lavoro da casa - meeting in remote working
Innovation

Stanchi dopo una giornata di riunioni da remoto? E’ normale, lo dice l’analisi delle onde cerebrali

(Shutterstock)

L’analisi delle onde cerebrali dimostra che la fatica che spesso si percepisce a causa delle riunioni da remoto ha base reale. Sembra infatti che la collaborazione da remoto sia più mentalmente più sfidante rispetto a quella di presenza, come dimostrano alcuni indicatori di stress. Allo stesso tempo però sembra che anche tornare a collaborare in presenza risulti faticoso, perché i meccanismi sociali e organizzativi della collaborazione digitale non si replicano esattamente a livello fisico. Insomma, l’esperienza della pandemia è destinata a impattare anche in fase di rientro ponendo alcune sfide in termini di collaborazione.

E’ uno dei risultati a cui è giunta la nuova edizione del Work Trend Index di Microsoft che riunisce i risultati di una survey globale di Harris Poll su oltre 2.000 persone attive da remoto in 6 Paesi (circa 350 individui in Italia) e le evidenze di oltre 30 progetti di ricerca di Microsoft con cui si è cercato di comprendere l’esperienza dei “remote worker” attraverso survey, interviste, analisi, focus group e studi sul cervello umano. 

I video-meeting generano fatica, come emerge dallo studio dei marcatori di stress che risultano più significativi nei casi di video-conference rispetto ad altre attività lavorative come la gestione di e-mail. Gli elevati livelli di concentrazione richiesta determinano l’insorgere della fatica intorno ai 30/40 minuti e nelle giornate particolarmente affollate di riunioni video si inizia a percepire lo stress dopo un paio d’ore di lavoro. Tra le cause: la necessità di concentrarsi continuamente sullo schermo per estrapolare informazioni rilevanti, la minor disponibilità di segnali paraverbali che tipicamente aiutano a gestire la conversazione, la condivisione dello schermo che impedisce di visualizzare bene le persone con cui si sta interagendo. Un consiglio è fare pause regolari ogni 2 ore e limitare i meeting a 30 minuti.

Ulteriori aspetti di indagine trattati del Work Trend Index vanno dal futuro dell’orario di lavoro fino al ruolo in evoluzione degli uffici fisici. 

La pandemia potrebbe aver cambiato la cultura del lavoro per sempre, accelerando una maggiore compenetrazione di vita lavorativa e privata. Oltre la metà dei genitori intervistati, il 54% a livello globale, ha dichiarato che è stato difficile bilanciare le esigenze personali mentre lavorava da casa. Su scala internazionale questa sfida è stata percepita in modo particolare dai millenials e dalla generazione Z, presumibilmente perché tra gli under-40 è più facile rintracciare i doveri legati alla gestione di figli piccoli e la necessità di condivisione degli spazi abitativi. L’Italia in questo caso è risultata in controtendenza, dal momento che i più (66%) dichiarano di aver gestito senza difficoltà il work-life balance e anche tra i millenials (65%) e la generazione Z (67%) non è stato un problema. In questa situazione, inoltre, si è generata una maggior empatia tra colleghi (62% la media globale e 54% il dato italiano), ognuno più conscio delle sfide personali degli altri. Altro dato positivo è relativo all’inclusività del lavoro. Oltre il 52% delle persone a livello globale e a livello italiano si sono sentite più valorizzate o incluse in quanto partecipanti da remoto ai meeting, dal momento che in modo molto paritario tutti si sono trovati a operare nella stessa modalità di virtual room. E la chat è diventata sempre più uno strumento di condivisione del proprio punto di vista: i messaggi chat durante i meeting via Teams sono cresciuti di oltre 10 volte da marzo a giugno.

I confini della giornata lavorativa canonica 9-18 potrebbero sbiadire. I trend di utilizzo di Teams dimostrano che le persone sono più attive la mattina e la sera, ma anche nei weekend. Le chat sono cresciute tra il 15% e il 23% nella fascia tra le 8.00 e le 9.00 e tra le 18.00 e le 20.00 e stanno spopolando durante il weekend dove sono cresciute del 200%.

Gli uffici fisici non scompariranno: secondo gli studi di Microsoft il lavoro del futuro sarà più probabilmente un mix fluido di incontri fisici e collaborazione da remoto. L’ 82% dei manager a livello globale e addirittura l’89% in Italia si aspetta policy più propense al lavoro agile nella fase post-pandemica. In Italia il 72% di manager e dipendenti ha proprio espresso il desiderio di continuare a lavorare da casa almeno part-time. Esistono tuttavia alcuni nei: a livello globale, in molti (60%) si sentono meno connessi ai propri colleghi e solo il 35% ha uno studio in cui lavorare, perciò sono frequenti le distrazioni, i problemi di connessione e la mancanza di ambienti ergonomici. Di conseguenza se è vero che il futuro del lavoro sarà più agile di quanto sia mai stato finora, è altrettanto vero che le sedi fisiche con i loro vantaggi in termini ergonomia e relazione continueranno a rivestire un ruolo importante.

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