Articolo tratto dal numero di settembre di Forbes. Abbonati
“Contaminare”. Lo ripete spesso David Avino quando parla della sua Argotec. Fondata a Torino nel 2008, è un’azienda ingegneristica orientata alla realizzazione di satelliti di piccole dimensioni per lo spazio profondo – quello più lontano dall’orbita terrestre – e allo sviluppo di nuove tecnologie per il comfort degli astronauti. Pur corretta, la descrizione però non racconta la capacità dell’azienda di imbastire percorsi di business innovativi rispetto alla tradizionale rigidità dell’industria di settore. Percorsi contaminanti, appunto.
Per Avino, fondatore e amministratore della pmi torinese, l’idea è quella di contagiare con l’entusiasmo e le potenzialità della space economy partner che con lo spazio abbiano poco o nulla a che fare. Succederà la mattina dell’8 novembre, alla Borsa di Milano, quando “un evento sulla commercializzazione dello spazio curato da Argotec”, spiega l’imprenditore, “sarà aperto ad aziende di settori differenti, per stimolarne il coinvolgimento nel business spaziale”.
È quello che Argotec fa da anni e a suon di risultati sorprendenti per un’azienda “profit dal primo giorno”, come ama descriverla Avino. “Già nel 2013 concretizzammo l’idea di commercializzare lo spazio: sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) portammo una macchina del caffè Lavazza, quella con cui Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli si prepararono un ISSpresso. Era la prima attività commerciale europea oltre l’atmosfera, una partnership pubblico privata con l’Agenzia spaziale italiana. Oggi abbiamo individuato una serie di aziende extrasettore che riteniamo possano diventare trainanti in ambito spaziale. Alla Borsa racconteremo come vorremmo portarle con noi nel cosmo, proprio come fu per Lavazza”.
È un’attitudine, quella di Argotec, che dice molto anche del suo fondatore: classe 1971, radici umbre trapiantate nel capoluogo piemontese, come ufficiale della Brigata paracadutisti “Folgore” Avino a 22 anni è già alla guida di un plotone operativo fuori dai patri confini. Due anni dopo comanda una compagnia. È in quel momento, nel ’98, che dall’esercito decide di proiettarsi verso nuovi orizzonti. La sua passione per lo spazio e la tecnologia – con laurea in informatica – insieme con l’esperienza maturata nella gestione di un gruppo, lo portano prima in Alenia Spazio e poi all’Agenzia spaziale europea, divisione Human spaceflight, dove coordina le attività ingegneristiche per la realizzazione degli esperimenti da eseguire sulla Iss.
Dopo un’avventura imprenditoriale negli Stati Uniti, dove produce software per Nasa ed Esa, il ritorno in Italia coincide con la nascita di Argotec. “Non abbiamo mai avuto esposizioni finanziarie, nemmeno nei confronti di banche, né investitori interni. Nei primi anni offrivamo servizi ingegneristici di consulenza, che fino al 2014 sono stati tutti rivolti all’estero. Già nel 2010 avevamo comunque cambiato pelle e cominciato a investire tutti gli utili in ricerca e sviluppo”.
Oggi, con 50 dipendenti, una squadra di giovani con età media di 29 anni, Argotec è l’unica azienda al mondo che nel 2021 avrà due satelliti nello spazio profondo. “Entrambi della nostra piattaforma Hawk 6”, spiega Avino, “supportata da un sistema evoluto di intelligenza artificiale per la navigazione e il riconoscimento del target”. Il primo dei due, ArgoMoon, sarà l’unico progetto europeo a volare nella Expedition Mission 1 con il nuovo sistema di lancio statunitense, l’Sis. “Realizzando un reportage fotografico supporterà la validazione tecnica e operativa del nuovo sistema di lancio americano”. Il secondo satellite di Argotec, ribattezzato LiciaCube, prenderà parte alla missione Dart, programmata dalla Nasa nel 2021. La spedizione verificherà la possibilità di modificare l’orbita dell’asteroide Didymos attraverso l’impatto di una sonda alla velocità di 21mila chilometri l’ora a oltre 10 milioni di chilometri dalla Terra. LiciaCube, che sta per Light Italian cubesat for imaging of asteroids, si separerà dalla sonda principale per documentare gli effetti dell’impatto.
“La deflessione dell’orbita è una capacità che un giorno potrebbe salvare il nostro pianeta da potenziali minacce di asteroidi in rotta di collisione”, aggiunge Avino. Un fatto ancor più significativo, se si pensa che la tecnologia fornita da Argotec è “all in house”, cioè concepita, realizzata e testata in azienda. “Per la nostra capacità di proporre soluzioni ‘chiavi in mano’ un mese fa siamo stati certificati dal Nasa Jpl Deep Space Network come centro di controllo per satelliti di piccole dimensioni nello spazio profondo”. Sono successi che trovano riscontro anche nell’andamento aziendale: per il 2019 il fatturato previsto è di 5,5 milioni di euro, in aumento del 77% rispetto all’anno scorso; il risultato operativo (Ebit) è, inoltre, segnato da un trend positivo, in rialzo del 75% negli ultimi 12 mesi.
“È un momento buono per il settore, sebbene lavorarci richieda una struttura avanzata e le idee chiare. In questo senso l’evento di Milano testimonia come diverse aziende valutino da anni un percorso spaziale con noi. Ci concentreremo principalmente su due ambiti: da un lato il comfort dei futuri alberghi e dei voli turistici in orbita; dall’altro la sperimentazione tecnico scientifica”. Un ramo, quest’ultimo, che Argotec presidia da tempo, come dimostra l’accordo Utiss che dal 2018 la vede fornire all’Asi supporto ingegneristico e logistico agli esperimenti sulla Iss. “Un esempio”, anticipa Avino, “è la collaborazione con il gruppo veronese Performance in lighting per lo sviluppo di sistemi innovativi di illuminazione nello spazio. È una tecnologia che, assecondando un’altra nostra ambizione costante, ha applicazione evidenti anche sulla Terra. Perché oggi abbiamo l’opportunità di ripensare uno spazio completamente diverso. Uno spazio che contamini chiunque”.
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