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Negli articoli in lingua inglese che lo riguardano ricorrono due aggettivi: romantico e cinematografico. Il diretto interessato, invece, quando prova a definire il suo stile ripete soprattutto la parola ‘bellezza’. “Mi piace evidenziare i particolari che rendono bella una persona”, riassume Luca De Massis, fotografo italiano che da 15 anni lavora negli Stati Uniti. “Mi piacciono quei dettagli che, secondo i canoni, dovrebbero essere considerati come imperfezioni: lentiggini, acne, rughe, voglie”.
Quella ricerca della bellezza ha portato gli scatti di De Massis ad apparire, tra l’altro, sulle pagine di Elle e Vogue. L’approdo di un percorso iniziato da Pescara, dove il fotografo è nato nel 1983, e passato per le capitali europee girate durante l’adolescenza. Anni durante i quali, dopo un primo amore per la musica, De Massis cominciò a sperimentare con vecchie macchine fotografiche e polaroid. “Essere entrato presto in contatto con culture diverse, musicisti e persone dello spettacolo è probabilmente il motivo per cui oggi faccio il mio mestiere”, dice De Massis. “Ed è forse anche la ragione per cui ho sempre immaginato che avrei trovato la mia strada fuori dall’Italia. Non sapevo ancora in che modo, ma ero certo che non avrei mai fatto un lavoro 9 to 5, come dicono negli Usa: il classico impiego d’ufficio”.
“Fuori dall’Italia” ha significato prima in Australia, per circa un anno, e poi, dal 2002, in America: da New York a San Francisco, dal Texas alla Florida. “Non conoscevo nessuno e non parlavo la lingua”, ricorda De Massis, “ma volevo costruirmi un nome in quel paese. Anche a costo di passare anni a dormire sui divani, a prendere una porta in faccia dopo l’altra e a contare il singolo dollaro. In questo senso, mi ha aiutato l’etica del lavoro di chi non viene da una famiglia ricca e ha dovuto cominciare a lavorare molto presto”.
E ha contribuito, forse, anche un tempismo fortunato. Il visto necessario per potersi stabilire negli Stati Uniti, infatti, è arrivato nel 2007. Appena in tempo per poter cavalcare l’onda dei social media: in quell’anno, Facebook entrava tra i 10 siti più visitati al mondo. “I social”, racconta De Massis, “mi hanno permesso di fare quello che, senza soldi e senza conoscenze, non sarei riuscito a fare per conto mio: entrare in contatto con professionisti del mondo della fotografia e della moda”.
Quasi 15 anni e varie copertine più tardi, De Massis ha allargato la sua attività al digitale: logo, design di siti internet, produzioni video. Anche oggi che guida un suo team, però, attribuisce ai primi tempi in America il merito di avergli insegnato la lezione più importante da applicare sul lavoro. “La maggior parte delle persone sono bloccate dalla paura di fallire”, spiega. “In quel periodo, invece, ho capito che fallire è una parte normale, addirittura necessaria del gioco. Tutte le persone di successo falliscono, ed è tramite il fallimento che si individua che cosa funzionerà. È stata una lezione di vita, ma anche di fotografia: non bisogna avere paura di scattare e di prendere rischi”.
I social che hanno aiutato De Massis ad affermarsi ora lo mettono, invece, di fronte a una delle sfide più difficili per chi vive di fotografia nel 2021: distinguersi in un’era in cui miliardi di immagini sono disponibili ovunque in ogni momento. “Può sembrare paradossale, in un campo in cui si cattura l’istante, ma una delle chiavi di qualsiasi foto o servizio è la pianificazione”, dice. “E il principio fondamentale è sempre lo stesso: non avere paura di osare e avere il coraggio di distinguersi dalla massa”.
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