Intuito e azione. Questo il mantra di Domenico Zucchetti, 80enne fondatore dell’omonimo gruppo informatico da 12 anni leader in Italia nel settore dell’IT. Se non fosse stato per questa sua “filosofia” infatti, probabilmente la sua azienda non sarebbe mai nata. Fondata nel 1978, la “Zucchetti” ha macinato con la sua storia decine e decine di luoghi comuni. Nasce a Lodi, terra di latte e di agricoltura che con l’information technology ha sempre avuto poco a che fare. E soprattutto cresce sulla spinta di un uomo che non sapeva nemmeno come sviluppare un software. Domenico Zucchetti, commercialista, ne aveva realizzato uno per gestire meglio le dichiarazioni dei redditi. L’intuito gli disse che il mondo andava verso l’informatica e l’azione ha fatto tutto il resto.
Oggi il gruppo Zucchetti conta di chiudere il 2018 con oltre 600 milioni di fatturato (erano 466 nel 2017) puntando al miliardo entro il 2021. “Sicuramente ci speriamo” dice l’erede del fondatore Alessandro Zucchetti, 44 anni, entrato in azienda nel 2008 e oggi presidente di una società che vuole restare di proprietà familiare. Il suo segreto sono la continua innovazione, la crescita dimensionale anche per line esterne e l’ampia gamma di prodotti che comprende 1700 soluzioni e servizi per aziende di qualsiasi settore e dimensione, banche e assicurazioni, professionisti e pubblica amministrazione. Insomma, soluzioni per tutti, con il vantaggio di essere stati pensati per dialogare tra loro e per sviluppare integrazioni a posteriori grazie alla piattaforma proprietaria Infinity e al suo tool di sviluppo Sitepainter. Oltre a questo, grazie al contributo di aziende partecipate, la Zucchetti è riuscita a raggiungere eccellenza tecnologica anche nella robotica (è leader mondiale nella produzione e vendita di robot tosaerba), automazione sicurezza fisica in particolare nella gestione dei grandi impianti sportivi e l’Internet of Things.
La Borsa? “Siamo iscritti al programma élite di Borsa Italiana dal 2012, per sviluppare valore e internazionalizzazione, ma al momento la quotazione non è prevista. Abbiamo effettuato la prima acquisizione negli anni ‘90 e da allora ne abbiamo effettuate tante, sempre con i nostri soldi e senza dover ricorrere a fondi o partner. Abbiamo acquisito piccole società, ma che portavano in dote innovazione di prodotto o nicchie particolari di mercato. E continueremo con questa strategia anche nei prossimi anni”.
Acquisizioni in Italia e all’estero con l’obiettivo del miliardo di fatturato, dunque. Ma non solo. “Cresceremo sul mercato nazionale e fuori, in Europa in particolare, seguendo anche l’internazionalizzazione dei nostri grandi clienti” insiste Domenico Zucchetti. E tra questi figurano Eataly, Toyota, Vodafone e ancora Onu di New York, Pemex e Qatar Sports Authority.
“Quando siamo partiti il target era quello delle piccole imprese e professionisti, ma piano piano ci siamo allargati anche alle grandi aziende, giusto in tempo per reggere alla grande crisi del 2008 che ha falcidiato molte piccole realtà” insiste Alessandro Zucchetti “Qui in Zucchetti abbiamo adottato un modello di gestione non verticistico, ma inclusivo e partecipativo. I nostri business plan sono sempre di medio e lungo periodo, redatti senza preoccuparci troppo degli investimenti o dei ritorni. Più che i numeri, per noi contano l’azione e la direzione. Una strada o una soluzione ci sembrano interessanti? Ne discutiamo, ascoltiamo, valorizziamo i talenti e ci mettiamo all’opera anche se si tratta di andare controcorrente”.
E’ successo anche quando il gruppo Zucchetti acquistò la torre nella zona del centro commerciale che è diventata la nuova sede: “Dissero che stavamo comprando il palazzo più brutto della città” ride Alessandro Zucchetti. E oggi quella torre è stata completamente rinnovata, raggiungendo il livello Gold della certificazione LEED per l’ecosostenibilità e conquistando il premio “Best Sustainable Italian Re-adaption Design” nel 2016.
Alla lunga i numeri sembrano dunque sempre dare ragione: 160 mila clienti e una dimensione che è ormai internazionale, con il 20 per cento del fatturato generato all’estero e collaborazioni con oltre 200 partner esteri (900 quelli in Italia) che operano in 50 Paesi. “Siamo ormai presenti con prodotti diversi in Brasile, Francia, Germania e Svizzera. In Spagna siamo entrati mediante un’acquisizione e negli Usa con i sistemi di controllo accessi e rilevazione di presenze. Le soluzioni di gestione degli impianti sportivi arrivano invece anche in Barhein, Messico e Qatar”.
Il modello di gestione orizzontale promosso dal fondatore si esprime in tutti i rami di azienda: con questo concetto nascono infatti le iniziative di formazione come la Zucchetti Academy, le collaborazioni con l’istituto tecnico Volta a Lodi e con le università (Padova, Udine, Pavia, Polimi e Normale di Pisa e il finanziamento di borse di studio dell’Università Bocconi), la spinta all’innovazione e all’occupazione “perché il valore sta nelle persone” e soprattutto la strategia con cui è stato gestito il passaggio generazionale, premiato dalla Camera di Commercio di Milano e Monza Brianza per la sua efficacia.
Alessandro Zucchetti e la sorella Cristina, entrambi laureati in Bocconi, sono al timone dal 2008. L’anno della grande crisi e delle responsabilità. Eppure, in appena 9 anni di gestione, il fatturato è cresciuto da 220 a 446 milioni di euro. I clienti sono passati da 60mila a 160mila e i dipendenti sono cresciuti da mille e 700 a oltre 4mila, di cui mille esclusivamente dedicati alla ricerca e sviluppo, settore in cui Zucchetti investe tra il 15 e il 20 per cento del fatturato.
“Abbiamo sempre investito per crescere e continueremo a farlo” conclude Alessandro Zucchetti “Da tempo stiamo sviluppando i nostri prodotti in ottica web, ben consci che tra 4 o 5 anni nessuno parlerà più di soluzioni client/server. E noi siamo pronti”.
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