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Elon Musk chiude la prima acquisizione della storia di Space X: tutti i perché dell’operazione Swarm Technologies

Mentre Elon Musk in visita Firenze mangiava una succulenta bistecca nel ristorante Buca Mario definendola “la miglior carne che abbia mai mangiato”, i suoi ingegneri nella sede di Space X, a Hawthorne, lavoravano per integrare al meglio l’ultima acquisizione dell’imprenditore con la costellazione di satelliti Starlink, azienda del gruppo dedicata all’internet che arriva dallo spazio. Space X ha infatti acquisito il controllo della startup Swarm la cui valorizzazione è di 85 milioni di dollari.

La notizia ha fatto particolare clamore, perché Space X non ha mai fatto acquisizioni nei suoi oltre vent’anni di attività. Questo significa che Musk vuole accelerare i tempi per affermarsi come il maggior fornitore di Internet satellitare nel giro di pochi anni. Un mercato che viene stimato entro il 2027 con un giro d’affari di 650 miliardi di dollari.

Unico concorrente il solito Jeff Bezos

Seduto sulla riva del fiume, il miliardario ha visto uno ad uno spegnersi i tentativi per portare Internet nelle zone della Terra non ancora raggiunte dal segnale di connessione a banda larga.

Il fallimento più clamoroso è da ascrivere al Loon Project di Alphabet, che ha cessato le sue attività nello scorso gennaio. Il progetto si basava sul lancio di palloni aerostatici che, in balia di eventi atmosferici avversi, hanno visto alcuni satelliti Loon piombare a terra, uno dei quali è rimasto appeso ai cavi dell’alta tensione di Washington nel 2014. Resta in corsa come concorrente per l’internet satellitare Project Kuiper, la società di Jeff Bezos che però ha perso terreno rispetto alla fuga in avanti di Starlink. Ci sono poi piccoli operatori come Spire Global che tenterà una quotazione per un valore di 1,6 miliardi di dollari e Orbcomm finanziata da Gl Partners che vale 1,1 miliardi.

Cosa fa Swarm e perché fa comodo a Musk

Starlink ha già attivato finora – con tredici lanci – una prima costellazione di 800 satelliti e firmato contratti con big del mercato come Microsoft Azure e Google Cloud che puntano ad integrare i servizi in cloud con l’internet satellitare a banda larga. Il punto forte di Swarm – fondata nel 2016 a Montain View – è costituito dai suoi 150 piccolissimi satelliti che hanno le dimensioni di un tablet, undici centimetri per undici centimetri alti 2,8, e permettono di connettere tutti i dispositivi IoT (Internet of Things) che operano in mercati in crescita: agricoltura di precisione che fa uso di sensori e droni per migliorare le performance del raccolto, trasporto su navi cargo, energia e controllo dell’ambiente.

Indagine conclusa con multa di 900 mila dollari

Nei documenti presentati alla Federal Communications Commission -che tra i compiti ha quello di validare e approvare le transazioni nel settore delle telecomunicazioni- a proposito dell’acquisizione si legge: “I servizi di Swarm beneficeranno della migliore capitalizzazione e dell’accesso alle risorse disponibili per Space X, nonché delle sinergie associate all’acquisizione da parte di un fornitore di servizi di progettazione, produzione e lancio di satelliti”.

Secondo il sito della Cnbc nel 2018, a seguito di una indagine, la FCC ha comminato una sanzione di 900 mila dollari alla Swarm dopo il lancio non autorizzato dei primi quattro microsatelliti denominati SpaceBEE.

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