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Casting digitali al 100%: il LinkedIn delle modelle creato da un under 30

Sergio Pitrone creatore di Icast per una piattaforma online di casting
Sergio Pitrone
Articolo tratto dal numero di dicembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.

Da bambino il siciliano Sergio Pitrone era un piccolo sognatore come tutti i bambini della sua età. Un idealista pragmatico, come ama definirsi, che quando inizia a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, scrive su un post-it lasciato come monito nella sua casa di Messina, che dieci anni dopo avrebbe gestito due aziende. Nel corso degli anni, quei due sogni si sono realizzati e portano i nomi i Icast, piattaforma per i casting di moda digitali e Vertumn, che supporta i brand nella costruzione di un’adeguata strategia comunicativa. Già tra i banchi di scuola Sergio era un visionario: organizzava eventi, pubblicava sui social. Si è laureato alla Cattolica di Milano con sei mesi di anticipo, indirizzo economia, e ha vinto due borse di studio, una di merito e una Erasmus+. “Vivo a Milano ma penso vista mare, proteso verso il dopo, curioso di scoprire cosa si nasconde oltre l’orizzonte”, racconta Sergio, che ha iniziato a lavorare nel mondo della comunicazione per l’ufficio stampa dell’azienda Piazza Sempione e successivamente nella casting direction di Love Moschino.

Esperienze che gli hanno permesso di studiare da vicino il funzionamento del mondo del casting e rendersi conto della sua carente organizzazione. “Un processo che a mio parere doveva essere solo ed esclusivamente creativo si rivelava un susseguirsi di passaggi, mail e refusi. Proprio in quel frangente ho avuto l’idea di semplificare il processo digitalmente premiandone la componente umana”. Quell’idea diventa la sua tesi di laurea e, poco dopo, grazie all’amico Giulio Aiello oggi co-fondatore e coo di Icast, è diventata realtà. Al team si uniscono poi Marco Pino come cfo e co-fondatore e Giorgia Bravi, attuale cco. “Ruoli a parte”, prosegue Sergio, “il bello di una startup è la tendenza a fare di necessità virtù ed essere indotti a sviluppare tante competenze in pochissimo tempo. Insomma, fare startup è come frequentare 10 master contemporaneamente”. 

Icast fonda la sua proposta su quattro pilastri: 75% dei tempi e 65% di costi risparmiati, sprechi ambientali e cartacei ridotti fino al 100% e miglioramento del 25% del benessere sociale di tutti i lavoratori coinvolti rispetto al metodo tradizionale di casting. Forte di questi vantaggi, in poco più di un anno dal lancio, ha raccolto in un’unica piattaforma il 55% delle agenzie di modeling milanesi, 70 booker, i loro oltre 7.500 modelli e un totale di 130 professionisti del casting management. Il suo funzionamento è semplice: il cliente inserisce nel portale i dati del progetto e i dettagli del casting; dopo la registrazione, la tecnologia manderà un alert a tutte le agenzie partner che dovranno semplicemente rispondere indicando le loro proposte. A questo punto, entro 24 ore, il cliente potrà visualizzare in una sola interfaccia tutte le proposte. 

Ad oggi, dopo soli cinque anni le sinergie raggiunte dalla piattaforma includono nomi come Amazon Web Services, l’Università Cattolica, Milano Fashion Institute, Camera Moda Fashion Trust, iniziativa no profit a sostegno della nuova generazione di designer e Netwalk,  software festionale per agenzie di modeling. Durante il lockdown, poi, Sergio e la sua squadra ha deciso di aggiungere alla funzionalità del casting classico un sistema gratuito di direct booking integrato, un casting online al 100%. “Grazie a questa novità tante aziende sono tornate in attività potendo organizzare casting in totale sicurezza, senza assembramenti e in modalità smart working”. Per Pitrone, infatti, il tempo che il digitale farà risparmiare genererà due effetti postivi, uno legato al business e l’altro all’aspetto umano. Si organizzeranno molti più casting e il fatturato dell’intero ecosistema del modeling crescerà ripidamente. Il digital arricchirà anche la parte umana, etica e creativa del casting, che diventerà una scelta artistica e non più un lungo processo, finendo col premiare la sostenibilità e l’inclusività. “Chi ci criticava sono le stesse persone che 10 anni fa non avrebbero creduto alla potenza mediatica di Chiara Ferragni. Molti sono fuori moda, ma ancora non lo sanno”. 

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