Arrivare seconde forse non è il massimo. Soprattutto per noi donne che da secoli siamo spesso costrette in seconda posizione rispetto agli uomini, soprattutto nel mondo del lavoro. A volte accadono però eventi inaspettati quanto piacevoli che ci sorprendono e ci fanno pensare. La nazionale femminile di pallavolo ha quasi vinto i mondiali 2018 lasciando la vittoria finale alle avversarie serbe, fortissime in campo, combattendo in una lotta tra leonesse che ha visto le azzurre conquistare una nobilissima e meritatissima medaglia d’argento. Eppure, dopo tanto impegno e sudore, la delusione ha rischiato di prevalere sulla gioia e sulla soddisfazione di aver portato a casa un risultato a dir poco eccezionale e che nessuno in realtà si aspettava: arrivare seconde è certo un buon esito, ma arrivare prime, si sa, è meglio e soprattutto quello è l’obiettivo di ogni gara.
Tutto ciò mi ha portato a una riflessione: lo sport ha molte caratteristiche in comune con la vita aziendale e altrettanti punti di contatto, a cominciare da termini quali obiettivo, spirito di squadra, strategie, performance, capacità, competenze (skills). Mi è dunque venuto spontaneo paragonare la seconda posizione guadagnata dalle nostre pallavoliste ai Campionati Mondiali alla possibilità di vincere, per noi donne, in ambito professionale, ed esaminare quella vittoria/sconfitta dal punto di vista delle donne in carriera. Cosa ha reso possibile l’impresa delle azzurre? La loro passione, innanzi tutto. Quale strategia? L’essere combattive, a tutti i costi, l’impegno, la solidità del loro spirito di squadra. Cosa ha impedito loro di conquistare l’oro? La tensione, forse, almeno a sentire i tanti commenti degli addetti ai lavori, la pressione eccessiva, o più semplicemente il fatto che le avversarie fossero più brave, più forti, più esperte. Quindi in sintesi queste splendide e combattive pallavoliste italiane hanno vinto l’argento o hanno perso l’oro? Dipende dai punti di vista.
Possiamo infatti vedere la situazione in due modi differenti, esattamente come ci indica la metafora del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno: ritenere un argento, e quindi l’assegnazione di un secondo posto in azienda, una sconfitta, e piangerci sopra e ripetere a noi stesse che siamo delle fallite, dimenticando che la posizione che abbiamo appena raggiunto è assolutamente prestigiosa e invidiabile. Oppure pensare positivo, che è sempre il modo migliore di affrontare la vita, e trovare dei vantaggi anche nell’arrivare seconde: non è trascurabile per esempio il fatto che questo ci permette di crescere, di potenziarci, di arrivare alla massima vittoria nei tempi giusti.
E allora ecco le strategie giuste per non dire addio al primo gradino del podio ma solo un arrivederci a presto: mai arrendersi o accontentarsi di ciò che si ha; imparare dai propri errori e trasformare un fallimento, o un accadimento vissuto come tale, in un vantaggio, in una spinta a rialzarsi e a fare meglio avendo imparato dai nostri errori; rivedere la strategia che ci ha avvicinato all’obiettivo senza però farcelo conquistare e valorizzare le nostre risorse in campo; mantenere alta la nostra autostima perché comunque siamo arrivate seconde e non è poco; impegnarci e prepararci per essere pronte alla schiacciata finale. “Nella vita ho fallito molte volte ed è per questo che alla fine ho vinto tutto” Chi l’ha detto? La leggenda del basket americano Michael Jordan. Prendiamo esempio dallo sport…
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .