SpaceEconomy

L’uomo sulla Luna e la donna nello spazio, diario di Samantha Cristoforetti

Samantha Cristoforetti nella cupola della Stazione Spaziale Internazionale

Il segreto della carriera di Samantha Cristoforetti è nella tensione permanente verso l’eccellenza. Un curriculum fatto di fatica e miglioramenti costanti, di concentrazione, di rinunce. Ma anche di sogni. Diario di un’astronauta, a 19 metri di profondità sotto il mare Samantha Cristoforetti non è raggiungibile. Non lo è in un paio di sensi diversi.

Il primo, pratico, è che mentre scriviamo, l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è a 19 metri di profondità sotto il mare della Florida, al comando della ventitreesima missione Neemo, che sta per Nasa extreme environment operations. Lì, nel modulo subacqueo Aquarius, l’unico laboratorio scientifico immerso nell’oceano, Cristoforetti e il suo equipaggio si addestreranno per dieci giorni in un ambiente per alcuni aspetti molto simile a quello spaziale. Lo dimostrano gli obiettivi della spedizione, fra cui spiccano la valutazione di strumenti scientifici e di numerose attrezzature da utilizzare sulla superficie lunare, l’utilizzo della realtà aumentata per guidare un operatore all’esterno della base marina e l’esecuzione di alcuni studi sulla chimica del corpo umano e sul sonno.

La seconda ragione dell’irraggiungibilità di Astro Samantha è la sua eccellenza, un insieme straordinario di qualità e competenze. Beninteso, nulla a che vedere col fatto che Samantha sia una donna, sebbene anche questo motivo – il suo rappresentare l’altra metà del cielo e insieme le nostre frontiere spaziali – sia alla base della copertina di Forbes che la ritrae. Tutt’altro: quando è di attività spaziali che si parla, a contare più di ogni altra cosa sono le abilità e le conoscenze acquisite, il talento, la disponibilità al sacrificio, la capacità di resistere a stress prolungati e quella di portare a termine ogni compito come previsto. In una parola, appunto, l’eccellenza. Per questo Samantha Cristoforetti è irraggiungibile.

Samantha Cristoforetti
Samantha Cristoforetti nella cupola della Stazione Spaziale Internazionale

Eppure abbiamo il dubbio che, una volta conclusa Neemo e lette queste righe, sarà lei la prima a non sottoscriverne il contenuto.

Conviene allora abbandonare le acque della Florida e tornare indietro nel tempo, al 18 maggio del 2009.
“Aeroporto militare di Istrana, Treviso”, ricorda Cristoforetti nelle pagine del suo Diario di un’apprendista astronauta, pubblicato l’anno scorso per La Nave di Teseo, e i cui proventi sono stati devoluti all’Unicef. “Sono ancora seduta sul letto quando arriva un’email che mi fa sobbalzare. Oggetto: ‘Esa Astronaut Selection’. Apro di slancio, certa mi indichi un numero da richiamare, un orario. Invece una semplice frase, asciutta e tecnica, scioglie in un istante tutta la mia tensione. Ogni fibra del mio corpo, ogni corda del mio spirito si rilassa. Non esulto, non rido, non piango. Non c’è passato e non c’è futuro, esiste soltanto questo presente abbagliante. L’intero universo si è fermato e mi rivolge un sorriso benevolo”.

È la descrizione del momento esatto in cui l’Agenzia spaziale europea ufficializza a Cristoforetti la sua ammissione al corpo astronautico. Dopo mesi di attesa e di selezioni estenuanti, fra gli 8.500 candidati iniziali, lei – e Luca Parmitano – sarebbero stati fra i pochi a iniziare l’addestramento.

Samantha Cristoforetti in allenamento

Dopo la missione dell’Asi, Futura, lanciata il 30 novembre del 2014, e 200 giorni trascorsi nello spazio (ai tempi record di permanenza europeo, poi superato da Paolo Nespoli), c’è da giurare che quella compostezza, anche nel gioire dei propri successi, distingua ancora l’approccio di Samantha Cristoforetti. Perché il suo è il viaggio di chi ha imparato a subordinare ogni sfida, come ogni trionfo e fallimento, alla tensione intima e privata verso un obbiettivo più alto, spostato sempre un po’ più in là.

“Non ricordo un momento preciso della mia infanzia in cui ho deciso che da grande avrei fatto l’astronauta”, dice lei, nata a Milano il 26 aprile del 1977 e cresciuta fra i ranghi dell’aeronautica militare prima che all’Esa, “penso piuttosto si sia trattato di un accumularsi di tanti stimoli, che a un certo punto hanno raggiunto la massa critica. Allora sì, ho iniziato a dirlo a chiunque”.

In queste parole, con un contegno che oltre alla sua formazione marziale dice del suo carattere, Cristoforetti descrive il segreto di una carriera intera: un curriculum costruito passo dopo passo e fatto di fatica e miglioramenti costanti, di concentrazione, di rinunce, ma anche di sogni. “Avere dei sogni è fondamentale, ma non bisogna diventarne schiavi”.

E dai, un’altra conferma, come non bastassero le due lauree, la prima in ingegneria meccanica conseguita a Monaco di Baviera con specializzazione in propulsione aerospaziale e strutture leggere, e l’altra in scienze aeronautiche presa poco prima di diventare capitano, nel 2006, in servizio su velivoli AM-X presso il 51esimo stormo di Istrana. Non è un caso che al termine delle attività post-missione e in attesa dell’assegnazione a un secondo lancio, a Samantha siano stati affidati compiti tecnico manageriali presso il Centro europeo degli astronauti, l’Eac, inclusa la partecipazione a commissioni tecniche per la valutazione di progetti legati all’esplorazione spaziale. E nemmeno è casuale che sia lei a rappresentare gli equipaggi Esa nel progetto Lunar Orbital Platform-Gateway, la stazione spaziale da 40 tonnellate di cui, dal 2022, dovrebbe iniziare la costruzione in orbita cis-lunare, un traguardo per il ritorno umano sul nostro satellite naturale, ma anche una tappa intermedia per puntare altrove, verso Marte anzitutto.

“Nell’ambito del progetto per il Gateway, il mio compito è di seguire lo sviluppo ingegneristico dell’avamposto in modo da far presente, sempre, anche la prospettiva dell’utilizzatore. Ciò detto e salvo imprevisti che nello spazio possono sempre verificarsi, credo più verosimilmente avrò l’opportunità di tornare sulla Stazione spaziale internazionale. Certo, non è escluso che una mia terza missione possa poi essere effettuata nell’ambito di una, chiamiamola, partnership lunare, che oggi riguarda tutte le agenzie coinvolte nel programma Iss (la Nasa, l’Esa, la giapponese Jaxa, la russa Roscomsos e la canadese Csa, ndr). Circa Marte, invece, temo sia da escludere che gli astronauti della mia generazione lo raggiungeranno”.

Ancora, un procedere determinato ma mai ossessivo. Come nel corso di geologia Esa Pangaea, nel cratere di Ries in Baviera Occidentale, dove Cristoforetti ha trascorso una settimana nel settembre 2017 ad addestrarsi, ad accumulare conoscenze per spingersi sempre più lontano. Vale lo stesso a 19 metri di profondità, al largo della Florida. Come fuori dalla nostra atmosfera. E vale per tutti. Allora forse, non d’accordo con queste righe, avrebbe ragione lei: Samantha Cristoforetti è raggiungibile. Basta eccellere, un giorno dopo l’altro.

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