giovanni costantino, ceo e founder di The Italian sea Group
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Dalla Puglia alla Borsa con gli yacht di The Italian Sea Group: come Giovanni Costantino sta navigando nel mondo del lusso

Articolo tratto dal numero di agosto 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

In principio c’era una famiglia normale, studi e diploma di geometra, un garage sotto casa che si era attrezzato da solo per piccole attività di design, la scommessa di un ex professore sul suo talento che lo portò a lavorare per il suo studio di progettazione per il settore edile. Gli yacht erano là, ben oltre l’orizzonte. Poi l’incontro con Pasquale Natuzzi, “il più grande imprenditore del Sud, almeno in quel momento”, colpito dalle sue capacità creative. Undici anni al suo fianco, la comprensione di tanti meccanismi e problematiche aziendali. Dopo così tanto tempo era giusto e logico che si giocasse in proprio le sue carte e i casi della vita, ogni tanto, danno una mano. E infatti, per una serie di coincidenze, colte con capacità e piacere, Giovanni Costantino, pugliese di Taranto, fondatore e ceo di The Italian Sea Group, ha cominciato a costruire la sua azienda nel mondo della nautica, una delle sue passioni (non si capisce bene se venga prima o dopo quella per il lavoro, forse la sua passione più grande) e la prima acquisizione Tecnomar. Poi Admiral, i Nuovi Cantieri Apuania e via via tutto quello che è stato fino a oggi, estate 2021, e l’ingresso in Borsa.

Costantino segue l’azienda in tutti i suoi aspetti: dalle banche al bilancio, dal fisco al marketing, dalla creatività alla comunicazione, fino ovviamente ai rapporti con i clienti e con i fornitori, tra l’altro di grande qualità. Convinto che sono i dettagli a fare la differenza. Non è che proprio faccia tutto da solo visto che ha più di 350 dipendenti, ma non c’è un aspetto dell’azienda che sfugga alla sua attenzione maniacal-professionale. Che dà costantemente frutti polposi. “Abbiamo chiuso l’anno scorso con ricavi per 116 milioni con un +16% rispetto all’anno precedente che avevamo chiuso a 100 milioni che già rappresentavano un incremento importante rispetto all’anno prima ancora. Ci aspettiamo di chiudere il 2021 con un ulteriore importante crescita, le stime comunicate durante l’Ipo sono di circa 160 milioni di euro”.

The Italian Sea Group ha due linee leader di prodotti, la Tecnomar e la Admiral. Da cosa si differenziano?

Semplicemente per le dimensioni perché Tecnomar, brand riconosciuto per la sportività, il design all’avanguardia si sviluppa fino a 37-40 metri e non abbiamo intenzione di andare oltre salvo qualche piccola situazione. Stiamo sviluppando un catamarano a motore in Tecnomar di 47 metri e direi che è un’opera iconica, talmente iconica nel segno dell’innovazione non solo stilistica ma anche tecnologica che sono talmente emotivamente preso da questo progetto che abbiamo deciso di tenerlo per noi, di non farlo vedere a nessuno, di non venderlo a nessuno. Ho messo da parte il potenziale che potrebbe esprimere commercialmente perché voglio vivere l’emozione della prima presentazione di un prodotto così spinto all’estremo del design dell’ingegneria navale. Voglio anche io un grande effetto ‘wow’, lo stesso per tutti quelli che lo vedranno quando lo vareremo e da lì inizieremo a proporlo in vendita.

E la Admiral?

Abbiamo acquisito il brand nel 2011. Era già presente sul mercato da oltre 50 anni e da sempre riconosciuto e apprezzato per eleganza, classicità e prestigio. Poi è stata la volta di Nca Refit specializzata nel servizio di riparazioni e refit di yacht e megayacht superiori ai 60 metri e Celi, brand storico nella progettazione e realizzazione di interni di lusso.

Ma The Italian Sea Group non è tutta qui no?

Infatti. Nel 2012 per rispondere alla crescente richiesta del mercato di yacht di grandi dimensioni, abbiamo acquistato i Nuovi Cantieri Apuania, cantiere navale storico di Marina di Carrara, dotato di una superficie complessiva di circa 100 mila mq, che dispone 11 aree di produzione, 2 mila metri di banchina, 200 metri di bacino di carenaggio e una capacità totale di sollevamento di mille tonnellate.

Perché ha deciso di quotarsi?

Ritengo che sia stata una scelta obbligata da una parte e con il senno di poi assolutamente positiva. La nostra è una storia di crescita e la quotazione rappresenta un’ulteriore spinta al nostro progetto di sviluppo ed è per noi sinonimo di trasparenza e visibilità. Siamo soddisfatti dell’apprezzamento che la comunità finanziaria ci ha riservato. Stiamo approcciando al mercato con dimensioni sempre più grandi e le dimensioni grandi pongono l’armatore ma anche il cliente di fronte a situazioni generali di verifica del produttore perché se decidono di comprare uno yacht di 100 metri o più, si parla di contratti da 130-140 milioni di euro con un percorso di costruzione che va anche oltre cinque anni. Quindi chi investe il proprio denaro ha bisogno di leggere la solidità di un’azienda. La quotazione è un ulteriore sigillo di serietà del produttore e per quello che stavamo facendo ne avevamo assolutamente bisogno.

Chi compra uno yacht lo fa per passione o per costruirsi uno status symbol?

Credo che i clienti degli ultimi anni siano oltre lo status symbol: sono talmente alti e grandi che nemmeno lo yacht rappresenta più per loro uno status symbol. Piuttosto rappresenta un’emozione, è un po’ come un balocco per un ragazzino. È il desiderio di modellarsi, un oggetto che poi gli consentirà di vivere dei momenti di serenità con le persone più care.

Chi sono i vostri principali competitor?

Non sono molti, visto il nostro posizionamento. Semmai più che competitor li definirei stimolatori di novità: osservare il competitor sempre più ci stimola far meglio.

Chi sono i vostri principali partner nel design, nella moda, nei tessuti, nella pelletteria?

Sono molti perché all’interno di uno yacht ci sono materiali più diversi, tantissimi da sviluppare e tantissima innovazione costante. Il team di ricerca e sviluppo lavora anche un mese e mezzo per individuare il fornitore giusto in grado di sviluppare magari su sete pregiate un’idea di paesaggio disegnato dall’armatore che andrà sul suo testa-letto.

C’è anche Armani, giusto?

Con Armani abbiamo questa avventura che mi sta molto stimolando e con orgoglio vedo anche Giorgio Armani impegnato e presente personalmente. Da quando è iniziata questa collaborazione l’ho incontrato personalmente una decina di volte su vari argomenti nel processo di progettazione. È un po’ come me: ama seguire tutto di persona. È un uomo di grandi idee e di grandissima sensibilità, è subito nato un feeling che ci stimola sempre più. Stiamo facendo insieme delle cose straordinarie.

A quanto sta dicendo The Italian Sea Group viaggia con il vento in poppa. Ma com’è la situazione della nautica di lusso italiana?

Sta vivendo un momento molto positivo, quasi inaspettato. Molti cantieri sono in piena attività e anche su tutti i segmenti dalle piccole dimensioni a quelle medio-grandi.

Tutti dicono che il mare va salvaguardato, però pochissimi fanno qualcosa di concreto: come traducete il tema della sostenibilità in atti quotidiani concreti?

La nostra produzione è estremamente attenta ed è già da tempo che abbiamo impostato la nostra organizzazione in base a un’oasi ecologica all’interno del nostro quartier generale che è collegata una serie di isole e satelliti ecologici sparsi in tutto il cantiere attraverso le quali riusciamo gestire la suddivisione dei rifiuti.

Avrete un notevole bisogno di energia…

Sì. Infatti stiamo spingendo moltissimo nell’energia rinnovabile tant’è che nell’avviamento del cantiere aggiungeremo da qui a giugno del prossimo anno a produrre in proprio quasi tutta l’energia elettrica necessaria. Stiamo coprendo ogni centimetro della nostra superficie con pannelli solari gestiti da un sistema elettronico che porterà un beneficio importante sia all’ambiente sia al cantiere.

E per la propulsione delle navi che producete?

È già da un bel po’ di anni che lavoriamo sulla propulsione ibrida. Nel 2017 siamo stai i primi a varare la nave ibrida più grande del mondo, all’epoca un 55 metri. Sulle 19 navi di produzione che abbiamo sei sono tra propulsione ibrida e diesel elettrico.

Lei che barca ha?

Non ho una barca e quando mi invitano gli amici non vado nemmeno. Sembra la storia del famoso ciabattino con le scarpe bucate. Salire a bordo di uno yacht mi mette ansia perché mi sento in ufficio. Preferisco andare in montagna, come farò presto

Allora mettiamo le ruote per terra. Cosa state facendo con Lamborghini?

Uno yacht di 63 piedi in 63 pezzi che fa 63 nodi.

Per lei 63 è un numero magico?

Sì è un numero magico perché la data di nascita di Lamborghini è anche il mio anno di nascita. E 63 sono i pezzi dell’ultima Lamborghini Sián.

Mi passi la battuta. Non è che per caso costerà anche 63 milioni…

No, no, non costerà 63 milioni di euro. Si è trattato di un progetto entusiasmante perché abbiamo lavorato a quattro mani con Lamborghini, a stretto contatto con i loro tecnici, sul design, sull’ingegneria, nel marketing, nella comunicazione e nella strategia commerciale.

Sul mercato ha trovato apprezzamento.

È un’esperienza fantastica che sta dando dei risultati inaspettati perché consegniamo il primo Lamborghini tra qualche giorno e poi ne consegneremo altri quattro. Da gennaio ne produrremo uno al mese e abbiamo già chiuso le vendite 2022. Adesso stiamo trattando le consegne del 2023.

Parliamo ancora di futuro, visto che abbiamo cominciato. Comprerete Perini Navi o crescerete per altre acquisizioni?

Cresceremo di sicuro. Perini Navi ci sembra un’opportunità interessante però i valori che il curatore ha imposto come base d’asta sono un po’ lontani dalla nostra proposta. D’altra parte per aggiungere valore alla nostra azienda dovremmo rimettere in moto i motori di Perini che, al di là dell’acquisizione, richiede investimenti importanti.

A quando è fissato il prossimo appuntamento con la storia di The Italian Sea Group?

Il prossimo evento importante sarà a ottobre quando inaugureremo il secondo bacino del cantiere che stiamo edificando e che abbiamo progettato a tutta velocità quest’anno. Il programma prevede l’inaugurazione il 15 ottobre e rispetteremo quella data. Si tratta di un bacino di 50 metri per 150 metri, quindi un’opera importantissima e la particolarità è quella che questo è il primo bacino che viene costruito in Italia dopo cinquant’anni. L’evento è così importante che farò di tutto per avere la presenza del ministro dei Trasporti perché credo che sia un bel segnale di sviluppo economico del nostro paese.

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