messi e mbappè, calciatori più pagati ai Mondiali Qatar 2022
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Messi, Mbappè o Neymar in Italia? Si può fare, grazie al decreto Crescita

messi e mbappè in campo
Lionel Messi e Kylian Mbappè durante il match Argentina-Francia ai Mondiali di calcio 2018 in Russia (Getty Images)

 

Chi l’avrebbe detto che un provvedimento pensato per attrarre in Italia talenti e professionalità si sarebbe trasformato anche in una potente leva nelle mani dei club per arrivare alle stelle del firmamento calcistico.

E’ quanto potrebbe accadere in virtù del cosiddetto decreto Crescita, il Dl n. 34 pubblicato lo scorso 30 aprile in Gazzetta Ufficiale.

Il provvedimento prevede infatti che dal periodo di imposta successivo all’entrata in vigore della norma (quindi dall’1 gennaio 2020) chiunque si trasferisca in Italia, a condizione che non abbia risieduto nel nostro Paese negli ultimi due anni, sia tassato per un periodo di 5 anni solo sul 30% del compenso da lavoro dipendente. E addirittura in caso di trasferimento al Sud il beneficio sui 5 anni salirebbe al 90%.

Come tutto ciò possa diventare d’interesse per i club della Serie A è presto detto: essendo oggetto del provvedimento il reddito da lavoro dipendente, ed essendo le società a pagare le imposte per i loro dipendenti, il risultato per i club equivarrebbe alla possibilità di offrire agli atleti ingaggi stellari con la certezza di mantenere l’effettivo costo del lavoro entro livelli molto più contenuti.

Tale eventualità non è nuova, ma finora si era esaminato unicamente il caso di calciatori o allenatori italiani pronti a ritornare sul territorio dello Stato dopo una parentesi all’estero (non a caso si è parlato di Decreto Conte, inteso come l’Antonio allenatore e non il Giuseppe premier).

La storia che vogliamo raccontare però va oltre. Perché i benefici non riguarderebbero solo gli italiani espatriati come lo stesso Conte o Marco Verratti in forza al Paris Saint Germain. “Il provvedimento spalanca la porta a risparmi fiscali anche per i non italiani”, spiega Sergio Sirabella, Counsel di Legalitax Studio Legale e Tributario ed esperto del settore. “Perché – prosegue – nel provvedimento si parla genericamente di lavoratori che non siano stati residenti negli ultimi due anni in Italia, anche non iscritti all’Aire, mentre non si fa riferimento al fatto che in precedenza debbano aver risieduto nel Paese”.

Vediamo allora cosa potrebbe accadere nel concreto. Qualora un calciatore decidesse di aderire al regime, la società sportiva effettuerà una ritenuta sul 30% che dovrebbe pagare il calciatore, con un beneficio del 70% per 5 anni. Beneficio che salirebbe – come detto – al 90% nel caso di una squadra rappresentante delle regioni del sud Italia.

“Ma non è tutto”, aggiunge Sirabella. “Un altro beneficio riguarda coloro che hanno almeno tre figli minori, cui per i primi cinque anni sarà riconosciuta una detassazione del 90%”.

E chi è padre proprio di tre figli (Thiago, Mateo e Ciro)? Un certo Lionel Messi. L’esempio in cui il beneficio diventa massimo è dunque il seguente: Messi al Napoli. Su un ingaggio di 30 milioni di euro la squadra partenopea pagherebbe come tassazione del reddito da lavoro 1,290 milioni annui per i primi 5 anni perché il calciatore sarebbe residente in regione Campania e 1,290 milioni per gli altri 5 anni (perché continuerà a essere detassato per il 90% in virtù della presenza di figli minori).

Insomma, non solo i club italiani avranno una freccia significativa nel loro arco per competere nell’aggiudicarsi i fuoriclasse più contesi dai club europei, ma gli stessi campioni potrebbero essere incentivati a valutare contratti anche dalla durata molto lunga.

Così ancora una volta il fisco metterebbe il suo zampino nel dare smalto alla Serie A. Quanto descritto ricorda infatti il caso Cristiano Ronaldo, che potrebbe aver beneficiato del forfait di 100mila euro all’anno per le imposte da pagare sui proventi realizzati all’estero. “Ma i due regimi non potranno essere applicati contemporaneamente”, chiarisce ancora Sirabella, perché si verrebbe a creare un doppio vantaggio: sui redditi da lavoro percepiti in Italia e su quelli derivanti dagli investimenti all’estero.

Ora resta da capire solo se i contenuti del provvedimento potranno subire delle variazioni. Il decreto Crescita, proprio in quanto decreto legge, potrebbe infatti subire modifiche nei 90 giorni successivi alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Nel frattempo però è lecito sognare.

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