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In che modo il cloud ha permesso di fronteggiare la crisi secondo una ricerca di Aruba Enterprise

Massimo Bandinelli, marketing manager di Aruba Enterprise
Massimo Bandinelli
Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.
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Nel corso di questi ultimi mesi il nostro Paese è stato messo alla prova e gli è stato chiesto di crescere ulteriormente a livello digitale e con una velocità imprevista. E si è avuta una certa accelerazione, grazie a due attori: da un lato i provider, che stanno permettendo a tutti di fruire di servizi ormai indispensabili da qualsiasi postazione di lavoro; dall’altro le aziende, che hanno capito come, grazie a questo genere di servizi, sia possibile mandare avanti il proprio business anche in un momento come quello che stiamo vivendo.

Secondo un sondaggio della divisone Enterprise di Aruba realizzato con Cionet Italia, oltre il 40% degli intervistati dichiarava che la propria azienda era pronta per lo smart working già prima dell’emergenza; a luglio quasi il 70%. E le tecnologie che hanno maggiormente supportato le aziende nel corso della crisi sono state il cloud e la digitalizzazione documentale, fondamentali rispettivamente per il 59% e per il 72% degli intervistati. Tra le tecnologie che hanno visto aumentare il proprio utilizzo nel periodo di emergenza, il cloud è quella che ha permesso di fronteggiare meglio la crisi, ma dall’indagine emerge come le aziende avessero già iniziato ad attrezzarsi a riguardo. Prima di marzo, già il 25% degli intervistati disponeva in azienda di un’infrastruttura in cloud, per il 44% dei rispondenti la tecnologia cloud faceva parte anche se parzialmente della propria quotidianità operativa, mentre solo per il 31% questa era quasi del tutto assente. Quanti hanno potuto disporre di soluzioni cloud nel corso dell’emergenza confermano come sia stato importante farne uso: il cloud è stato ritenuto fondamentale per il 59% degli intervistati, molto utile per il 35% e abbastanza utile per il 6%. A quanti non disponessero di infrastrutture cloud, è stato chiesto se sia stata questa l’occasione per rivalutare la possibilità di migrare in cloud: il 55% continua a restare della propria opinione, mentre il 31% sta facendo delle valutazioni a riguardo e il 14% ha già avviato la migrazione.

Un altro ruolo cardine in questo processo di digitalizzazione è affidato ai trust services, i servizi fiduciari qualificati utilizzati per la dematerializzazione dei processi interni alle aziende. È in questo ambito che si collocano quei progetti e soluzioni IT di Aruba Enterprise, che vertono su una personalizzazione fatta sulle espresse esigenze richieste da aziende e pubblica amministrazione. Anche in questo caso, è stato chiesto agli intervistati se i propri workflow documentali fossero completamente digitalizzati prima della pandemia. Il 46% ha confermato, il 31% ha dichiarato una parziale digitalizzazione e il 23% ha affermato che i documenti in azienda non erano affatto digitalizzati. Tra quanti avevano già la propria documentazione digitalizzata, il 72% ritiene che aver potuto disporre dei flussi in digitale ha rappresentato un valore assoluto per affrontare la crisi. Al contrario, è solo il 3% a ritenere che siano stati poco utili. Inoltre, il 31% di chi ne era sprovvisto pre-Covid ha asserito di avere già un progetto in corso, mentre il 63% lo sta valutando.

“Ciò che possiamo confermare dall’osservatorio di Aruba”, ha commentato Massimo Bandinelli, marketing manager di Aruba Enterprise, “è la crescente tendenza ad affidarsi al digitale e in particolare alle soluzioni ibride: in termini di cloud, sono i progetti di hybrid cloud che vanno per la maggiore, poiché consentono la completa integrazione tra virtuale e fisico. In ambito di trust services, i casi d’uso più frequenti prevedono l’integrazione di diverse soluzioni come firme digitali, qualificate e grafometriche e conservazione digitale che concorrono alla dematerializzazione dei workflow aziendali”.

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