Sos: astronauti cercasi. “È stato detto che l’astronomia è un’esperienza umiliante e di costruzione del carattere. Forse non c’è migliore dimostrazione della follia delle concezioni umane di questa lontana immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di trattarci più gentilmente gli uni con gli altri e di preservare e amare il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto”, scriveva Carl Sagan, in Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space, tuttora un’ottima lettura in questi tempi di corsa alla conquista dello spazio.
Dopo undici anni si è aperta la nuova campagna astronauti dell’Esa (European Space Agency). Le astronaute e gli astronauti non sostituiranno l’attuale classe, ma ci vuole tempo per reclutare e addestrarne una nuova e le opportunità future in campo di esplorazione spaziale sono numerose, tra cui anche la missione del programma Artemis sulla Luna.
“La narrativa è cambiata, l’esplorazione dello spazio non è conquista o competizione, ma un’occasione per affermare valori europei come l’inclusione, la conoscenza, la cura del Pianeta, la passione e l’esplorazione. L’esplorazione ci offre pure una prospettiva su noi stessi. Anche se non siamo noi a viaggiare, guardare le immagini dallo spazio che ci mandano i nostri astronauti è un’esperienza che ci trasforma”, spiega l’astrofisica Ersilia Vaudo, mentre le parliamo a Parigi. La campagna comincerà il 31 marzo 2021 e la selezione andrà avanti fino al 28 maggio 2021. Ersilia Vaudo lavora all’Esa dal 1991, dove ha ricoperto diversi ruoli strategici, e ha trascorso quattro anni all’ufficio di Washington per curare le relazioni con la Nasa e gli stakeholder americani. Ora ricopre il ruolo di chief diversity officer. È stata nominata anche curatore della XXIII Mostra Internazionale Unknown Unknows. An Introduction to mysteries (dal 20 maggio al 20 novembre 2022), di Triennale di Milano, un percorso dove la scienza si fa mezzo di conoscenza per esplorare l’arte, per spingere la conoscenza oltre i propri limiti e dimostrare come le due discipline possano convivere, supportarsi e lavorare insieme. Ersilia Vaudo contribuirà al capitolo sul lavoro, formazione e welfare del primo Piano strategico nazionale per la parità di genere in Italia, che sarà lanciato dalla ministra Elena Bonetti, l’8 marzo 2021.
Nella nuova campagna astronauti lei punta molto sulla diversità, qualcosa di completamente nuovo in questo settore.
L’Esa ha 22 Stati membri e sappiamo quindi quanto la diversità di prospettive, background e culture sia una straordinaria ricchezza. Come chief diversity officer mi sono impegnata per garantire e promuovere maggiore diversità e inclusione anche rispetto ad altri aspetti quali, per esempio, l’equilibrio di genere o l’inclusione di persone con disabilità. Sono convinta che la molteplicità di punti di vista e di competenze diverse sia necessaria per continuare a innovare e ispirare la nostra missione. Nella nostra ultima campagna le donne che hanno fatto domanda erano solo il 16%, ora spero che questa percentuale aumenti. Oltretutto, per la prima volta nella storia dello spazio, lanceremo il progetto di Fattibilità Parastronauta dell’Esa, che ci permetterà di valutare le condizioni per inviare un astronauta con disabilità fisiche nello spazio. L’obiettivo è fare in modo che un futuro astronauta con disabilità non sia un “turista dello spazio”, ma possa partecipare attivamente alla missione, preservando gli aspetti di sicurezza. Questa iniziativa è per ora unica, nessuna delle agenzie spaziali l’ha mai attuata. Per questo progetto abbiamo ricevuto fondi addizionali, circa un milione di euro, e stiamo dialogando con diversi attori, tra cui anche i partner internazionali, per la sua attuazione.
Quali sono le qualità migliori per un ottimo candidato come astronauta?
È necessario avere un master in materie come la matematica, il computer science, l’ingegneria o equivalenti. Si accetta anche il diploma di pilota di test sperimentale o di Ingegnere di test di livello Master, rilasciato da una Scuola ufficiale di volo sperimentale. La formazione degli astronauti è importante considerando la grande attività legata agli esperimenti scientifici.
Una delle sue maggiori sfide è proprio di rafforzare l’interesse delle ragazze verso i mestieri legati all’avventura spaziale e a perseguire gli studi nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).
Secondo le recenti statistiche dell’Ocse, a scegliere percorsi di tipo Stem sono ancora principalmente ragazzi, anche se le donne hanno raggiunto un maggiore grado di istruzione e nel conseguire un titolo universitario. Ma le ragazze che costituiscono una laurea in materie Stem sono ancora poche. Inoltre, sempre secondo lo studio Pisa delll’Ocse, l’Italia ha grandi divari nelle competenze in matematica dei quindicenni su molti assi: territoriale, di genere, e socioeconomico. Quest’ultimo è particolarmente significativo in quanto sembra che chi appartenga a famiglie disagiate ha poi minori opportunità di intraprendere carriere scientifiche. La matematica e le materie Stem sono un abilitatore di futuro, il linguaggio imprescindibile dell’universo che ci circonda e uno sguardo sul mondo, fanno parte del perimetro di competenze in cui si immagina e si rende possibile il mondo a venire. E, offrono, quindi, maggiori possibilità di lavoro e di carriera.
Che consigli dà a chi vuole intraprendere una carriera in questi settori?
I primi consigli li dò ai bambini. Prima di tutto non devono accettare l’idea di non essere portati per la matematica. Abbiano tutti le stesse capacità e si tratta solo di trovare le condizioni giuste per coltivarle. Si può scegliere di fare il poeta invece dell’astronauta, ma le materie Stem sono comunque importanti per non rischiare di rimanere fuori da molte opportunità. La scienza è emozione e scoperta, accendere una luce per andare dove non si è ancora arrivati. Ma sono anche opportunità di essere protagonisti del futuro e contribuire alle grandi sfide, come il cambiamento climatico, sull’energia, sulla povertà. Sono una strada di emancipazione, indipendenza economica e influenza.
Qual è stato, per esempio, il suo percorso?
La mia prima grande fonte di ispirazione è stata mia madre, che era chimica e biologa. Ha sempre incoraggiato me e i miei fratelli a sperimentare e ha destato in noi grande interesse per le questioni scientifiche. In cucina sui barattoli del sale e dello zucchero scriveva sulle etichette formule chimiche invece dei nomi per stimolarci a imparare… Ritengo poi che il contatto con la natura fin dall’infanzia sia molto importante, perché stimola nei bambini la curiosità e la voglia di fare domande. Sono cresciuta a Gaeta, guardavo il mare e mi interrogavo rispetto a cosa ci fosse oltre l’orizzonte. Credo che la curiosità, la predisposizione a porsi interrogativi venga anche dal contatto con la natura. Alle medie volevo diventare vulcanologa. Qualche tempo dopo avevo deciso di studiare oceanografia, successivamente filosofia, ma alla fine tornai alla fisica e mi sono laureata in astrofisica all’Università La Sapienza di Roma.
Perché lei optò per l’astrofisica?
Mi faceva sentire libera. Anche se la letteratura e la poesia erano due grandi passioni, occuparmi di spazi infiniti, mi offriva la possibilità di contribuire a qualcosa più grande di me. Mi affascinavano lo studio della cosmologia, della meccanica quantistica, della relatività generale, opportunità di uscire dalla mia zona di comfort e vedere le cose intorno a me con una prospettiva nuova. Non ho mai desiderato diventare astronauta, non saprei perché, ma ammiro moltissimo i miei colleghi che sono andati nello spazio, deve essere una emozione straordinaria.
Cosa risponde alle critiche di coloro che sostengono che gli investimenti nello spazio sono meno utili di altri in settori di maggiori necessità o per risolvere altri problemi?
Il budget dell’esplorazione spaziale dell’Esa, costa al cittadino europeo circa di 1,20 euro l’anno. Gli investimenti hanno poi una grande ricaduta economica. Per ogni euro che “va nello spazio”, ne ritornano tre nell’economia e una parte va in tasse recuperate. Quindi, penso che sia un ottimo “affare”.
Come ha scelto l’Esa, dato che, con il suo percorso, aveva molte opportunità… E, perché la consiglierebbe adesso?
Per chi studia astrofisica, l’Esa è conosciuto essere un luogo di eccellenza, quindi ci pensavo da molto. A 28 anni, quando ho dovuto decidere del mio lavoro, ho subito guardato in quella direzione, e soprattutto, alle possibilità di lavorare al quartiere generale che è a Parigi. Lavorare a Parigi sarebbe stato bellissimo per me, in un ambiente aperto e ricco di multiculturalità.
L’Esa ha supportato il progetto della Nasa Perseverance, che è approdato su Marte il 18 febbraio 2021.
Febbraio è stato un mese molto intenso di eventi rispetto a Marte. E’ arrivata la missione “Hope”, la prima con destinazione il pianeta rosso degli Emirati Arabi, raggiunta poco dopo dalla prima missione interplanetaria cinese Tianwen-1, che manderà un rover sul suolo marziano tra maggio e giugno. L’esplorazione di Marte è molto importante per vari motivi, tra cui capire meglio l’origine della vita, per studiare l’evoluzione del pianeta e preparare future missioni umane. Marte ha avuto nel suo passato un periodo in cui era simile alla Terra, con tanta abbondanza di acqua e un clima più caldo… È molto importante comprendere cosa sia accaduto.
Come vede SpaceX e tutte le nuove aziende impegnate nella corsa per la conquista dello spazio?
È chiaro che si è allargato il perimetro e ci sono più attori istituzionalizzati e privati che operano nello spazio, ma ritengo che questo sia positivo su tutti i fronti, sia quello della ricerca che quello economico e possa stimolare più investimenti e la creazione di maggiori posti di lavoro. Fa bene allo spazio avere nuovi paradigmi.
Crede che vivremo presto su Marte come auspica Musk?
Di certo ci saranno basi sulla Luna. Per Marte, forse, servirà più tempo, ma non è pensabile l’arrivo di astronauti prima del 2040.
La robotica avrà anche un ruolo sempre maggiore nel settore dello spazio dato che sia all’Università di Berkeley che a quella di Stanford, come in molte altre istituzioni e università, si stanno facendo tantissime ricerche?
Di certo ci sarà anche sempre più esplorazione robotica e quindi ancora più possibilità di investimento.
Cosa auspica per il futuro?
Un futuro dove la scienza sia più inclusiva, perché abbiamo bisogno del talento di tutti.
Nel 2022 curerà anche la XXIII Esposizione Internazionale di Triennale di Milano, Unknown Unknows. Qualche anticipazione?
La 23ª Esposizione Internazionale sarà un viaggio di esplorazione tra arti e scienza. Ci si confronterà con l’emozione del cercare, del sorprendersi, del sentirsi fragili davanti alla vastità di ciò che ci sfugge. Si affronteranno prospettive di universi e punti di vista diversi, con designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti. Sarà un’esperienza che porterà a uscire dalla zona di comfort, da tutto quello che conosciamo e controlliamo, e che aiuterà magari a rovesciare la nostra idea del mondo e ad aprire la mente.
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