Questo articolo è apparso sul numero di Forbes di ottobre 2019. Abbonati
Questa storia inizia quando una bambina di soli 11 anni vede una pianta digitale realizzata con Arduino di cui subito si innamora. Decide di acquistare un kit della piattaforma hardware e, in brevissimo tempo, dopo alcuni progetti iniziali, realizza il suo primo robot in grado di muoversi evitando gli ostacoli. In terza media scrive la tesina utilizzando Facebook e intervistando l’astronauta Luca Parmitano mentre era nello spazio, a dimostrazione di come la rete possa essere utilizzata anche dai bambini in maniera intelligente.
Da lì per Valeria Cagnina, classe 2001, è stata tutta un’escalation: da piccoli eventi, ai primi discorsi in pubblico, alla partecipazione al TEDx a soli 14 anni, e infine all’estate al Mit di Boston al Dipartimento di Robotica l’anno seguente. “Il mio compito era quello di costruire un robot autonomo in grado di muoversi da solo all’interno di una città simulata, sul modello della Google Car. Fu un’esperienza folgorante per me. Ho visto professori universitari con le papere sulle cravatte che ballavano i jingle mentre spiegavano e sentivo i discorsi sulla poesia del codice nei pub”.
Poi a 16 anni ha fondato una scuola e cominciato a insegnare robotica e tech ai bambini a partire dai 3 anni. “La cosa funzionava”, racconta. “In pochissimo tempo le richieste erano tantissime e non riuscivo più a gestirle da sola. Ho pubblicato un annuncio sui social per cercare collaboratori e ho incontrato Francesco (Baldassarre ndr). La naturale evoluzione è stata OFpassiON”, una vera e propria azienda di robotica educativa. “Ci rivolgiamo a bambini e ragazzi, ma anche a team building aziendali in piccole, medie e grandi realtà come Cisco, Michelin, Enel, Allianz, IBM ed Electrolux. Partecipiamo a eventi e fiere internazionali in Italia, in Europa e negli Usa”, dice.
La grande ambizione è quella di stravolgere il mondo dell’education per fare in modo che ogni bambino – e ogni persona in generale – possa imparare in modo positivo. Partendo dal presupposto che l’apprendimento può essere divertente. “Qui la scuola è ancora arretrata, noiosa, ripetitiva e quasi mai al passo con il mondo, che procede alla velocità della luce. Ho appena dato l’esame di maturità con un dizionario cartaceo: sono almeno 15 anni che il mondo “là fuori” non lo usa più”. Valeria, insieme a Francesco, cerca di utilizzare la robotica per aiutare i dreamers (così chiamano chi partecipa ai loro corsi) a essere curiosi, a esplorare, a scoprire a ogni età le loro passioni. “Se tutti potranno fare, come facciamo noi ogni giorno, un lavoro soddisfacente ed appagante, nessuno lavorerà un solo giorno della propria vita e il mondo sarà un posto migliore”.
Ironia della sorte Valeria non ha avuto una bella esperienza con la scuola tradizionale. “Sono stata costretta dalla preside ad abbandonarla l’ultimo anno di superiori, pur avendo ottimi voti e ho dato la maturità da privatista, in un altro istituto, conseguendo il punteggio di 90/100”. E non è certo un caso isolato secondo Valeria. “L’approccio di troppi insegnanti è altamente negativo: il senso di fallimento e di frustrazione che trasmettono agli studenti ogni giorno, per mezza giornata, per anni e anni della loro vita è a dir poco distruttivo. È folle che ai bambini piaccia solo ginnastica perché possono correre e non sono costretti per ore su un banco di scuola. È indice di una scuola incentrata su chi insegna e non su chi impara”. Come quella volta, ricorda, che la polizia postale è venuta nella sua scuola a parlare del web per dire che internet andrebbe utilizzato dopo i 18 anni. “Il modo perfetto per creare disoccupati”. Ed ecco perché tra le regole basilari della scuola OFPassion c’è il motto “imparare facendo”. “Niente è impossibile. Con determinazione, fatica e duro lavoro si può arrivare dove si vuole, ricordandosi sempre che solo sul dizionario successo viene prima di sudore”.
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