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Perché Elon Musk è stato il ceo più pagato nel 2020

Questo articolo di Sergei Klebnikov è apparso su Forbes.com.

C’è un nome che non troverete in alcuna classifica degli amministratori delegati più pagati del 2020: Elon Musk. Eppure, secondo i calcoli di Forbes, è proprio lui il ceo con la retribuzione più alta.

Forbes stima che Musk sia stato pagato circa 11 miliardi di dollari lo scorso anno. Una somma che ha ricevuto interamente in stock option di Tesla e fa parte di un audace piano di retribuzione che ha stipulato con l’azienda nel 2018. Quel piano, che valeva 2,3 miliardi di dollari al momento delle firme, è stato spalmato nell’arco di un decennio. Non è entrato in vigore, però, fino al 2020.

L’assegnazione di opzioni descritta dal piano si basava sul raggiungimento di vari traguardi da parte di Tesla, in termini di capitalizzazione e di un’altra voce tra il fatturato e il margine operativo lordo. In tutto, il pacchetto retributivo assegna a Musk opzioni che gli daranno il diritto all’acquisto di un totale di 101,2 milioni di azioni di Tesla, a un prezzo rettificato dopo il frazionamento di 70 dollari (le azioni di Tesla vengono scambiate al momento a oltre 670 dollari). Il pacchetto è diviso in 12 tranche, ciascuna delle quali può essere sbloccata solo quando Tesla raggiunge determinati traguardi.

Le prime quattro tranche delle opzioni di Elon Musk sono scattate nel 2020, dopo che Tesla ha raggiunto vari traguardi in materia di capitalizzazione di mercato e risultati operativi. Il valore delle azioni, intanto, è cresciuto di sette volte, tanto da incrementare in modo astronomico la fortuna di Musk. L’ad di Tesla è ora la terza persona più ricca del pianeta, con un patrimonio stimato in 165,7 miliardi di dollari (dati aggiornati al 5 maggio 2021). Un enorme balzo rispetto ai 24,6 miliardi della metà di marzo del 2020.

Ciascuna delle 12 tranche di opzioni scatta al raggiungimento di traguardi crescenti in fatto di capitalizzazione di mercato e risultati operativi, legati alla crescita di una voce tra fatturato e margine operativo lordo su base annualizzata. Le tappe fissate per la capitalizzazione di mercato sono basate su una media mensile mobile, a partire da 100 miliardi di dollari, con incrementi di 50 miliardi da lì in poi. Tesla, però, ha superato di slancio tutti i traguardi parziali, fino ad arrivare a una capitalizzazione di mercato di 650 miliardi di dollari alla fine del 2020. Inoltre, in ogni trimestre deve essere raggiunto anche un obiettivo finanziario: o di fatturato, o di crescita del margine operativo lordo. Tesla ha raggiunto quattro di questi target entro la fine del 2020, fino a toccare un profitto annualizzato di 20 miliardi di dollari e un margine operativo lordo rettificato in crescita da 1,5 a 4,5 miliardi di dollari su base annualizzata.

Ogni tranche di opzioni dà a Elon Musk il diritto di acquistare 8,4 milioni di azioni di Tesla. Forbes calcola che, lo scorso anno, il miliardario abbia ricevuto opzioni per un valore di 13,3 miliardi di dollari. Per valutare le varie assegnazioni di opzioni, Forbes ha utilizzato il valore del titolo nel momento più vicino a quello in cui ciascuna tranche è scattata ed è stata approvata dal consiglio di amministrazione di Tesla. Esercitare le opzioni costerà a Musk circa 2,36 miliardi di dollari. Al netto di questi costi, Forbes calcola che le opzioni incrementeranno la fortuna di Musk di 11 miliardi.

Questa cifra pone Musk molto al di sopra dell’amministratore delegato di Paycom, Chad Richison (211 milioni di dollari di compenso), e di quello di 1Life Healthcare, Amir Dan Rubin (199 milioni), che erano in vetta alla maggior parte delle classifiche dei ceo più pagati del 2020.

Una postilla, tuttavia, è che Musk deve conservare le azioni di Tesla che gli sono state appena assegnate per cinque anni, secondo le carte. Perciò, se da un lato ha il diritto di esercitare un totale di 33,77 milioni di opzioni in base a quanto gli è stato corrisposto per il 2020, dall’altro non può passare subito a vendere le azioni.

Nonostante questa possa essere la ragione per la quale Musk non compare nelle classifiche dei ceo più pagati, gli esperti fanno notare anche che la maggior parte delle analisi sulle retribuzioni dei dirigenti si concentra sulle date di assegnazione delle opzioni, non su quando maturano.

Gran parte della questione si riduce, in definitiva, a come le società sono tenute a rivelare la retribuzione dei dirigenti alla Securities and Exchange Commission (la Consob statunitense). “La netta maggioranza delle classifiche dei ceo più pagati prendono i dati direttamente dalle tabelle riepilogative sulle retribuzioni, inserite ogni anno nei documenti depositati dall’azienda”, spiega Jannice Koors, senior managing director di Pearl Meyer, una società di consulenza in materia di retribuzione.

Le retribuzioni in forme come quella delle stock option, tuttavia, vengono rivelate solo nell’anno in cui vengono assegnate. “Così”, spiega Koors, “quando una società compie quella che chiamiamo una ‘mega assegnazione’, che copre molti anni, nelle carte troverai alti e bassi. In particolare, l’anno dell’assegnazione mostrerà una grossa cifra nella tabella che riassume le retribuzioni, mentre, negli anni successivi, non si troverà nulla”.

Forbes ha analizzato i documenti di Tesla e ha utilizzato le date in cui le opzioni sono scattate per valutare le diverse tranche: il 28 maggio, il 24 luglio, il 30 settembre e il 31 dicembre.

Dall’inizio del 2021, Tesla ha continuato a tagliare nuovi traguardi, specie dopo i risultati straordinari del primo trimestre. Elon Musk ha ottenuto altre due tranche previste dal piano del 2018, che gli daranno il diritto di esercitare altri 16,9 milioni di opzioni, dopo l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione. Le sei tranche di opzioni che Musk deve ancora sbloccare corrispondono a circa 50,6 milioni di azioni (il cui valore è di circa 33,9 miliardi di dollari, agli attuali prezzi del mercato).

In tutto, al prezzo delle azioni di oggi, l’intero pacchetto retributivo di 101,2 milioni di azioni varrebbe circa 67,9 miliardi di dollari.

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