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L’azienda modenese che rende le piastrelle delle opere d’arte grazie a designer internazionali

Articolo tratto dal numero di ottobre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

“Questa non è una piastrella”, verrebbe da dire citando Magritte. Ma neanche un semplice rivestimento. Perché Mutina, rilevata nel 2005 a Fiorano Modenese da un nuovo management team capitanato da Massimo Orsini, è l’azienda che per prima ha sovvertito i canoni tradizionali del settore della ceramica invitando artisti e designer a confrontarsi con questo materiale, creando prodotti, sì, ma anche opere d’arte e installazioni. Un esperimento coraggioso, che ha portato aria e spaziosità in questo mondo. “I primi designer con cui abbiamo lavorato non avevano esperienza con la ceramica. Ma questo per noi andava bene, volevamo collaborare con menti curiose che avessero voglia di sperimentare, fare cose nuove. Patricia Urquiola è stata la prima con cui abbiamo iniziato questo percorso”, racconta Orsini.

Quindici anni dopo, si può dire che l’esperimento sia riuscito. E ogni piastrella Mutina racchiude mondi variegati che nulla (o poco) hanno a che fare con il semplice prodotto, esprimendo la visione di designer e artisti internazionali, ma anche una chiara idea sulle potenzialità della ceramica. Sarà per questo che oggi Mutina ha un’identità forte, riconoscibilissima, che nasce dal colore per protendersi verso l’architettura, l’arte, il design. Un traguardo nato da un’ambizione precisa. “Ho avuto la fortuna di crescere insieme alla ceramica, nell’azienda di famiglia. Negli anni, però, ho maturato la voglia di sperimentare insieme ai designer. Così, nel 2005 ho deciso di cedere l’azienda per ripartire da zero con Mutina, realtà che esisteva già da 30 anni e che aveva i requisiti giusti per me”, spiega.

 

Bric, la mostra allo spazio espositivo Mut di Fiorano Modenese.

 

Da allora, le collaborazioni hanno seguito un unico motto: ‘You can only work with people you like’ (Puoi lavorare solo con le persone che ti piacciono, ndr), una frase di Milton Glaser – tra i più osannati graphic designer della storia – che per Mutina assurge a mantra, a filo conduttore tra le collezioni firmate da designer come Patricia Urquiola, Edward Barber e Jay Osgerby, Ronan e Erwan Bouroullec, Tokujin Yoshioka, Raw Edges, Inga Sempè, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Laboratorio Avallone, Oeo Studio e Nathalie Du Pasquier, nuovi maestri del design contemporaneo. “Nelle collaborazioni ci vuole empatia, piacere reciproco, divertimento. Tutto questo si rispecchia poi nei nostri prodotti”. E sono proprio la giocosità e la libertà interpretativa a contraddistinguere le varie collezioni di Mutina, invitando a esperire il prodotto attraverso i sensi e l’immaginazione.

La mostra fotografica di Luigi Ghirri a Casa Mutina a Milano.

Proprio sull’immaginazione, poi, l’azienda ha creato Mutina For Art, progetto dedicato all’arte contemporanea che comprende il premio This is Not a Prize, assegnato annualmente a un artista emergente internazionale. “Sono un grande appassionato di arte e istintivamente ho sentito il bisogno di portarla in azienda. Uno dei miei modelli è il brand svizzero Vitra, che nella sua sede di Weil am Rhein ospita mostre e installazioni. Abbiamo chiamato un’importante curatrice, Sarah Cosulich, e portiamo avanti questo impegno con la stessa serietà con cui facciamo design”. All’interno del progetto c’è anche Dialogue, una serie di opere realizzate in collaborazione con musei e istituzioni, tra cui Passaggio della Vittoria, l’intervento site-specific dell’artista Paul Thorel per lo spazio esterno del Museo Madre di Napoli, composto da un grande mosaico di 180 metri quadrati fatto di 1.832.400 tessere di un centimetro quadrato.

Un connubio, quello tra arte e design, che Mutina ha suggellato con Nathalie du Pasquier, artista e designer di origini francesi, co-fondatrice del gruppo Memphis, con cui ha realizzato Bric, una mostra presso lo spazio espositivo Mut di Fiorano Modenese, nonché la serie di elementi 3D Brac e la collezione Mattonelle Margherita. “Con Nathalie è scattata una scintilla, è stato un ‘lavora con le persone che ti piacciono’ all’ennesima potenza. Abbiamo da poco montato la sua Torre Numero Due presso il campus di Vitra, un onore per noi. Le sue opere sono il simbolo di ciò che facciamo, l’espressione di quella crasi tra arte e design che guida il nostro lavoro”.

A raccontare questa crasi è poi un nuovo spazio inaugurato a Milano la scorsa primavera: Casa Mutina, in via Cernaia, nel cuore del design district di Brera, un luogo che accoglie mostre e collezioni – l’ultima, Between The lines, esponeva le fotografie di Luigi Ghirri su un allestimento realizzato con Din, la linea firmata da Konstantin Grcic – raccontando l’universo creativo dell’azienda. 

“Oltre a Milano, abbiamo aperto una Casa Mutina anche a Modena, ma l’idea è di portare il format anche all’estero, nelle principali capitali europee, negli Stati Uniti e nel mondo, per raccontarci in un modo diverso rispetto alla distribuzione tradizionale”.

Ma le ambizioni di Mutina vanno oltre: in occasione del recente Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica di Bologna, l’azienda ha festeggiato, nel suo headquarter di Fiorano Modenese, i 10 anni di collaborazione con Ronan ed Erwan Bouroullec presentando la collezione Ensemble, un progetto che racchiude, oltre alle riedizioni di Pico e Rombini, grandi classici dell’azienda, la nuova collezione ceramica Punto, il nuovo elemento 3D Bloc e il pavimento in parquet di legno Pico Bois. Una prima volta, quella col legno, che dimostra ancora una volta quanto l’universo di Mutina non conosca confini. 

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