Il Principe Harry che gioca a golf durante una visita ad Antigua nel novembre del 2016 (Chris Jackson/Getty Images).

Articolo apparso sul numero di ottobre 2018 di Forbes Italia. 

Lo scorso giugno i potenti della new economy si sono dati appuntamento al Verdura Resort di Sciacca, a 40 chilometri da Agrigento, dove, tra limoni ed ulivi, si snoda il tracciato green disegnato dall’architetto californiano Kyle Phillips: 120 ettari su cui si sviluppano due campi da 18 buche e uno da nove, che corrono a due passi dal mare. È qui, nella struttura di Rocco Forte, che Sergej Brin e Larry Page hanno voluto celebrare per il secondo anno di fila il Google day, rito che si ripeterà almeno per i prossimi due anni. Certo, non c’è solo il golf a deliziare i vip: gli ospiti hanno avuto a disposizione vari percorsi di jogging, sei campi da tennis, uno (regolamentare) da calcio, sport acquatici, una palestra attrezzata e una piscina infinity di 60 metri. Ma è soprattutto il green ad aver attirato Michael Jordan, il mito del basket sbarcato per primo nella struttura, al quarto posto nella classifica dei resort più belli d’Europa secondo Golf World. E lo stesso vale per la maggior parte degli ospiti dei re del motore di ricerca. Da Reed Hastings di Netflix a Joshua Kushner, fratello di Jareed, marito della figlia di Donald Trump, oltre al principe Harry, erede al trono d’Inghilterra. Tutti in fila la sera per una straordinaria cena ai piedi del tempio di Agrigento, palcoscenico magico per il concerto di Elton John e Lanny Kravitz.

Michael Jordan mentre gioca a gold in North Carolina. (Scott Halleran/Getty Images)

Più a nord, all’altro capo della Penisola, proprio negli stessi giorni sbarcava dall’elicottero un altro re, stavolta del pallone. Cristiano Ronaldo ha trascorso il 15 luglio la sua prima notte da juventino a Torino al Royal Park i Roveri, ospite di Andrea Agnelli e di sua mamma Allegra (presidente), nel cuore del grande parco attraversato da due percorsi ben noti agli appassionati di golf: il Trent Jones, dal nome del maestro che l’ha disegnato nel 1971 e il Pramerica, firmato dall’architetto Michael Hurdzan, ad un passo dai boschi dove re Vittorio Emanuele II cacciava lepri e cervi prima di dedicarsi alle grazie di Rosa Vercellana, amante, poi matura consorte del monarca. Ma in quella domenica di luglio ai Roveri, dove spesso gioca Pavel Nedved, così come al vicino Circolo del golf Torino, l’attenzione era concentrata sulla mazza d’oro dell’eroe di casa: il torinese Francesco Molinari che pochi giorni dopo, il giorno 22, sarebbe diventato il primo italiano di sempre a vincere il 147esimo Open Championship, il major più antico del mondo, ovvero il torneo che ogni professionista di golf vorrebbe conquistare.

Circolo del Golf Torino

Molinari, classe 1982, laureato in economia nell’ateneo sabaudo, marito dell’avvocato Valentina Platini, fotografa free lance, che cura i suoi contratti milionari, è il testimonial numero uno per l’Italia di uno sport che vanta nel mondo 70 milioni di giocatori (la metà in Usa, nove milioni in Europa), 35mila campi, di cui 16mila in Usa e 6.800 in Europa, per un giro d’affari globale da 70 miliardi di euro l’anno (di cui 40 generati dal turismo). E l’Italia, che pure vanta meno di 100mila iscritti ai vari golf club (ma molto si attende dall’effetto dei fratelli Molinari, Francesco ed il fratello Edoardo, altra stella internazionale) ha i numeri per consolidare la sua fresca vocazione di mèta per il turismo del green da 400 a 700 mila presenze negli ultimi anni, +20% nel solo 2016.

Quali sono i motivi di questi boom? Senz’altro il rischio terrorismo, che ha messo fuori giorno Egitto e Tunisia ed insidia ormai la Turchia. Ma c’entrano anche fattori più domestici. L’organizzazione dell’International Golf Travel Market di Como del 2014 ha contribuito a far entrare il prodotto golf italiano nei cataloghi dei principali tour operator internazionali. Il decollo del progetto nazionale Italy golf & more, grazie ai finanziamenti da parte del Ministero dei Beni culturali, ha allestito una importante campagna promozionale nei principali mercati golfistici con il pieno supporto dei circoli e dei consorzi italiani. Inoltre, ancor più importante, l’assegnazione all’Italia della Ryders Cup 2022, la più importante manifestazione internazionale, giocata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1927. La competizione, che si svolgerà vicino a Roma presso il Marco Simone Golf & Country Club, si terrà per la terza volta al di fuori della Gran Bretagna: nell’arco di sei giornate, tre di pratica, tre di gara vera e propria, si sfideranno i migliori 12 golfisti europei e i 12 top americani. Davanti ad una platea tv in forte ascesa anche in Italia (ben oltre un milione di spettatori su Sky) e ad un pubblico di appassionati che coglierà l’occasione per conoscere i 104 golf club con vocazione turistica censiti dalla Federazione Italiana Golf.

Gianfranco Zola mentre gioca a golf durante il torneo BMW PGA Championship Pro Am a Wentworth in Virginia. (Warren Little/Getty Images)

Il turismo italiano del green, insomma, promette di recuperare il gap rispetto ad altri Paesi, in attesa della prossima ondata in arrivo da India e Cina, i nuovi mercati emergenti di questo sport. Una grande occasione da non sprecare, cui il made in Italy si avvicina dopo investimenti cospicui (specie nel Centro Nord), ma con servizi spesso inadeguati. Non mancano in ogni caso le strutture d’eccellenza. Anzi, è possibile compilare una guida Michelin del resort ove non è infrequente imbattersi in un raduno di vip, non solo italiani. Come è accaduto a giugno al Golf Club Udine a Fagagna (Udine) nel Football Legends Golf Invitational, ove si sono sfidati più di cinquanta campioni del pallone: da Michel Platini a Gianfranco Zola, da Andreas Moeller a Daniele Massaro.
Non è una mappa facile. Ci sono resort magnifici per le vacanze, altri più tecnici o più facili da raggiungere dai centri urbani. Altri coperti di storia e di grande tradizione.

Castiglion del Bosco è immerso nella tenuta di Montalcino di proprietà di Massimo Ferragamo

Il più esclusivo, l’unico golf club privato della Penisola cui si può accedere solo su invito è quello di Castiglion del Bosco, immerso nella tenuta di Montalcino di proprietà di Massimo Ferragamo, che comprende un borgo antico trasformato in un resort cinque stelle lusso con 23 suite, 11 ville restaurate, le rovine di un castello del 1100 e una chiesa medievale, ma anche vigneti, boschi e, naturalmente, la cantina. Il campo a 18 buche è stato disegnato dal leggendario vincitore del British Open, Tom Weiskopf.

Pevero Club in Costa Smeralda

Chi vuol abbinare golf, cultura ed un mare da sogno può scegliere il resort di Donnafugata nella valle di Noto, le terre del commissario Montalbano. Da nessun’altra parte si può provare l’emozione di chi si cimenta con la buca numero sei: giocare ad un passo dalle rovine di un tempio della Magna Grecia. Deve tanto al fascino del suo panorama il Pevero Club in Costa Smeralda, nato nel 1972 dall’estro di un artista quale fu l’architetto Robert Trent Jones, per volere di Karim Aga Khan. Le 18 buche occupano un promontorio che permette di ammirare un panorama mozzafiato per almeno tre quarti del percorso.

Golf Villa D’Este è un campo storico, circondato da alberi secolari.

Tra i club più esclusivi non può non essere menzionato il Circolo del Golf Roma Acquasanta, sulla Appia Antica tra gli archi dell’Acquedotto Claudio e la tomba di Cecilia Metella. Qui hanno giocato sin dal 1903 personaggi storici, teste coronate e la crème della società capitolina. Un campo storico, circondato da alberi secolari è il Golf Villa d’Este, sul lago di Como, con fairway molto stretti e green piccoli che ne fanno un vero test di precisione. È nato nel 1926, per iniziativa di alcuni azionisti del Grand Hotel Villa d’Este.

Di indubbio impatto scenografico è poi lo Chervò Golf San Vigilio di Pozzolengo, a due passi dal lago di Garda: con un braciere con cappa sospesa al centro della sala ed un contesto molto raffinato al piano superiore, dominato da un’ampia terrazza, la sua club house è stata eletta la più bella d’Italia. I soci possono sbizzarrirsi con 36 buche totali, di cui 27 suddivise in tre percorsi da gara più nove executive per fare pratica. Guai a dimenticare in Puglia la Masseria San Domenico del XV secolo o l’Argentario golf Club di Porto Ercole. O tanti altri ancora che, tra l’altro, possono offrire l’occasione per incontri inattesi e sorprendenti. Magari con lo stesso Donald Trump (perché no?).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .