Il 1 aprile 1992, lo stato del New Jersey alzò il salario minimo da 4,25 a 5,05 dollari all’ora. David Card e Alan B. Krueger, all’epoca insegnanti all’università di Princeton, condussero uno studio su 410 fast food del New Jersey e della Pennsylvania, stato confinante, per valutare l’impatto del cambiamento sul mercato del lavoro. “I risultati empirici non sono in linea con le previsioni del tradizionale modello competitivo del mercato dei fast food”, scrissero. E conclusero: “Niente indica che l’aumento del salario minimo abbia portato a un calo dell’occupazione”. Quasi trent’anni più tardi, Card, oggi a Berkeley, ha ricevuto il premio Nobel per l’Economia “per il suo contributo empirico all’economia del lavoro”. Il riconoscimento è stato attribuito anche a Joshua Angrist del Massachusetts institute of technology e a Guido Imbens dell’università di Stanford, “per il loro contributo metodologico all’analisi delle relazioni causali”.
I vincitori riceveranno un premio di 10 milioni di corone svedesi (circa 990mila euro), oltre alla medaglia. Metà della somma andrà a Card, mentre l’altra metà sarà suddivisa tra Angrist e Imbens. I tre succedono a Paul Milgrom e Robert Wilson, che nel 2020 furono scelti per il loro lavoro sulla teoria delle aste.
Il riconoscimento, in realtà, è chiamato Nobel solo per convenzione: il vero nome è Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel. Non era infatti previsto dal testamento di Nobel ed è stato creato solo nel 1968. Quando vinse nel 1974, Friedrich von Hayek usò il suo discorso per contestare l’esistenza stessa del premio: “Il Nobel conferisce a un individuo un’autorità che, in economia, nessuno dovrebbe possedere”.
Che cosa ha studiato David Card
Gli studi di Card, si legge nelle motivazioni, “hanno sfidato le posizioni convenzionali e hanno condotto a nuove analisi e a una comprensione più profonda”. E il riferimento non è solo alla ricerca sui fast food.
Card, nato in Canada nel 1965, ha condotto infatti un’altra ricerca che ha determinato come l’immigrazione non danneggi in modo significativo l’economia. “Credo che le argomentazioni economiche contro l’immigrazione siano argomentazioni di secondo ordine”, ha dichiarato in un’intervista al New York Times. “Sono quasi irrilevanti”.
Le motivazioni hanno accennato anche al lavoro di Card sull’istruzione, che ha fatto comprendere come “le risorse delle scuole siano molto più importanti di quanto si pensasse per il futuro successo degli studenti nel mondo del lavoro”.
Il Nobel ad Angrist e Imbens
“I dati ricavati da un esperimento naturale sono difficili da interpretare”, si legge a proposito del premio ad Angrist e Imbens. “A metà degli anni ’90, Joshua Angrist e Guido Imbens hanno risolto questo problema metodologico e hanno dimostrato che è possibile trarre conclusioni precise sui rapporti causa-effetto dagli esperimenti naturali”. Come ha scritto Repubblica, il messaggio delle scelte dell’Accademia reale svedese delle scienze sembra essere che anche in economia “occorre avere il coraggio di andare sul terreno a sperimentare soluzioni innovative”.
Angrist, nato nel 1960, è conosciuto, tra l’altro, per i suoi studi nel campo dell’istruzione e del lavoro. Come Card ha spesso collaborato con Krueger – l’altro autore della ricerca sui fast food del New Jersey e in seguito presidente del Consiglio dei consulenti economici per l’amministrazione Obama -, morto nel 2019 e quindi non eleggibile per il premio.
Imbens è noto per i suoi lavori nell’ambito dell’econometria, ovvero dell’uso dei modelli matematici e statistici per verificare ipotesi in campo economico. Tra i favoriti per il Nobel, peraltro, c’era sua moglie, Susan Athey, che nel 2007 è diventata la prima donna a conquistare la John Bates Clark Medal, il premio per gli economisti americani sotto i 40 anni.
Restano così solo due le donne che hanno ricevuto il Nobel per l’Economia: Elinor Ostrom, premiata nel 2009, ed Esther Duflo, ex dottoranda di Angrist, vincitrice nel 2019. In generale, i Nobel 2021 sono stati a netta maggioranza maschile: la sola donna selezionata è stata la giornalista filippina Maria Ressa, che ha condiviso con il russo Dmitry Muratov il premio per la pace.
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