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Sam Bankman-Fried
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La storia dell’under 30 più ricco del mondo (che vuole dare tutto in beneficenza)

Questo articolo di Steven Ehrlich e Chase Peterson-Withorn è apparso su Forbes.com

È una fosca sera di fine estate quando Sam Bankman-Fried entra all’Electric Lemon, un ristorante “pulito e responsabile” al 24esimo piano dell’Equinox Hotel, un albergo a cinque stelle del complesso Hudson Yards di Manhattan. Il 29enne miliardario delle criptovalute è arrivato da Hong Kong anche per presentare questa festa privata, ma cerca comunque di rintanarsi inosservato in un angolo della stanza.

Il suo abbigliamento standard – felpa nera con cappuccio, pantaloncini kaki, New Balance scassate – potrebbe permettergli di camuffarsi per strada. In questo mare di gemelli e abiti da cocktail, però, lo fa risaltare ancora più di Obi Toppin, alto 2,06 metri, ala grande dei New York Knicks che si sta mescolando tra la folla. Non ci vuole molto prima che Bankman-Fried venga preso d’assalto: posso proporti una cosa? Cosa pensi dell’ultimo crollo delle criptovalute? Facciamo una foto e la mettiamo su Instagram?

Tutto questo fa parte del lavoro del più ricco under 30 del mondo. L’exchange di criptovalute di Bankman-Fried, Ftx, che permette ai trader di acquistare e vendere asset digitali come bitcoin ed ethereum, ha raccolto fondi per 900 milioni di dollari da finanziatori come Coinbase ventures e SoftBank a luglio. La sua valutazione è arrivata così a 18 miliardi di dollari. Ftx gestisce circa il 10% dei 3.400 miliardi di dollari (valore nominale) di derivati (perlopiù future e opzioni) scambiati ogni mese da chi investe in criptovalute. Ftx incassa, in media, lo 0,02% di ciascuno di quegli scambi: abbastanza per mettere insieme 750 milioni di dollari di entrate pressoché prive di rischi – e 350 milioni di profitti – negli ultimi 12 mesi. A margine, la sua società di trading, Alameda research, lo scorso anno ha registrato profitti per un miliardo, grazie a operazioni tempestive. Di recente, Bankman-Fried è apparso anche in televisione per fornire opinioni sui prezzi dei bitcoin, sulle regolamentazioni del settore e sul futuro degli asset digitali.

“È davvero un momento strano, una fase particolare per il settore”, dice. “C’è molta incertezza nella metà dei paesi del mondo”.

Quattro anni fa Bankman-Fried non aveva ancora comprato un singolo bitcoin. Ora, cinque mesi prima del suo 30esimo compleanno, ha esordito sulla Forbes 400 al 32esimo posto, con un patrimonio di 22,5 miliardi di dollari (dato aggiornato al 19 ottobre 2021). A eccezione di Mark Zuckerberg, nessuno, nella storia, è mai diventato così ricco così giovane. L’ironia è che Bankman-Fried non è nemmeno un fanatico delle criptovalute. Ne è a malapena un appassionato. È un mercenario, deciso a guadagnare più denaro possibile (non gli importa molto come) solo per poterlo poi dare in beneficenza (non sa bene a chi, o quando).

Steve Jobs era ossessionato dai suoi prodotti eleganti e semplici. Elon Musk afferma di essere in affari per salvare l’umanità. Bankman-Fried è molto diverso: è stata la sua filosofia, “guadagnare per donare”, a guidarlo nella corsa all’oro delle criptovalute, prima come trader, poi come creatore di un exchange. Semplicemente, sapeva di potere diventare ricco. Quando gli abbiamo chiesto se sarebbe disposto ad abbandonare le criptovalute, nel caso in cui potesse fare più soldi con qualcos’altro – future sul succo d’arancia, per esempio -, non ci ha pensato un secondo: “Lo farei, sì”.

Al momento, l’”altruismo efficace” di Bankman-Fried – l’idea, orientata all’utilitarismo, di fare la maggiore quantità di bene possibile – resta quasi del tutto una teoria. Finora, il miliardario ha donato solo 25 milioni di dollari, circa lo 0,1% del suo patrimonio: una quota che lo rende uno dei membri meno generosi della Forbes 400. Scommette che riuscirà ad aumentare le sue donazioni di almeno 900 volte continuando a cavalcare l’onda delle criptovalute, invece di incassare subito.

“Il mio obiettivo è avere un impatto”, dichiara. Ma per averlo, Bankman-Fried, che si è trasferito a Hong Kong nel 2018 e alle Bahamas in settembre, dovrà sopravvivere alla crescente pressione del governo e fare i conti con un esercito di concorrenti che gli contendono gli oltre 220 milioni di trader di tutto il mondo. Tutto questo sfidando i cicli di boom e crolli delle criptovalute, che possono generare fortune a velocità inaudite per poi distruggerle altrettanto rapidamente.

“È un fenomeno”, afferma Kevin O’Leary, star del programma Shark Tank della Abc, che di recente ha investito in Ftx ed è un testimonial pagato. “Ha ottenuto grandi risultati finora e si è meritato il rispetto di molti investitori – io sono uno di loro -. Ma il suo lavoro è appena iniziato”.

La storia di Sam Bankman-Fried

Figlio di due professori di legge di Stanford, Sam Bankman-Fried è cresciuto leggendo Harry Potter, guardando i San Francisco Giants della Major league baseball e ascoltando i genitori che parlavano di politica con altri accademici della costa occidentale. Dopo essersi diplomato in un piccolo liceo privato della Baia di San Francisco – “sarebbe stato molto meglio”, ricorda, “se fossi stato un po’ più hippie e mi fosse piaciuta un po’ meno la scienza” – si iscrisse al Massachusetts institute of technology (Mit). Qui “si trascinò” verso una laurea in fisica, passando più tempo su videogiochi come Starcraft e League of Legends che a studiare. Pensò di potere diventare un professore di fisica, ma era in definitiva più interessato all’etica e alla morale. “C’è un pollo che viene torturato per cinque settimane in una fattoria, poi tu lo mangi in mezzora”, dice Bankman-Fried, che è vegano. “Per me era difficile giustificarlo”.

Iniziò a studiare a fondo i filosofi utilitaristi e si rese conto di essere molto attratto dall’altruismo efficace: una variazione in stile Silicon Valley della filantropia sostenuta dal filosofo di Princeton Peter Singer, appoggiata anche da figure come il cofondatore di Facebook Dustin Moskovitz. L’idea di fondo è di compiere quanto più bene possibile, sulla base delle prove concrete a disposizione e della ragione. In genere, le persone tendono a donare a cause di moda o a quelle che le hanno toccate personalmente. Un altruista efficace guarda ai dati in suo possesso per scegliere dove e quando donare, basando la decisione su criteri oggettivi come salvare il maggior numero di vite – o generare i maggiori benefici economici – per ogni dollaro donato. Una delle condizioni più importanti, ovviamente, è partire con tanti soldi da donare. Così Bankman-Fried ha lasciato da parte l’idea di diventare un professore e si è messo al lavoro per accumulare uno dei più grandi patrimoni del mondo.

Dopo essersi laureato al Mit nel 2014, accettò un lavoro ben pagato nel campo della finanza, in cui scambiava etf per Jane street capital e convogliava poi una parte del suo salario verso cause filantropiche.

Non prestava molta attenzione ai primi, caotici giorni delle criptovalute. Quelli in cui, per esempio, nel 2013 l’Fbi chiudeva il marketplace online illecito di Silk Road, per avere contrabbandato cose di ogni genere in cambio di bitcoin. Oppure in cui Mt. Gox, all’epoca il primo exchange mondiale di criptovalute, collassò nel 2014, dopo avere perso 850mila bitcoin, per un valore pari all’epoca a circa 460 milioni di dollari. Ma verso la fine del 2017, quando il bitcoin stava andando verso il suo primo grande rialzo, passando da 2.500 a quasi 20mila dollari per moneta in soli sei mesi, Bankman-Fried vide un’occasione. Si rese conto che quel mercato in fase embrionale non era efficiente: poteva comprare bitcoin negli Stati Uniti e venderli in Giappone a un prezzo più alto del 30%.

“Sono entrato nel mondo delle criptovalute senza avere alcuna idea di che cosa fosse una criptovaluta”, ricorda. “Mi sembrava semplicemente che ci fossero tanti buoni scambi di fare”.

Alla fine del 2017 lasciò il lavoro e lanciò Alameda research, una società di trading quantitativo, con circa un milione di dollari preso dai suoi risparmi e da amici e parenti. Si stabilì in un Airbnb di Berkeley, in California, con una manciata di ragazzi freschi di laurea, e iniziò a lavorare duramente nel campo dell’arbitraggio. Qualche volta l’intero staff doveva smettere di lavorare per riversarsi su siti di cambio con valute straniere perché non riusciva a convertire abbastanza velocemente gli yen giapponesi in dollari americani. Bankman-Fried racconta che al culmine dell’attività, nel gennaio 2018, muoveva fino a 25 milioni di dollari in bitcoin al giorno.

Presto, però, cominciò a provare frustrazione per la qualità dei principali exchange di criptovalute. Erano infatti tutti orientati a rendere facile ai singoli l’acquisto e la vendita di qualche bitcoin, ma non erano assolutamente equipaggiati per gestire trader professionisti che spostavano grandi volumi di criptovalute in poco tempo. Colse allora l’opportunità e decise di avviare un suo exchange.

Nel 2019 prese una parte dei profitti di Alameda e 8 milioni di dollari raccolti da alcune piccole società di venture capital e lanciò Ftx. Vendette presto una quota a Binance, il più grande exchange di criptovalute al mondo per volume, per circa 70 milioni.

L’inizio fu lento. Una dozzina di dipendenti lavoravano duramente da postazioni in piedi in un WeWork di Hong Kong, nel tentativo di attirare i trader sul nuovo exchange. Presto Bankman-Fried trovò una sua nicchia: quella degli investitori più sofisticati, che volevano trattare derivati (cose come opzioni sui bitcoin o future su ethereum). Molti trader di derivati non hanno alcun punto di vista ideologico sulle criptovalute. Come Bankman-Fried, vogliono solo fare soldi. Di conseguenza, tendono a compiere molte più operazioni – e per somme più elevate – rispetto all’investitore medio. Ciò significa anche commissioni più ricche per Ftx, che incassa una quota tra lo 0,005% e lo 0,07% per ogni transazione. Ftx è anche uno dei pochi exchange che presentano versioni tokenizzate delle azioni tradizionali. Offre, per esempio, un token cripto che rappresenta un’azione di Apple. Poiché l’azienda non ha praticamente spese, i suoi margini di profitto sono elevati: circa il 50%.

Bankman-Fried non aveva le licenze necessarie per operare sul mercato dei derivati americano, altamente regolamentato. Di conseguenza scelse come sede Hong Kong, in parte perché aveva appena partecipato a una conferenza sui bitcoin nella vicina Macao. All’inizio la cosa gli permise di trovare clienti in Asia, una culla tradizionale dello scambio di criptovalute. Ma i nomadi digitali mettono ben poche radici. Verso la fine di settembre Bankman-Fried ha annunciato (via Twitter, naturalmente) che intende trasferire il quartier generale della sua squadra di 150 persone alle Bahamas, per approfittare delle norme più chiare sulle criptovalute e della minore severità delle restrizioni ai viaggi dovute al Covid (il suo exchange americano, più piccolo, ha sede a Chicago).

In appena due anni di servizio rivolto ai trader più sofisticati, Ftx è diventata enorme. Il suo volume quotidiano di trading di derivati – 11,5 miliardi di dollari – la rende il quarto exchange di derivati al mondo, alle spalle dei soli Bybit (12,5 miliardi di dollari), OKEx (15,5 miliardi) e Binance (leader di mercato con 61,5 miliardi). Un anno fa metteva assieme scambi per appena un miliardo, con 200mila utenti. Ora che la sua base di utenti è lievitata fino a due milioni, Bankman-Fried si è affrettato a incrementare i suoi server e a rafforzare il servizio clienti.

“Grazie alla forza del suo personaggio, è in grado di stravolgere in modo significativo le tempistiche dell’ingegneria”, dice Anatoly Yakovenko, fondatore di Solana, una criptovaluta con una capitalizzazione di mercato di 43 miliardi.

L’agilità e la velocità di esecuzione di Bankman-Fried ha attirato molta attenzione da parte degli investitori. Secondo Pitchbook, nel gennaio 2020 alcune società di venture capital focalizzate sulle criptovalute, come Pantera capital ed Exnetwork capital, hanno iniettato 40 milioni di dollari nella società, a una valutazione di 1,2 miliardi di dollari. A luglio sembrava che ogni società blue-chip di venture capital al mondo volesse entrare in Ftx. L’azienda di Bankman-Fried è arrivata così a un incredibile round di finanziamento da 900 milioni di dollari che ha portato la sua valutazione a 18 miliardi. Ftx, fondata appena 29 mesi fa, vale ora più di Carlyle group o di Nippon steel.

La beneficenza

A dispetto di tutto il suo successo immediato, c’è un modo in cui Bankman-Fried dimostra la sua età: rispetto agli altri componenti della classifica dei 50 americani più ricchi, è incredibilmente a corto di contante. Niente conti bancari in Svizzera o portafogli ben bilanciati di azioni e obbligazioni. Tutto il suo patrimonio, in pratica, è legato alla sua metà (circa) di Ftx e agli 11 miliardi di dollari di token Ftt di Ftx, che possono essere utilizzati per fare pagamenti o per sconti sull’exchange Ftx, come una carta regalo o un credito. Possiede anche quote del valore di alcuni miliardi di dollari di altre criptovalute che ha finanziato.

Non sorprende, allora, che Bankman-Fried abbia finora guadagnato molto più di quello che ha donato. In tutta la sua vita ha destinato alla beneficenza 25 milioni di dollari, per una varietà di cause: dal diritto di voto alla riduzione della povertà globale, fino alla sicurezza dell’intelligenza artificiale. Alla luce del suo patrimonio, le sue donazioni sono l’equivalente dei 15 dollari infilati in un cestino dell’Esercito della salvezza da un tipico 29enne americano.

“C’è ancora molto da fare”, ammette. “Donare grandi somme è un obiettivo per il lungo termine, non per il breve.

Al momento, quasi nessuna delle sue entrate viene destinata alla filantropia. Ftx e i suoi dipendenti hanno stanziato finora 13 milioni per cause benefiche, incluso un impegno a donare l’1% delle commissioni nette. Più che altro, Bankman-Fried reinveste miliardi nelle sue aziende. Ha speso, per esempio, 2,3 miliardi di dollari a luglio per ricomprare la quota del 15% di Binance in Ftx. Ha così rilanciato la sua scommessa: se continuerà ad accrescere il suo patrimonio, potrà in seguito fare più beneficenza e avere un impatto maggiore.

La ricerca del giusto compromesso tra donare subito e provare ad arricchirsi per donare di più in seguito tormenta i miliardari da tempo. Warren Buffett litigava con la sua defunta moglie, Susan, su questo punto: se fosse preferibile aspettare che gli interessi facessero crescere la loro fortuna e poi donarla, oppure donarla tutta durante le loro vite. Dopo tutto, il denaro aumenta, ma aumentano anche molti dei problemi del mondo. Alla fine Susan ebbe la meglio. Nel 2006 Buffett annunciò che stava iniziando a dare in beneficenza quasi tutto il suo patrimonio, da spendere subito.

“Non vedo motivi per rimandare le donazioni quando si può già fare così tanto bene dando sostegno a cause giuste”, ha dichiarato nel 2019 Chuck Feeney, il 90enne fondatore di Duty free shoppers che ha donato tutto il suo patrimonio di 8 miliardi.

C’è poi un’altra preoccupazione: fare soldi con le criptovalute è in contrasto con la missione di fare del bene che Bankman-Fried si è prefissato? Un anno di mining di criptovalute – il processo necessario per risolvere problemi matematici arbitrari e generare nuove monete – utilizza una quantità di energia sufficiente ad alimentare il Belgio.

“Quelle preoccupazioni sono legittime, ma talvolta un po’ esagerate”, dichiara Bankman-Fried. “Se si guardano le emissioni di carbonio per ogni dollaro di attività economica, le criptovalute non sono un’anomalia. Sono probabilmente due o tre volte peggio di un’azienda media, non 20 o 30”. E aggiunge che Ftx acquista crediti di carbonio per compensare i consumi e investe un milione di dollari in iniziative di cattura e stoccaggio.

Forse la più grande sfida, però, è dove andare adesso. In particolare, Bankman-Fried deve trovare un modo per mantenere l’ipercrescita di Ftx senza entrare in conflitto con le autorità governative.

Le criptovalute sono del tutto vietate o hanno subito restrizioni draconiane in paesi come Cina, Bolivia e Turchia. Negli Stati Uniti, il Congresso ha già introdotto almeno 18 progetti di legge che interessano direttamente il settore. Brian Armstrong, il ceo miliardario di Coinbase, di recente ha criticato la Securities and exchange commission (Sec, l’ente federale statunitense che vigila sulla Borsa) durante uno scontro su Lend, un progetto di prodotto per prestiti di criptovalute. Coinbase, alla fine, ha rinunciato.

Nel frattempo, Bankman-Fried ha messo a frutto l’iniezione di 900 milioni di dollari ricevuta da Ftx, andando in caccia di acquisizioni che allargheranno la sua base clienti, oppure metteranno in mano alla società le licenze per operare in mercati chiave. Ad agosto Ftx ha annunciato che avrebbe comprato LedgerX, un exchange con sede a New York che ha già ottenuto il permesso per vendere cripto-derivati dalla Commodity futures trading commission (Cftc, l’agenzia indipendente del governo statunitense che regola il mercato dei derivati). Ciò significa che presto Ftx potrà diventare il primo grande exchange di criptovalute a offrire derivati in America, prima di Binance, Coinbase e Kraken. “Ftx si è mossa con una rapidità impressionante per concludere quell’accordo”, commenta Christopher Giancarlo, ex presidente della Cftc.

Bankman-Fried riverserà anche centinaia di milioni nel marketing tradizionale. A giugno ha accettato di pagare 210 milioni di dollari per portare il marchio Ftx nella Tsm, una delle principali leghe di esports al mondo. A marzo ha firmato un contratto da 135 milioni di dollari per il nome dell’arena in cui giocano i Miami Heat della Nba e ad agosto un accordo da 17,5 milioni per i diritti del nome del campo da football dell’Università della California, Berkeley. Inoltre ha lanciato da poco una campagna pubblicitaria da 30 milioni di dollari per promuovere Ftx tramite ambasciatori come O’Leary di Shark Tank, la leggenda del football americano Tom Brady e la stella della Nba Steph Curry. Tutti e tre hanno anche quote di Ftx.

L’obiettivo di Bankman-Fried è di posizionare la sua società come qualcosa di sicuro e maturo, nonostante sia nata solo due anni fa. Se la tua compagnia entra nelle conversazioni quotidiane, è l’idea, è molto più difficile che regolatori attenti a questioni politiche possano farti chiudere. Una regola scritta da PokerStars durante il primo grande boom delle scommesse online, giunto al culmine intorno al 2010, e poi adottato anche da società di giochi a tema sportivo come FanDuel e DraftKings.

Bankman-Fried vuole anche andare oltre le criptovalute. Lo scorso anno ha guidato Ftx nei predictive market, cosa che ha permesso ai trader di scommettere sull’esito di eventi reali come il Super Bowl e le elezioni presidenziali. Ora guarda anche a un ulteriore allargamento delle attività: la speranza è che, un giorno, i consumatori potranno comprare e vendere tutto – da un’opzione call su ethereum fino ad azioni di Microsoft o a un fondo comune – su Ftx.

“C’è tutto un mondo là fuori”, dice la persona che più di ogni altra ha beneficiato del boom delle criptovalute. “Non dovremmo pensare alle criptovalute come al terreno più fertile per sempre”.

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