclissano di fronte alle più grandi banche di Cina e Stati Uniti. Questi mega-colossi del flusso globale di denaro sono i leader consolidati della classifica Forbes Global 2000.
Tra le dieci migliori aziende entrate nella classifica di quest’anno, sette sono banche e solo una, Apple, è un’istituzione non finanziaria. Morale? In un’epoca caratterizzata da cambiamenti tecnologici e disruption, l’inarrestabile crescita dei servizi finanziari nei mercati tanto emergenti quanto già sviluppati fa sì che il settore bancario sia il business più solido del pianeta.
I monoliti bancari cinesi a partecipazione statale, la Industrial and Commercial Bank of China e la China Construction Bank, mantengono i primi posti nella Forbes Global 2018. Lo scorso anno, queste imprese hanno accumulato 80 miliardi di dollari di profitti e gestito in totale quasi 8 trilioni di dollari di asset, un dato che le rende le aziende più solide tra quelle analizzate, prestando e immagazzinando depositi nel mercato più grande e protetto del mondo. Questo non vuol dire che gli Stati Uniti siano rimasti indietro: gli Usa contano tre banche nella Top 5 globale del settore.
JPMorgan Chase si colloca alla posizione #3 della Forbes Global 2000, superando il conglomerato finanziario di Warren Buffett, la Berkshire Hathaway, che non è considerata una banca. Ciononostante, la Berkshire investe in Bank of America e Wells Fargo che si trovano rispettivamente al 6° e al 7° posto a un passo dalla Top 5 del settore bancario globale.
“Sarà un’età dell’oro nel settore bancario”, ha declamato di recente Jamie Dimon, ceo di JPMorgan, a una conferenza con gli investitori. I numeri parlano da soli. Questi tre istituti di credito hanno registrato un utile combinato di 68,5 miliardi di dollari nel 2018, sostenuto dall’aumento dei tassi di interesse e dalla crescita del prodotto interno lordo negli Stati Uniti. Essi detengono quasi 7 trilioni di dollari in asset e una capitalizzazione di mercato combinata di quasi 1 trilione di dollari. (Quest’anno abbiamo escluso i broker Morgan Stanley e Goldman Sachs dalla nostra lista delle banche, oltre ai conglomerati come la Berkshire).
Recentemente, i prestatori degli Stati Uniti hanno guadagnato quote sulle controparti cinesi e su quelle europee, anche se devono ancora soppiantare le due superpotenze bancarie cinesi. La Top 25 globale delle banche comprende gli istituti di credito cinesi Bank of China (#5), Bank of Communications (#11), Postal Savings Bank of China (#15), Industrial Bank (#17) e Shanghai Pudong Development Bank (#18), il che sottolinea perché l’emergente potenza asiatica è un mercato allettante per il settore bancario.
Nei prossimi anni il rafforzamento dei mercati dei capitali, la prospettiva di nuovi accordi commerciali e la volontà apparente del presidente Xi Jinping di controllare le entità finanziarie in Cina potrebbero scuotere l’equilibrio del potere. Altri trend stanno diventando chiari. In Europa sta emergendo un cambiamento di prospettiva. Una lenta ripresa dalla crisi finanziaria del 2008 e gli effetti a catena come la crisi del debito sovrano fanno sì che i finanziatori europei, una volta malmessi, siano ora in ascesa. I campioni europei HSBC (#7), BNP Paribas (#8) e Banco Santander (#9) sono entrati saldamente nella Top 10 del settore bancario globale. Nonostante una ripresa ancora fragile e tassi di interesse ai minimi, queste tre aziende hanno guadagnato 27,2 miliardi di dollari nel 2017.
Sebbene abbiano minori entrate rispetto agli omologhi statunitensi e con meno della metà della capitalizzazione di mercato delle prime tre banche degli Stati Uniti, questi tre istituti sono in pareggio quando si tratta di bilanci, detenendo circa 6,7 trilioni di dollari di asset. La possibile ripresa economica potrebbe far crescere istituti di credito come Paribas e Santander negli anni a venire, anche se una frammentazione dell’Europa rimane il rischio principale. E il ruolo delle banche europee nella Forbes Global 2000 mostra quanto fragile sia il settore a livello continentale.
Barclays, sofferente, è crollata dalla posizione #122 alla #480 nella classifica di quest’anno, danneggiata dalle perdite a causa di multe e ristrutturazioni operative. Credit Suisse si trova alla posizione #482 e il gigante tedesco Deutsche Bank, che ha cambiato la gestione ancora una volta, ha continuato a scendere, finendo alla #495. Nel mondo del banking, questi titani europei hanno perso collettivamente 4,5 miliardi di dollari nel 2017 e si sono piazzati appena prima delle americane KeyCorp al # 527 e Regions Financial al # 557, che hanno registrato quasi 3 miliardi di dollari di profitti. Australia, Canada e Giappone rimangono dei pilastri nella Top 25 nel settore bancario, con otto presenze.
Forbes Global 2000 è una classifica annuale delle società pubbliche più grandi e potenti del mondo, basata su misure equamente ponderate di entrate, profitti, attività e valore di mercato. Quest’anno, nessuna banca proveniente dai mercati emergenti, Brasile e Russia, è stata inserita nella Forbes Global 2000, mentre una banca a testa contano Sudafrica, Grecia, Danimarca, Cile, Austria e Portogallo. La thailandese Thanachart Capital e la spagnola Unicaja Banco sono le uniche new entry di quest’anno. Tra le 25 più grandi banche del mondo, tre provengono dall’Australia, dal Canada e dal Giappone, due dal Regno Unito e una a testa da Francia, Spagna e Paesi Bassi.
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