Benedetto Vigna Ferrari
Leader

Il primo giorno a Maranello di Benedetto Vigna, il fisico che dovrà portare Ferrari nell’era elettrica

Qualcuno non ci crede ancora, a giudicare dal tenore, scettico, di un report di Morgan Stanley: “Un esperto di semiconduttori con una laurea in fisica quantistica dedicata ai quark e centinaia di brevetti a suo nome alla guida di Ferrari? Viviamo davvero tempi eccezionali”. Eppure oggi Benedetto Vigna da Pietrapertosa, cuore della Lucania, cui è assai legato, ha varcato a 53 anni i cancelli di Maranello, per la prima volta nel ruolo di amministratore delegato della più prestigiosa azienda automobilistica del mondo, il brand numero uno dell’industria italiana (e non solo). Ed è così cominciata una sfida eccezionale, in un certo senso unica nella storia dell’auto e dell’elettronica. Due mondi condannati a convergere nel passaggio all’auto elettrica e, più in là, nelle prossime sfide per mobilità, auto a guida autonoma compresa.

La storia di Benedetto Vigna

Non è certo temeraria l’impresa che John Elkann ha affidato al genio che, finora, ha indossato solo la casacca di Stm, percorrendo passo dopo passo la carriera che lo ha portato a guidare la divisione più importante e redditizia dell’azienda, con un giro d’affari che quest’anno supererà i 4 miliardi di dollari. Sotto la sua regia sono nati i mems, che hanno fatto la fortuna di Nintendo, e il giroscopio a tre assi montato sugli iPhone, già al centro della presentazione show di Steve Jobs nel 2010 nell’anfiteatro di Cupertino. Oltre a queste medaglie, Vigna può vantare un lungo rapporto con il mondo dell’auto, l’altro grande cliente del gigante dei chip dove il nuovo ceo di Ferrari, entrato fresco di laurea a Pisa, ha lavorato per 26 anni. Non a caso, tra i primi dieci clienti della divisione mems di Stm, subito sotto Apple, figura Tesla, davanti a Bosch.

Bastano questi dati a spiegare la scelta di Elkann. Una volta individuato l’obiettivo di traghettare la Rossa nell’elettrico (primo appuntamento fissato per il 2025) il numero uno di Exor è andato alla ricerca del meglio che può offrire, in materia di applicazioni automotive, il mondo dei chip. E poco conta che Vigna, aria da scienziato di laboratorio, umile come solo i geni sanno essere, non abbia certo il physique du rôle del pilota o l’allure di un manager del lusso – l’alternativa su cui, per mesi, ha riflettuto Elkann -. Salvo poi puntare sull’ex ragazzo lucano, sposato con una figlia, legatissimo ai genitori, insegnanti in pensione, e alla sorella Chiara. Uno che, probabilmente, la prima Ferrari l’ha guidata solo dopo la nomina, tanto per impratichirsi con il prodotto. Ma pure Sergio Marchionne, a ben vedere, non aveva precedenti nell’auto.

L’uomo della transizione elettrica

“Vigna possiede competenze ad alto livello”, è l’opinione di Stefano Aversa, presidente di Alix Partners per l’area Emea, “sia in campo hardware che software, nei settori che faranno la differenza: la transizione all’elettrico e la padronanza del digitale”. Ambiti oggi forse più importanti del passato nel “vecchio” mondo dei motori a combustione. Anche perché la rivoluzione che corre veloce impone la capacità di scegliere e sviluppare le joint venture giuste, efficaci, ma anche leggere sul piano dei costi.

“Ferrari ha già anticipato la volontà di continuare a lavorare con partner strategici sulle nuove tecnologie”, si legge in un report di Exane Bnp Paribas. “Questa scelta allevia i timori per un aumento del capex della società”. Le nuove partnership, probabilmente, ricalcheranno quelle già esistenti, come quella con la britannica Yasa, controllata da Daimler, che fornisce tecnologie per i motori elettrici delle Ferrari ibride SF90 Stradale e 296 GTB.

Che cosa si aspetta Ferrari da Benedetto Vigna

Ma il compito principale di Vigna, spiegano fonti di Maranello, è quello di individuare accordi che permettano di fare la differenza, come è nel dna della Rossa, che è qualcosa di diverso dal semplice lusso, per quanto esclusivo. “Quello che Ferrari sta cercando sono soluzioni al top, sviluppate esclusivamente per Maranello, che non si potranno trovare su altre auto sportive”, ci spiega uno stretto collaboratore del presidente Elkann. “Questo sarà proprio uni dei primi compiti di Vigna: decidere cosa può essere sviluppato all’interno da Ferrari e cosa può essere sviluppato da fornitori in stretta simbiosi con Maranello”.

Ce la farà? Vigna, dalla sua, ha un curriculum straordinario, anche per le competenze e la genialità delle soluzioni (anche automotive) accumulate in questi anni. Non meno importante, ha dimostrato di saper padroneggiare i costi affrontando una concorrenza globale, dall’Asia agli Usa, senza mai sforare i budget. Difficile, però, che possa rivitalizzare la scuderia di Formula 1, disastrosa non solo sul fronte dei risultati, ma anche dei budget. O che possa gestire un nascente polo del lusso che Exor vedrebbe bene sotto le bandiere della Rossa. Non sarà difficile trovare gli uomini (o le donne) adatte. Senza distogliere energie dal vero sogno: una Ferrari veloce, grintosa, ma anche silenziosa e pulita.

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