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Come l’European Investment Fund sta sostenendo la ripartenza delle Pmi italiane

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Articolo apparso sul numero di Forbes di agosto 2020

Il rilancio dell’economia nell’Unione europea passa anche dalla salute della piccola e media impresa. Secondo fonti ufficiali dell’Ue, infatti, le Pmi costituiscono il 99% delle imprese comunitarie (sono 23 milioni in tutto), fornendo circa i due terzi dei posti lavoro nel settore privato (90 milioni di persone) e contribuendo a più della metà del valore aggiunto totale creato dalle imprese dell’Unione (3.900 miliardi di euro).

Dalla meccanica all’edilizia, dai servizi in ambito tecnologico e informatico fino alla moda e al turismo, sono innumerevoli i settori della vita economica europea il cui nerbo vitale è costituito proprio da una rete di Pmi. Come in Italia, del resto, dove la piccola e media imprenditoria conta oltre 5 milioni di aziende, più di 15 milioni di occupati per un fatturato complessivo generato di circa 2 mila miliardi di euro l’anno, secondo quanto rilevato dal centro studi Prometeia. Senza dimenticare che realtà così duramente colpite dal lockdown conseguente la pandemia del Covid-19 sono a loro volta elemento vitale per la catena di approvvigionamento della grande impresa e della pubblica amministrazione.

Alessandro Tappi

In un simile quadro, saper usare bene le risorse che l’Unione europea sta mettendo a disposizione dei Paesi membri è senza dubbio fondamentale per chiunque voglia agganciare la ripresa e limitare i danni di un conto economico che a fine anno sarà impietoso: l’economia dell’Ue si contrarrà dell’8,3% secondo le ultime previsioni, per poi tornare a crescere del 5,8% nel 2021. L’Italia ha già subito una contrazione del 5,3% nel primo trimestre, ma il Pil reale potrebbe calare di ben oltre il 10% a fine anno. Un’onda minacciosa destinata a investire in pieno anche le Pmi.

Chi tra le istituzioni europee si è subito attivato per offrire un aiuto concreto nel far fronte all’emergenza coronavirus è il Fondo europeo per gli investimenti (Fei), attivo dal 1994 e che al cuore del suo business model ha proprio il supporto alla piccola e media imprenditoria. Partecipato al 59,1% dalla Banca europea degli investimenti Bei, per circa un terzo dall’Unione europea (29,7%) e per il resto da altre istituzioni finanziarie (11,2%), ha in Alessandro Tappi, il suo chief investment officer, il responsabile degli investimenti, che ammontano a circa 10 miliardi di euro l’anno, attraverso due principali linee di intervento: strumenti di equity e venture capital, da un lato, garanzie sui finanziamenti, dall’altro.

Tra le ultime misure messe in campo dall’Ue, ad aprile, la Commissione europea ha sbloccato 1 miliardo di euro da fondi comunitari a titolo di garanzia per il Fei, che così potrà fornire a sua volta garanzie per incentivare le banche e altri finanziatori a fornire liquidità, per un importo disponibile stimabile in 8 miliardi di euro, ad almeno centomila Pmi colpite dalle conseguenze economiche della pandemia. Il Fei sarà inoltre protagonista per quanto concerne il finanziamento alle Pmi anche nel piano recentemente varato dal Gruppo Bei e che prevede la creazione di un fondo di garanzia pan-europeo da 25 miliardi per sostenere prestiti e investimenti in capitale di rischio per complessivi 200 miliardi di euro.

Per capire quali possibilità simili importi possono schiudere alle Pmi è utile guardare cosa hanno permesso di fare i 9,3 miliardi di euro complessivamente impegnati finora in Italia, che peraltro hanno contribuito a mobilitare 54 miliardi di euro complessivi, grazie a più di 300 operazioni con intermediari finanziari di cui hanno beneficiato 291mila Pmi italiane. Il Fei ha infatti sostenuto una vasta gamma di iniziative: si va dalla piattaforma AlpGip, lanciata in collaborazione con cinque Regioni (Lombardia, Valle d’Aosta, Trention Alto Adige, Piemonte, Liguria), per il supporto allo sviluppo nella macroregione dell’arco alpino fino al progetto ITatech con Cassa depositi e prestiti a supporto del mercato del trasferimento tecnologico. Oppure ancora: Social Impact, a sostegno dell’imprenditoria sociale; finanziamenti a condizioni favorevoli alle pmi innovative grazie al programma comunitario InnovFin e a Cosme, il programma Ue creato per promuovere la competitività ricorrendo alla leva dell’accesso al credito; e tante altre soluzioni ad hoc dedicate, per esempio, agli studenti che cercano un prestito per l’Erasmus (progetto Erasmus+) o a chi è in cerca di un business angel che possa aiutare un’idea imprenditoriale (progetto European Angels Fund).  Tra i progetti più recenti ci sono anche quelli con la Banca Agricola Popolare di Ragusa, che mette a disposizione 200 milioni per le Pmi in Sicilia, e con la sgr Finint Investments per ulteriori 110 milioni di euro.

L’elenco degli interventi mirati predisposti dal Fei è ricco e articolato e potrebbe proseguire ancora, così come anche quello degli autorevoli partner con cui opera a livello locale nel nostro Paese, ma una cosa è certa: il suo operato dimostra l’importanza della vicinanza al territorio da parte delle istituzioni e del saper fare squadra per far fronte alla crisi. Lo ha spiegato bene Tappi quando di recente ha ricordato come “fortunatamente il supporto alle Pmi non è mai mancato in questo periodo; lo confermano le molteplici iniziative messe in atto finora dai governi”. Il punto però, secondo il responsabile degli investimenti del Fei, è che questi interventi “non sempre sono stati ben coordinati, contribuendo di fatto a rafforzare la frammentazione all’interno dell’Europa”. Fino ad aprile, almeno, quando “la Commissione europea ha iniziato a predisporre misure per aiutare le pmi a far fronte all’emergenza”. E il Fei si è fatto trovare pronto.

Tutti i numeri del Fei in Italia

  • 291mila: le Pmi italiane che hanno beneficiato finora delle operazioni del Fei
  • 9,3 miliardi di euro i capitali totali impegnati finora in Italia finalizzati a mobilitare 54 miliardi di euro
  • 7,5 miliardi  di euro la parte impegnata in garanzie, cartolarizzazioni e strumenti finanziati che ha mobilitato 44,2 miliardi di euro
  • 1,7 miliardi  di euro  la somma in capitale azionario che ha mobilito risorse per 9,1 miliardi
  • 303 il numero complessivo delle operazioni

 

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