Secondo un sondaggio realizzato da Ipsos per l’Agenzia Nazionale per i giovani, l’80% dei giovani è disposto a fare un’esperienza di studio o di lavoro all’estero nonostante il lockdown.
Sanno che andare a studiare o a lavorare all’estero è un’opportunità imperdibile per confrontarsi con altre culture e fare nuove esperienze fondamentali per la propria crescita e spendibili poi sul mercato del lavoro.
Come conferma un’altra ricerca, realizzata dal R.A.Y. (“Research-based Analysis and Monitoring of European Youth Programmes”), per le Agenzie Nazionali europee, secondo cui l’80% dei ragazzi che partecipa a programmi europei ritiene di avere maggiori chances lavorative. Soprattutto per mezzo dell’acquisizione di soft skills, intese come capacità ed abilità non legate ad una specifica conoscenza tecnica ma di qualità personali e comportamentali che favoriscono una prestazione lavorativa di alta qualità.
I giovani in questa ricerca non sono soli: l’Agenzia Nazionale Giovani, tra i tanti servizi istituzionali offerti propone il Programma Erasmus Plus, un programma dell’Unione Europea che offre opportunità di studio, formazione, di esperienze lavorative o di volontariato all’estero per i giovani, promuovendo sinergie tra i diversi settori. Ma un altro programma gestito dall’Agenzia è il Corpo Europeo di Solidarietà, un nuovo programma nato su iniziativa dell’Unione europea e in continuità con il Servizio Volontario Europeo del Programma Erasmus+. Si offrono così ai giovani nuove opportunità di partecipazione ad attività di volontariato, tirocinio e lavoro nell’ambito di progetti destinati ad aiutare comunità e/o popolazioni in Europa, e ai gruppi di giovani, non appartenenti anche ad organizzazioni, di realizzare progetti di solidarietà a livello locale, con l’obiettivo di costruire società più inclusive.
Nel 2019 l’Agenzia Giovani ha erogato oltre 18 milioni di euro per progetti che hanno coinvolto circa 25mila ragazzi nell’ambito dei programmi europei Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà, il network radiofonico “ANG inRadio” con 44 stazioni in tutta Italia che vede impegnati 600 giovani speaker, 26 palestre di progettazione con 1240 partecipanti, 2300 Youth Worker formati, la creazione del network di 260 Europeers, e 88 eventi sul territorio che hanno visto la partecipazione di oltre 10mila ragazzi.
Nel 2019 sono stati presentati 1511 progetti in Erasmus+ e 414 progetti in ESC e sono stati investiti complessivamente nei progetti più di 18 milioni di euro, la cifra più alta impegnata nel corso della vita del programma dall’Agenzia Nazionale.
Forbes Italia ha incontrato il manager Domenico De Maio, dal 2018 Direttore Generale dell’Agenzia di governo, per saperne di più.
I risultati dicono che avete dato un’impronta diversa all’Agenzia. Come ci siete riusciti?
Siamo partiti da innovazioni dal punto di vista manageriale. Abbiamo voluto interrogarci sul senso di un’agenzia nazionale che gestisce fondi europei: che deve essere quello di diminuire la distanza tra Bruxelles e il territorio, mettendo in campo azioni operative per supportare i giovani ad accedere alle misure europee. Con strumenti che ci hanno permesso di andare incontro ai giovani e accompagnarli nella progettazione. E per fare in modo che L’accesso non fosse consentito solo a una élite ma a tutti.
Cosa è cambiato dopo l’esplosione di Covid?
I programmi non si sono mai fermati, ma con Covid abbiamo dato possibilità di prorogare scadenza dei progetti. E li abbiamo ripensati in blended mobility, quindi in parte fisica e in parte online. Ma l’80% dei ragazzi è pronta a ripartire e non paragona esperienza fisica a quella virtuale.
E’ cambiato qualcosa anche a livello di organizzazione interna?
Lo smartworking messo in campo quest’anno per noi è stata un’esperienza naturale. Perché avevamo già messo in campo un percorso prima della pandemia. Già da dicembre 2019 abbiamo autorizzato il 100% del personale a lavorare da casa su richiesta. Quindi avevamo già pronti quei processi organizzativi che hanno fatto migliorare performance. Oggi così lavoriamo sugli obiettivi e non sul tempo.
Avete anche promosso uno strumento inedito, quello della radio. Come si inserisce nella vostra offerta?
Abbiamo creato ANGinRadio, sviluppata attraverso network dal basso e sono nati 44 presidi radiofonici, rappresentati da un gruppo di giovani che racconta il territorio ma anche l’Agenzia. Questo ha generato un meccanismo moltiplicativo sul territorio, dove questi giovani sono diventati nostri ambasciatori. Ora abbiamo lanciato una seconda edizione e puntiamo a raddoppiare i numeri della partecipazione. L’Agenzia diventerà così sempre più punto di riferimento per i giovani sul territorio e presidio costante di partecipazione democratica.
Qual è il risultato che la rende più orgoglioso tra quelli che avete raggiunto?
Negli ultimi due anni siamo riusciti ad arrivare a quelle fasce di popolazione che di solito non guardavano a esperienze come quelle che proponiamo. Basti pensare che nel 2019 il 42% dei progetti approvati dall’ANG sono di organizzazioni che hanno partecipato per la prima volta ai programmi. I giovani sono un asset strategico, ed è giusto metterli al centro come protagonisti. L’Italia non si rilancia senza il loro contributo.
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