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La Serie A dice sì ai fondi di investimento: cosa cambierà?

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Photo by Paolo Bruno – Getty Images

Cambiare per crescere, non rimanendo ancorati a un modello di business non più redditizio. È con questa convinzione che la Lega di Serie A ha deciso di dire di sìcome riporta una nota ufficialeal mondo del private equity e alla cordata di fondi di investimento affascinati dall’ipotesi di poter annoverare nel loro portafoglio tutto ciò che orbita attorno al massimo campionato di calcio italiano.

Diritti tv, ricavi commerciali e strutture. Sono questi i tre principali obiettivi che ruotano intorno a questa nuova grande fusione sportiva-finanziaria e che subiranno una trasformazione, sia dal punto di vista prettamente economico, sia dal punto di vista di ammodernamento.

Come cambia la Serie A con i fondi di investimento

Anche se ancora la Lega Serie A non ha deciso a quale fondo di investimento tendere la mano, visto che da una parte c’è l’offerta del trio Cvc-Advent-Fsi da 1,625 miliardi e dall’altra quel del duo Bain-Nb Renaissance da 1,35 miliardi (entrambe con meccanismo di minimi garantiti da 1,5 miliardi di ricavi annui, anche se con modalità diverse), una cosa certa: il massimo campionato di calcio italiano, con tutti i suoi interessi economici (e non) annessi, darà vita ad una nuova media company.

Questo, senza dubbio, è il più grande cambiamento che la Serie A si avvia a realizzare in un momento molto delicato per l’industria del pallone che a causa della crisi innescata dal Covid-19 ha subito e sta subendo importanti perdite economiche. La chiusura degli stadi, la diminuzione dei trasferimenti, la lotta economica sui diritti tv e la svalutazione economica delle rose, solo per citarne alcuni esempi, lo dimostrano.

Proprio il Covid-19 è stato, forse, il fattore che inevitabilmente ha convinto tutti i presidenti di Serie A a prendere questa decisione. Decisione che, grazie alla creazione di una nuova media company, porterà il massimo campionato italiano a dover stravolgere il sistema legato ai ricavi commerciali, in particolare quello dell’assegnazione dei diritti tv. Infatti, se da una parte questa newco manterrà una faccia sportiva, dall’altra sarà lei stessa (al cui interno sarà molto rilevante la decisione dei fondi di investimento) a trattare il rapporto con i broadcasters e vendere i diritti tv (di conseguenza sarà eliminato il canale della Lega).

E, quindi, se in un campo si sta giocando la partita che porta alla costituzione di una nuova società (il cui valore si attesterebbe a circa 10 miliardi di euro) in cui far confluire i diritti tv di 10 anni, in un altro stadio la Serie A sta affrontando un altra sfida imminente: l’accordo per la commercializzazione del triennio dei diritti tv 2021-2024, forse uno dei più difficili della sua storia.

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