Questa sera alle 22.30 su BFC (canale 511 di Sky e 61 di TiVuSat) va in onda il Cenacolo, il talk show che porta la firma dell’imprenditore Arturo Artom. Ispirato al format di Cenacolo Artom, che da anni ospita leader provenienti da differenti settori, dall’arte al design, dall’imprenditoria allo spettacolo, il talk narra in circa 30 minuti un’esperienza di successo dal mondo imprenditoriale e manageriale. Nel rispetto delle norme anti-Covid, la puntata di questa sera del Cenacolo Artom One to One ospita Gianluca Bisol, guida di una delle più antiche cantine di Prosecco di Valdobbiadene e della storica azienda di Santo Stefano.
La sua è una famiglia di viticoltori dal 1542 e Gianluca è alla ventunesima generazione. Il vantaggio di avere una tradizione così lunga nel mondo del vino è quella di trasmettere il know how e il segreto dell’azienda, oltre al fatto di poter usufruire delle posizioni migliori nelle colline di Valdobbiadene, le stesse che hanno fatto la storia del Prosecco insieme alle colline di Conegliano e di Asolo. Una famiglia, quella dei Bisol, che ha investito molto ma senza avere rendite immediate, almeno fino a qualche decennio fa.
Gianluca Bisol si fa portavoce di un marchio internazionale, oltre che di un prodotto dalle tecniche di produzione alquanto affascinanti. Dal metodo Martinotti al metodo Champenoise, il Direttore Generale dell’azienda racconta la storia del Prosecco da prima dell’Ottocento ad oggi, da quando il meteo e la temperatura determinavano il risultato finale della fermentazione fino all’intervento umano.
Appassionato imprenditore, Gianluca frequenta le vigne sin dalla prima adolescenza, quando il padre lo accompagnava tra i profumi e i sapori della sua terra. Svolgeva qualche lavoretto nel fine settimana in azienda e soprattutto si intratteneva con i ‘wine lover’, gli appassionati che visitavano l’azienda incuriositi dalla sua storia secolare. Proprio in quei momenti, ascoltando il padre decantare la tradizione e la genesi della Bisol, Gianluca capisce che quello sarebbe stato senz’altro il suo futuro.
Lo sviluppo della tecnologia alimentare, da un lato con la conservazione nell’acciaio e nelle vasche termocondizionate, dall’altro con macchine per l’imbottigliamento, ha permesso al Prosecco di fare il salto di qualità. Nei primi anni ’90 Gianluca Bisol porta il prodotto fuori dall’Italia, nelle fiere in Europa, dove viene scoperta la particolarità e il segreto del Prosecco e del Cartizze, la perla di quel territorio. Si tratta di una collina a metà strada tra Venezia e Cortina d’Ampezzo, che riceve l’aria temperata proveniente dal mare e quella gelida dalle Dolomiti. Soltanto lì il Prosecco, lo stesso vitigno, raggiunge un livello così alto che lo si può chiamare, appunto, Cartizze.
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