SpaceEconomy

Il team leader della missione ExoMars ci ha svelato perché Marte può attendere

Articolo apparso sul numero di Forbes di agosto 2020. Abbonati

L’Agenzia spaziale europea non ci sarà. Per lei, l’appuntamento con Marte è rinviato a settembre 2022. Con la decisione di posticipare la seconda fase del programma ExoMars, l’Esa ha infatti rinunciato all’opportunità di far parte dell’esclusivo club di enti spaziali che nelle prossime settimane lancerà sul Pianeta rosso sonde e rover: dalla seconda metà di luglio, la finestra di lancio ottimale offerta dalla ridotta distanza dalla Terra sarà sfruttata dalla Nasa, con la missione Mars 2020, dalla Cina con Tianwen-1 e dagli Emirati Arabi con Hope. In parte imputabile alla sospensione dei preparativi imposta dalla pandemia, il rinvio dell’atterraggio del primo rover Esa sulla superficie marziana può essere interpretato alla luce dell’approccio lavorativo dell’agenzia, che non può prescindere dalla varietà di competenze appartenenti al comparto privato e distribuite su tutto il territorio europeo. È una decentralizzazione che non ha permesso di rispondere in modo rapido all’emergenza globale, ma che insieme certifica lo stato di salute dell’industria spaziale del vecchio continente, capace di coprire, con l’Italia in prima linea, tutta la filiera di riferimento. Una filiera già proiettata ad affrontare le sfide marziane del dopo ExoMars, come riferisce Francois Spoto, team leader della missione.

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Covid-19 a parte, quali sono i motivi che hanno causato il rinvio del lancio di ExoMars al 2022?

A causa della consegna tardiva dell’equipaggiamento avionico da parte dei nostri partner russi e delle difficoltà legate alle prestazioni di questa componente, l’integrazione e l’esecuzione dei test sulla navicella sono avvenute in ritardo. A marzo 2020, una parte dei test ambientali, che sarebbero dovuti terminare prima di inviare la navicella a Baikonur, non era stata finalizzata. I risultati di una valutazione dei rischi associati a un possibile lancio, che evidenziava la presenza di 18 criticità, sono stati quindi presentati al direttore dell’Esa, Johann Wörner, e a quello di Roscosmos, Dmitry Rogozin, che hanno deciso di posticipare la partenza di ExoMars di due anni. Nel frattempo il Covid-19 aveva colpito Russia, Italia e Francia, dove la navicella si trovava per i test ambientali, impedendo così il loro completamento.

Quali conseguenze avrà la perdita di questa chiamata per Marte sulla partecipazione dell’Esa ai programmi di esplorazione del Pianeta rosso?

Non poter lanciare la missione nel 2020 è stato un grande disappunto, ma sarebbe stato peggio per l’Europa e la Russia confermare la data di partenza e assistere a uno schianto su Marte, come accaduto nel 2016 al lander sperimentale Schiaparelli. Ciò che oggi conta è dimostrare il prima possibile di possedere le tecnologie per effettuare l’entrata nell’atmosfera del Pianeta rosso, la discesa e l’atterraggio sicuro sulla sua superficie. Un successo è l’unico modo per provare che Esa e Roscosmos possono combinare le capacità e i prodotti necessari per giustificare le future missioni di esplorazioni di Marte, come Mars Sample Return, per cui l’ultima Ministeriale dell’agenzia ha già approvato un contributo di 600 milioni per il biennio 2020/2022. Suddiviso in più fasi e frutto della collaborazione con la Nasa, il programma avrà l’obiettivo di riportarci a Terra campioni del suolo marziano entro il 2031. L’Esa e le aziende europee dovranno essere in grado di fornire tre importanti contributi: il Sample Fletch Rover, responsabile del recupero dei campioni prelevati dalla missione Mars 2020; il braccio robotico che li trasferirà dal rover a uno speciale contenitore all’interno di un razzo sul lander; e l’Earth Return Orbiter, che, una volta espulso nell’orbita marziana, individuerà il contenitore, lo catturerà e lo riporterà a terra. La realizzazione del progetto Ero è stata affidata ad Airbus Defence and Space France, mentre Thales Alenia Space Italia, in qualità di co-appaltatore, sarà responsabile del sistema di telecomunicazione, del modulo di inserimento dell’orbita, dell’integrazione e dei test di assemblaggio. L’Esa ha inoltre inviato una richiesta di preventivo ad Airbus per la fornitura del Sample Fetch Rover, mentre Altec dovrebbe avere l’opportunità di concorrere alla realizzazione del centro di controllo del veicolo. Entro la fine del 2020 verrà indetta una gara d’appalto relativa alla produzione del braccio robotico di trasferimento, per la quale aziende italiane come Leonardo potrebbero essere selezionate.

Che cosa pensa delle missioni della Nasa, dell’agenzia cinese e dell’emiratina Hope, che fra qualche settimana saranno sulla rampa di lancio? 

Dobbiamo innanzitutto riconoscere la lunga esperienza già maturata dalla Nasa nella progettazione e realizzazione di missioni marziane e gli ingenti investimenti che la Cina sta destinando allo spazio. La metodologia di acquisizione e di integrazione dei prodotti spaziali negli Stati Uniti e in Cina è inoltre più concentrata a livello industriale e geografico, caratteristiche che la rendono meno vulnerabile a una crisi sanitaria come quella recente. L’approccio dell’Esa è diverso, poiché delega alle industrie e alle istituzioni scientifiche europee molti degli equipaggiamenti e dei servizi. Sono contributi che, nel caso della costruzione di una navicella, devono essere raggruppati, assemblati e testati. Questo processo distribuito è più lento, ma garantisce opportunità commerciali equilibrate per l’industria spaziale in Europa.

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