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La storia di Clarissa Campironi, la pittrice degli emiri

Clarissa Campironi ©2020 Guglielmo de’ Micheli

Articolo tratto dal numero di giugno di Forbes Italia.

La vita, lo stile e l’anima di Clarissa Campironi erano già scritte prima che lei nascesse. Racconta: “Tutto parte da mio padre, quaranta anni fa, lui era già attentissimo alla qualità del cibo e a uno stile di vita sano. Era un viaggiatore, tanto da andare in India in macchina alla ricerca dei veri maestri di yoga. È incredibile per quanti aspetti la mia vita assomigli alla sua”. Verrebbe da pensare che Clarissa sia cresciuta on the road, in realtà ha vissuto a Milano sin dall’infanzia e qui ha iniziato prestissimo a esprimere e formare il suo animo artistico, dalla danza fino agli studi all’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Clarissa Campironi ©2020 Guglielmo de’ Micheli

Il vero momento di svolta, quel salto da appassionata d’arte ad artista riconosciuta, è arrivato nel 2011. Ancora giovanissima, ha vinto il premio Art your Food dell’International Migration Art Festival (Imaf), con Scoppierà?: uno stupendo carboncino e pastello su tavola che raffigura il bambino cinese più grasso del mondo evidenziando i tratti del consumismo e dell’obesità, problemi sempre più globali tanto da essere il fulcro dell’Expo 2015 a Milano pochi anni dopo.

Grazie a questo riconoscimento, le opere di Clarissa hanno iniziato ad avere mercato e le hanno permesso di aprire un grande studio sui Navigli. “Però, con il passare del tempo”, ricorda, “Milano mi stava sempre più stretta e ho iniziato a viaggiare e cercare città che avessero energia e mi ispirassero. Ho vissuto a Shanghai, dove oltre all’arte mi sono dedicata alla cultura del cibo asiatico. Poi, dopo un altro periodo di vita milanese coincisa con l’Expo, sono ripartita e mi sono stabilita per un certo periodo a New York”. 

Negli anni di vita all’estero la sua arte ha continuato a darle soddisfazione e il suo stile si è evoluto parallelamente alla cultura che la circondava. Più che collaborare con le gallerie, ha lavorato con il passaparola e le conoscenze personali. Sono molte le sue opere appese in case e sale riunioni importanti, soprattutto a Milano e New York. 

È proprio grazie a queste relazioni, che un giorno del 2017, è arrivata un’offerta eccezionale: uno degli sceicchi più importanti degli Emirati Arabi l’ha voluta per dipingere un suo ritratto a grandezza naturale. “Per me è stato un onore incredibile. Così ho iniziano a viaggiare a Dubai e a scoprire questa città e questa cultura così affascinante”. 

In realtà nei viaggi a Dubai Clarissa non ha trovato solo come esprimere la sua arte, ma anche le sue altre grandi passioni: lo yoga e il nutrizionismo. Naturalmente in città frequentava i luoghi e gli eventi in cui si riconosceva e fra questi non poteva mancare Art Dubai, la manifestazione principe in fatto d’arte in Medio Oriente. È qui che un giorno ha incontrato un ricco imprenditore indiano, collezionista d’arte e di oggetti di design, in particolare italiani. Quando lui ha scoperto le passioni di Clarissa, l’ha invitata al Pema Wellness, il suo resort di lusso nel sud dell’India, uno dei luoghi più esclusivi del Paese, quasi una clinica dove tutto è incentrato su yoga e cibo. Praticamente per Clarissa è stato come arrivare in paradiso, c’è stata un mese e ne è ripartita con il titolo di Pema Wellness Worldwide Ambassador. Ha iniziato a usare Dubai come hub per poter viaggiare facilmente in tutto il mondo e promuovere il resort.

“Sono tornata in Italia per sistemare le mie cose e poi ho iniziato a viaggiare per congressi sul benessere in giro per il mondo. Quindi mi sono trasferita definitivamente a Dubai. Dal marzo 2019 ho anche il visto residenziale, ormai sono proprio una local”.

Come è vivere qui in pianta stabile? “Sto benissimo! Questa città è un mix di cultura araba e globalizzazione. È un equilibrio perfetto fra tradizione e contaminazione positiva dal resto del mondo. Qui le idee buone arrivano, ma droghe, alcol o decadenza occidentale non mettono piede. Se rimani nell’equilibrio tracciato dalla legge, qui vivi benissimo”.  

Clarissa Campironi ©2020 Guglielmo de’ Micheli

Si ferma un attimo, come a riflettere, poi riprende: “Naturalmente dipende dal carattere che hai. In realtà chi non sopporta le regole qui fa fatica. Ma io non ho niente da nascondere, sono ben contenta che ci siano leggi e telecamere ovunque, così mi sento sicura”.

 

E cosa manca rispetto all’Italia? “Personalmente a me mancano le stagioni. Qui il clima è buono, ma è sempre estate, mi manca vestirmi da inverno, gli stivali, le sciarpe”. E poi c’è l’amore: “Gli occidentali sono in transito, hanno fretta e ci provano come capita. Invece gli emiri sono persone serie e ti corteggiano all’antica, come diremmo in Italia. Se ti invitano a cena, è una cena formale, è già una dichiarazione. Ma a me, più che gli uomini, ha sempre interessato l’arte, il cibo e la cultura delle città in cui ho vissuto e sono quasi sempre stata single nella mia vita”.

Viene spontaneo domandarle quanto questa vita movimentata e poliedrica alimenti la sua creatività. Lei chiude gli occhi e con un tono più caldo di prima dice: “Tanto”. Poi li riapre, drizza la testa e, come a spigarmi, continua: “Se dipingessi soltanto, diventerei arida e senza idee. Adesso sto andando anche oltre la pittura. L’anno scorso ho fatto una performance che unisce pittura e balletto, ne è uscita una cosa che a me piace molto”. Non rimane che chiedere quale sarà la prossima fermata. “Non lo so, non voglio pensarci. Per vivere a pieno le esperienze non devi pensare che siano a termine …sono una sognatrice e ogni giorno vivo come se ci fosse sempre un altro sogno domani”.

 

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