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Merck sospende la sua ricerca al vaccino Covid-19. E intanto Pfizer e AstraZeneca tagliano le dosi

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(shutterstock.com)

Da possibile protagonista a osservatrice ‘sconfitta’. Potrebbe essere sintetizzato così il percorso di Merck in questa lunga e tortuosa strada nella lotta contro il Covid-19. Nonostante le previsioni, la casa farmaceutica più vecchia al mondo (nonché una delle più importanti, sia dal punto di vista strutturale che economico), ha deciso di tirarsi fuori dalla gara alla realizzazione di un potenziale vaccino contro il Covid, a causa di una “deludente risposta immunitaria” offerta dai suoi due aspiranti farmaci.

“Siamo grati ai nostri collaboratori che hanno lavorato con noi su questi vaccini candidati e ai volontari per le prove”, ha affermato in una nota ufficiale il dott. Dean Y. Li, presidente di Merck Research Laboratories. “Siamo risoluti nel nostro impegno a contribuire allo sforzo globale per alleviare il peso di questa pandemia sui pazienti, sui sistemi sanitari e sulle comunità”. Da questo momento in poi, quindi, la casa farmaceutica americana focalizzerà tutti i propri sforzi su un unico obiettivo: lo sviluppo e la produzione di due nuovi farmaci sperimentali anti-Covid, l’MK-7110 e l’MK-4482. 

Ritardi e dosi mancanti: cosa sta succedendo con i vaccini autorizzati

Se da una parte Merck ha deciso di tirarsi fuori dalla corsa alla realizzazione di un vaccino contro il Covid-19, dall’altra sono diversi i problemi che sono sorti nelle ultime settimane anche per quelli già prodotti, autorizzati e in via di distribuzione. È il caso dei vaccini prodotti dal duo Pfizer-Biontech e dal trio composto da AstraZeneca, Università di Oxford e Irbm di Pomezia.

Partendo proprio dall’asse americano-tedesco – che è stato il primo a iniziare la distribuzione in tutta l’Ue (con il V-day partito lo scorso 27 dicembre) – nonostante le varie rassicurazioni e l’ottima partenza, Pfizer e Biontech hanno iniziato ad accumulare ritardi e tagli delle dosi, rispetto alle cifre pattuite precedentemente. Per fare un esempio, in Italia – dopo il taglio di 165mila dosi avvenuto a metà gennaio – settimana scorsa sono state consegnate circa 48mila dosi del vaccino tedesco-americano, invece delle 397 mila previste.

Numeri che, sommati al possibile taglio del 60% delle dosi del vaccino realizzato da AstraZeneca (che è ancora in attesa dell’ok da parte dell’Ema), hanno fatto scattare in allarme sia l’Italia, sia l’Ue. Infatti, oltre ad essere intervenuto sulla questione – prima delle dimissioni odierne – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciando l’ipotesi di chiamare in giudizio l’azienda farmaceutica britannica (come già fatto con Pfizer), la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, in un tweet, ha espresso tutta la sua “insoddisfazione per la mancanza di chiarezza e per le spiegazioni insufficienti” da parte di AstraZeneca. Anche perché non bisogna dimenticare che il contratto stipulato tra l’azienda britannica e l’Ue è senza dubbio tra i più corposi, sia in termini economici sia in termini di quantità.

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