Sale il peso dell’Asia sulla bilancia della competitività. L’ultima classifica pubblicata da IMD, la World Competitiveness Ranking 2019, vede infatti il sorpasso di Singapore in questo speciale ranking ai danni degli Stati Uniti, che scendono in terza posizione, scavalcati anche da Hong Kong. Nelle top cinque entra anche un esponente mediorientale: gli Emirati Arabi Uniti. Tra le europee nei primi posti, la Svizzera guadagna il quarto posto, dal quinto dello scorso anno.
Per Singapore si tratta di un ritorno al vertice, posizione che aveva già occupato nel 2010. Tra i fattori che hanno portato la città-Stato in testa la IMD ha citato un’infrastruttura tecnologica avanzata, la disponibilità di forza lavoro qualificata, la presenza di leggi favorevoli all’immigrazione e di un modello efficiente per la costituzione di nuove attività economiche. Il secondo posto di Hong Kong è frutto invece principalmente di un favorevole contesto fiscale e dall’accesso ai mercati finanziari.
L’Italia è sostanzialmente non pervenuta. Il nostro Paese occupa infatti il 44esimo posto (su 63 nazioni censite), in calo di due posizioni rispetto a un anno fa.
Il ranking sviluppato da IMD è elaborato dal 1989 sulla base di 235 indicatori, che comprendono dati statistici come disoccupazione e Pil, o la spesa pubblica in istruzione e salute, ma anche figure soft come quelle riferite alla coesione sociale, alla globalizzazione e alla corruzione.
La classifica include inoltre anche quattro sottocategorie che insieme danno vita al punteggio complessivo. Quella riferita alla performance economica vede in testa gli Stati Uniti. Hong Kong guida invece la sottoclassifica riferita all’efficienza dell’amministrazione pubblica e gli Emirati Arabi Uniti quella concernente l’efficienza dal punto di vista delle attività economiche. Sul fronte delle infrastrutture infine, mantengono la posizione di testa gli Stati Uniti.
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