Archegos Sung Kook "Bill" Hwang
Investments

Chi è l’investitore dietro Archegos, l’hedge fund che ha fatto crollare le azioni di Credit Suisse e Nomura

Questo articolo di Antoine Gara è apparso su Forbes.com.

Fino a poco tempo fa, il sito web di Archegos capital management, la società che ha innescato una svendita finanziaria da 30 miliardi di dollari che sta mandando a picco titoli in tutto il mondo, mostrava una gigantesca immagine di Central Park. Il panorama era un omaggio consono alla vista di cui si poteva godere dagli uffici dell’azienda, collocati in cima a un grattacielo di Manhattan, sulla 57esima strada. Finché il sito è stato rimosso, in contemporanea alla liquidazione della società.

Archegos era un gigante dei mercati finanziari statunitensi. Sembra detenesse titoli per decine di miliardi di dollari e avesse un’enorme esposizione verso società come ViacomCbs, Discovery communications e Baidu. Scambiava con le più grandi società di intermediazione e aveva il suo quartier generale a un indirizzo prestigioso, che ospita molte importanti società d’investimento. Ma quanto alla divulgazione di informazioni finanziarie di routine, Archegos era pressoché inesistente.

Forbes ha cercato traccia di Archegos in Edgar (Electronic data gathering, analysis and retrieval), l’archivio di documenti relativi ai titoli della Securities and Exchange Commission (Sec), l’ente di vigilanza sulla Borsa statunitense. Incredibilmente, i risultati della ricerca sono stati prossimi allo zero.

Edgar è un faro sui mercati finanziari statunitensi. Le società sono tenute a divulgare informazioni tramite documenti che vengono caricati sul portale. Aziende e grandi fondi di investimento segnalano le loro partecipazioni e ogni mutamento delle loro posizioni. Le raccolte di capitale sono documentate su Edgar ed entità di ogni genere devono fornire informazioni sul proprio conto tramite la piattaforma. Edgar, insomma, è un tesoro di informazioni.

È così per tutti, tranne che per Archegos e per il suo fondatore e co-ceo, Sung Kook (detto Bill) Hwang. Forbes non è riuscito a trovare un singolo documento relativo ad Archegos, a dispetto delle mastodontiche posizioni che banche come Goldman Sachs e Morgan Stanley stanno liquidando in queste ore. Sarebbe stato bello, invece, sapere qualcosa su Hwang e sui rischi – apparentemente enormi – che stava correndo assieme alla sua società.

Hwang, che ha studiato negli Stati Uniti, si costruì un nome negli anni ’90 e nei primi anni 2000 in Tiger Management, il celebre hedge fund di Julian Robertson. Lì si costruì un curriculum, per poi andarsene e fondare un suo hedge fund nel 2001. Lo chiamò Tiger Asia, e si dice che avesse il sostegno di Robertson. La società di Hwang era cioè un “Tiger cub”, “un cucciolo di tigre”, termine che gli addetti ai lavori utilizzano per riferirsi alle dozzine di hedge fund il cui dna può essere fatto risalire al leggendario fondo di Robertson. Tiger Asia divenne uno dei più grandi investitori nel panorama dei mercati asiatici e arrivò a gestire, all’apice del suo successo, asset per miliardi di dollari. Poi tutto crollò.

Nel 2012, la Sec avviò un procedimento per insider trading e manipolazione del mercato contro Hwang e la sua Tiger Asia. La società e il suo fondatore accettarono di pagare un totale di 44 milioni di dollari tra multe e sanzioni varie. Tiger Asian management, la società di gestione, ammise di avere infranto la legge. L’indagine della Sec, di fatto, scrissero la parola fine sull’avventura di Tiger Asia.

Così, nel 2013, Hwang trasformò l’azienda in un “family office”, istituito per gestire il suo patrimonio personale. La società, Archegos Capital Management, sembra essere gigantesca sotto tutti gli aspetti: non solo per dimensione e ambizioni, ma anche per gusto del rischio. Tuttavia, lo status di family office la esenta dagli obblighi di rendicontazione alla Sec che valgono, invece, per le società di investimento.

Storicamente, i family office non hanno mai dovuto registrarsi presso la Sec ai sensi dell’Advisers act, per via di un’esenzione per tutte le società con meno di 15 clienti. Con l’approvazione, nel 2010, del Dodd-Frank act, la riforma di Wall Street voluta da Barack Obama, l’eccezione per chi ha meno di 15 clienti è stata eliminata: una modifica che ha drasticamente alzato il livello di trasparenza degli hedge fund e delle società di private equity. La legge, però, include anche una disposizione che esenta esplicitamente i family office dall’obbligo di rendicontazione. Di conseguenza, in quanto family office, la società di Hwang non era tenuta a divulgare granché sulla propria attività.

I miliardari che hanno convertito i loro hedge fund in family office, però, sono soliti fornire ugualmente abbondanti informazioni. Leggende di Wall Street come George Soros, Leon Cooperman, John Paulson, Michael Platt e David Tepper notificano con frequenza trimestrale tutte le loro partecipazioni negli Stati Uniti. Il valore di quanto possiedono in azioni e derivati è superiore ai 100 milioni di dollari, la soglia oltre la quale le società di investimento sono tenute a rivelare alla Sec le loro posizioni.

Tuttavia, a quanto pare il family office di Hwang non rientrava tra coloro che dovevano sottostare agli obblighi di rendicontazione della Sec, a dispetto delle esposizioni per decine di miliardi di dollari verso società quotate in America. Archegos sembra avere costruito le sue posizioni quasi esclusivamente tramite i suoi rapporti con intermediari. Secondo Bloomberg e il Wall Street Journal, la società di Hwang utilizzava in gran parte swap negoziati sui mercati over-the-counter per costruire le sue esposizioni verso società come ViacomCbs. Gli swap, al pari di molti altri asset scambiati bi-lateralmente, non devono essere inclusi nei report da consegnare alla Sec.

Uno sguardo ai principali azionisti di ViacomCbs rivela un fatto strano: Morgan Stanley, Credit Suisse, Nomura, Ubs e Goldman Sachs hanno tutti quote consistenti. Addirittura, dalle carte risulta che gli unici azionisti con quote più consistenti sono fondi giganteschi come BlackRock e Vanguard.

Gli stessi nomi compaiono se si guarda a Gsx Techedu, azienda cinese di tecnologia per l’istruzione che è diventata il bersaglio della vendita allo scoperto della Muddy Waters di Carson Block, tra gli altri. Su Twitter, Block si è detto convinto che Archegos e un altro fondo creato da un ex investitore di Tiger Asia avessero posizioni lunghissime sul titolo, che ora sta crollando.

Le stesse società di intermediazione sono importanti azionisti anche di Discovery Communications. ViacomCbs, Gsx Techedu e Discovery Communications hanno perso tutte tra il 27 e il 41% venerdì, mentre i broker liquidavano le posizioni di Archegos.

Bloomberg ha riferito che Goldman Sachs non era convinta di lavorare con Hwang dopo i suoi guai con la Sec, ma cedette quando il business dello stesso Hwang cominciò a finire nelle mani dei concorrenti. Ora gli azionisti di Goldman Sachs, Morgan Stanley e altri intermediari attenderanno dettagli sulle perdite subite dal misterioso cliente. Le notizie non sembrano particolarmente incoraggianti.

In un comunicato di domenica sera, la società di intermediazione giapponese Nomura ha rivelato di poter reclamare un danno da 2 miliardi di dollari da un singolo cliente, cosa che ha provocato il crollo delle sue azioni nel trading notturno. Nelle prime ore di lunedì mattina, Credit Suisse ha avvertito i suoi azionisti che “un grosso hedge fund con sede negli Stati Uniti ha dichiarato default sulle margin call effettuate la scorsa settimana da Credit Suisse e da alcune altre banche… L’evento potrebbe essere molto significativo e potrebbe avere importanti ripercussioni sui nostri risultati nel primo trimestre del 2021”.

Le potenziali domande che emergono dalla svendita di Archegos sono importanti. Le grandi società di intermediazione di Wall Street hanno provveduto a una vera gestione del rischio prima dell’implosione? Dov’è finito il senso della misura, se è stato permesso a una società con trascorsi torbidi su questioni come manipolazione del mercato e insider trading di trovarsi con posizioni a leva per miliardi di dollari? Per caso le ricche commissioni incassate su scambi di swap e accordi di prestito capaci di generare rendimenti elevati hanno soffocato i dubbi dei responsabili di compliance e gestione del rischio?

E poi c’è l’elemento più sconcertante di tutti: com’è possibile che una società con sede a New York, un portafoglio incredibilmente sostanzioso e una propensione al rischio incredibilmente alta, non avesse praticamente mai divulgato informazioni sulle sue attività finanziarie?

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