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Unicredit fa un passo indietro. E Mps resta senza un compratore

Dopo tre mesi di serrate trattative salta il negoziato tra Unicredit e il Mef, principale azionista di Monte dei Paschi di Siena col 64%, per l’acquisto da parte dell’istituto di credito di Piazza Gae Aulenti di un perimetro definito di attivi della banca più antica del mondo.

L’ufficializzazione è avvenuta nel pomeriggio di ieri con uno stringato comunicato stampa: “Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, Unicredit e Mef comunicano l’interruzione dei negoziati”.

Il problema principale è ancora una volta il capitale: indiscrezioni parlando di un ammanco complessivo di circa 6-7 miliardi di euro a fronte dei 3 miliardi stimati inizialmente. Ci sarebbe, secondo Repubblica, un disallineamento di circa 3 miliardi di euro sulla dote pubblica che il venditore avrebbe dovuto riconoscere al compratore per indurlo a comprare 60 miliardi di attivi (su 81) e un migliaio di sportelli (su 1.300) di Mps.

Andrea Orcel, ceo di Unicredit, avrebbe abbandonato il tavolo visto che le sue richieste sarebbero state accolte come eccessive e paragonabili a una svendita e comunque non in linea con un’operazione di mercato.

Altri compratori all’orizzonte non ci sono come ha sottolineato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, a La 7.

Non rimane che proseguire nel rilancio di Rocca Salimbeni con un piano stand alone, che per essere sostenibile dovrà comportare un maggiore efficientamento. Serve però un’iniezione di capitale fresco di almeno 3 miliardi di euro e non è ancora chiaro se ciò avverrà con soldi pubblici (tramite un’altra ricapitalizzazione precauzionale) oppure se queste risorse verranno chieste al mercato.

In questo quadro il Tesoro cerca di prendere altro tempo. E si fa sempre più imminente la richiesta di una proroga alla Commissione Ue per l’uscita dal capitale e per la conseguente privatizzazione del Monte. Sull’arco temporale della proroga non c’è ancora certezza. Va ricordato che nel 2017 il Governo italiano si impegnò a privatizzare Mps entro la primavera 2022, una volta approvati i risultati finanziari del 2021. Si auspicherebbe ora una dilazione dei tempi almeno fino alla fine del 2022.

“La Commissione segue da vicino i recenti sviluppi riguardanti la Banca Monte dei Paschi di Siena ed è in contatto con le autorità italiane”, ha affermato un portavoce della Commissione Ue, interpellato in proposito dall’agenzia di stampa MF-Dowjones. “Nel luglio 2017 la Commissione ha approvato il piano dell’Italia per sostenere una ricapitalizzazione precauzionale di Mps ai sensi della normativa Ue, sulla base di un efficace piano di ristrutturazione e sulla base di alcuni impegni assunti dall’Italia nei confronti della banca”, ricorda la Commissione.

“Tra l’altro, l’Italia si è impegnata a vendere tutte le azioni della banca entro una certa scadenza. Il termine per completare la privatizzazione in base agli impegni non è scaduto. La Commissione non può commentare la scadenza esatta, che è considerata un’informazione riservata”.

La Commissione precisa quindi la posizione circa gli aiuti di Stato. “Come sempre, è responsabilità degli Stati membri rispettare gli impegni in materia di aiuti di Stato ed è loro compito proporre le modalità per adempiere a tali impegni. Spetta quindi all’Italia decidere e proporre modalità di uscita dalla proprietà Mps tenendo conto degli impegni in materia di aiuti di Stato del 2017”.

In generale, il rispetto degli impegni garantisce la legalità dell’aiuto. Come sempre, gli Stati membri possono chiedere la modifica delle decisioni in materia di aiuti di Stato nella misura in cui propongono misure di compensazione mediante nuovi impegni o obiettivi più impegnativi per gli impegni esistenti. Ciò preserva l’equilibrio originario della decisione in materia di aiuti di Stato e garantisce la continuità della legittimità dell’aiuto.

Il sindacato è preoccupato e lancia un appello al Governo. “Chiediamo allo Stato azionista un intervento urgente a tutela dell’integrità e del futuro di Monte dei Paschi. Riteniamo che debba essere affrontato e risolto il nodo cruciale della ricapitalizzazione e, attraverso la proroga dei termini concordati con l’Unione Europea per l’uscita dello Stato dal capitale della banca, ricercate altre possibili soluzioni improntate a una reale fattibilità e sostenibilità”, afferma la Fisac Cgil.

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