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La Cina dichiara illegali tutte le transazioni di criptovalute. E il Bitcoin precipita

A maggio abbiamo raccontato di come la Cina abbia intensificato la sua guerra alle criptovalute, mandando al ribasso Ethereum, Dogecoin e Cardano. Ma soprattutto il Bitcoin, il cui valore era crollato fino a poco più di 32mila dollari, per poi rimbalzare ancora. Oggi questa battaglia raggiunge un punto di svolta: la Banca Centrale Cinese ha dichiarato illegali tutte le transazioni di criptovalute.

Proprio nel mese in cui El Salvador adotta il Bitcoin come valuta legale, dunque, la Cina rema in direzione diametralmente opposta. E mentre la People’s Bank of China (PBOC) annuncia, in un aggiornamento sul suo sito ufficiale, che vieterà alle istituzioni finanziarie e alle società di pagamento di facilitare il commercio di criptovalute, il regolatore ha anche annunciato che verrà intensificato il monitoraggio delle attività ad esso legate. Secondo quanto riportato da Forbes, la Banca Centrale vuole stabilire un meccanismo per bloccare sul nascere attività di trading e mining di criptovalute. Quest’ultima, in particolare, era già stata vietata in Cina lo scorso giugno, quando Pechino portò molte aziende a guardare altrove e a cercare altre zone del mondo – il Kazakistan era diventato una delle mete alternative preferite – per estrarre il Bitcoin a costi energetici sostenibili.

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No alle crypto, sì allo yuan digitale?

Un “no” secco dunque all crypto e a tutte le attività ad esso connesse. Dal trading all’esecuzione di ordini, dall’emissione di token agli scambi con monete estere. “Anche gli scambi di valuta virtuale all’estero che utilizzano internet per offrire servizi ai residenti cinesi sono considerate attività finanziarie illegali” ha affermato la Pboc, secondo quanto riportato dalla Cnbc. Una scelta che sembra orientare la Cina verso la valuta digitale emessa dalla Banca Centrale. Già a giugno si parlava dello yuan digitale che, essendo già stato testato in progetti pilota su larga scala, sembrava in vantaggio su euro e dollaro. Il divieto di oggi, la chiusura delle “miniere” di Bitcoin cinesi e il blocco delle transazioni di quegli istituti che supportano il trading potrebbe accelerare il passaggio alla valuta digitale nazionale.

Intanto crolla il Bitcoin

La capitalizzazione delle criptovalute aveva raggiunto ottimi traguardi ad inizio settembre. Tuttavia, già da qualche giorno, l’indecisione aveva provocato delle importanti oscillazioni. Oggi, come risultato dell’annuncio di Pechino, il Bitcoin è sceso fino al 4,5%, Ethereum è crollato del 6,5% e Cardano del 6%.

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