Irina Burlacu Vita International
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La storia di Irina Mella Burlacu, la signora dei guardrail arrivata dalla Transilvania

Articolo tratto dal numero di gennaio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Dice un antico proverbio che tutte le strade portano a Roma. Contiene una grande verità, perché i Romani furono grandi costruttori di strade che percorrevano tutto l’impero e arrivavano nei posti più lontani, come la Transilvania, terra dei Daci. Proprio la rete viaria fu un grande vettore di civiltà che consentì il trasferimento degli uomini, delle merci e delle culture, contribuendo in modo decisivo alla costruzione e allo sviluppo dell’Impero romano. Ma quelle strade, portavano soprattutto verso Roma e nessuno poteva immaginare che un migliaio abbondante di anni dopo, una ragazza poco più che venticinquenne, dalle lontane e scorbutiche province dell’ex Impero romano, come appunto la Transilvania, arrivasse a Roma per rispondere alla chiamata per uno stage di una piccola azienda che faceva movimento terra. Una storia come tante. E invece no! Da quello stage nel 2006 è partito il percorso di successo di Irina Mella Burlacu, oggi imprenditrice moderna e innovativa, che merita di essere raccontata. Irina oggi guida un gruppo da 12 milioni di fatturato leader in Europa per la realizzazione di guardrail illuminati ed ecologici che vengono installati nei punti nevralgici viari più importanti. Irina è una donna elegante e riservata, conosce sei lingue e parla un italiano perfetto con una leggera inflessione bresciana. Tempo libero praticamente zero ma, appena può, non rinuncia a un viaggio “per conoscere nuove culture”, dice. Lei è la manager dell’azienda che ha fondato Vita International di Brescia che ora controlla un grappolo di società e si avvale del lavoro di un gruppo di inventori che sfornano novità sui temi della viabilità sostenibile a getto continuo.

La storia di Irina Burlacu

Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo da principio. In Transilvania, Irina, dove ha vissuto con la madre insegnante di violino, ha studiato economia di gestione e imparato bene diverse lingue tra cui l’inglese. Per sbarcare il lunario lavorava da un gommista. “Ho sempre fatto lavori da maschiaccio, mi è sempre piaciuto muovere le mani. Da piccola ero spesso nel laboratorio di mio nonno a lavorare con il legno”, racconta sorridendo. La sua carriera la sintetizza da sé: “Ho cominciato con le gomme, poi il movimento terra a Roma e le barriere stradali a Brescia”. A Roma lavorava in cantiere, stava in ufficio ad occuparsi della parte tecnica e operativa, ma quel ruolo, dopo cinque anni, ha cominciato a starle stretto. Così si è trasferita a Brescia in un’azienda che produceva barriere stradali ma con poca fortuna. Irina ricopriva il ruolo di export manager e aveva avuto modo di conoscere i mercati esteri per le barriere stradali. Dopo un po’ l’azienda andò in crisi, chiuse e i dipendenti furono tutti licenziati.

A questo punto è uscito fuori il grande carattere e l’iniziativa di Irina che, anziché disperarsi per la perdita del lavoro, ha preso il coraggio a quattro mani, insieme al compagno e a un paio di ex colleghi, e ha fondato la sua azienda. L’ha voluta chiamare Vita International, perché per lei, per loro, nasceva una nuova vita, una scommessa con il destino. “Dovevo reagire a quella situazione”, racconta, “ma più che altro ero innamorata del prodotto. Non c’erano molte aziende nel settore e c’era il rischio che la tecnologia delle barriere stradali in legno acciaio andasse a sparire. Inoltre avevo sviluppato relazioni internazionali importanti, avevo un partner in Cile, un altro in Corea del Sud. Insomma c’era un patrimonio che non meritava di andare disperso. Così all’inizio abbiamo preso in licenza d’uso i loro vecchi prodotti, ma poi abbiamo creato una gamma nuova e innovativa. È stata dura, ma avevamo molta fiducia in noi stessi. Eravamo in cinque in un capannone di 300 metri quadrati, io, il mio compagno, due ex colleghi e un magazziniere. L’idea di base del prodotto è ancora quella iniziale: alla base c’è un lungo processo di certificazione, quindi bisogna stare molto attenti con le carte”, racconta Irina. “Poi noi creiamo un kit sulla base delle esigenze del cliente con componenti in acciaio, legno bulloneria e lo montiamo. Un po’ come si fa con i mobili dell’Ikea”, scherza. Fa bene a sorridere perché oggi Vita International ha la gamma di prodotti di sicurezza stradale tra le più estese al mondo e pochi concorrenti sul mercato. Da una costola di Vita International è nata un’altra società, Roadlink, che produce il GuardLed, la barriera che illumina la strada, probabilmente il prodotto più innovativo in fatto di sicurezza stradale e di sostenibilità. 

Il progetto Guardled

Burlacu è l’anima del progetto nato dall’idea di Riccardo Reggiani, oggi responsabile ricerca e sviluppo di Guardled, in sinergia con un’azienda del territorio specializzata in poliuretano. È un nuovo modo di illuminare le corsie di strade e autostrade, nonché la risposta tecnica di Roadlink al problema dell’inquinamento luminoso. Un’emergenza che interessa le sorti del Pianeta e dei suoi abitanti. L’eccesso di luce artificiale notturna, infatti, spezza i cicli naturali e perturba la migrazione dei volatili, la vegetazione e la riproduzione degli insetti, come le api che impollinano un terzo del cibo che mangiamo. Senza dimenticare i disturbi del sonno, il rischio desincronizzazione e l’obesità, tra i cui fattori autorevoli studi menzionano proprio il mancato riposo. Difficile immaginare quali complessi risvolti possa avere un guardrail visto spesso soltanto come un pezzo d’acciaio che costeggia la strada. Intanto però Roadlink ha già dato vita a una declinazione di Guardled per ciclovie con la linea di prodotti denominata Ledvia.

“Abbiamo ideato e realizzato una soluzione semplice, ecologica, affidabile e moderna, proprio come l’ideale di sicurezza stradale che auspichiamo per il terzo millennio”, racconta Irina. “La naturale evoluzione del progetto Guardled, ci porterà nel 2021 allo sviluppo di ulteriori funzionalità, rendendolo un elemento in grado di comunicare con i veicoli, nel sempre più attuale contesto delle smart road”.

Ma come funziona Guardled? Il pilastro su cui si basa è l’illuminazione bianca a led grazie a strisce collocate sul guardrail, all’altezza, ritenuta ottimale, di 40 centimetri da terra. L’illuminazione dal basso, unitamente alla scelta dei led, garantisce una maggiore gradevolezza alla vista, rispetto all’illuminazione con i lampioni, con il risultato che la fonte luminosa disturba di meno, non solo l’ambiente, ma l’occhio del guidatore, rendendo più nitida la percezione degli oggetti.

Guardled è anche un dispositivo intelligente che offre molteplici modalità di utilizzo. Al fianco dell’illuminazione bianca, per esempio, c’è l’opzione luce lampeggiante arancione fissa, ideale per segnalare situazioni di pericolo o tratte di strade pericolose. Si può vedere Guardled all’uscita del casello autostradale di Spinea, in direzione Venezia, sulla rotatoria di San Martino Buon Albergo, appena lasciata l’A4, uscita Verona Est, oppure allo svincolo di Reggiolo-Rolo (Reggio Emilia) e all’entrata del casello di Casalecchio di Reno (Bologna).

Visione sicurezza

Dal 2019 Irina è padrona di casa di Visione Sicurezza, un forum annuale sulle innovazioni nel campo della sicurezza stradale, capace di raccogliere idee, iniziative, speranze e soluzioni concrete da tutto il comparto degli operatori di settore, con particolare attenzione ai progettisti.

L’ultima edizione 2021 a Monza ha coinvolto ben 27 aziende del settore e oltre 320 persone, perché, sostiene Irina, “sono convinta che le aziende le facciano le persone e si basino sulla volontà di apprendere, di innovare, di guardare sempre avanti dell’imprenditore. E poi sull’amore e la conoscenza dei prodotti. Quando sono arrivata nell’azienda di Brescia mi hanno affidato il compito di vendere il prodotto all’estero e si sono meravigliati perché ho chiesto di poter andare in cantiere con gli operai a vedere cosa facevano, come montavano i guardrail. Se non conosci a fondo quello che vendi, come fai a venderlo?”. Per lei le persone e i rapporti con loro sono davvero importanti. Forse proprio per l’esperienza che ha fatto partendo dalla base. “Per me i dipendenti sono colleghi. Non ho un mio ufficio ma lavoro nell’ufficio tecnico insieme agli altri”. 

E la sua azienda sforna prodotti innovativi alla velocità della luce (è il minimo, viste le caratteristiche di Guardled): questa volta però, l’invenzione riguarda la sicurezza dei viadotti. È una rondella che si applica ai guardrail o ai pannelli fonoassorbenti delle autostrade. La rondella in acciaio ha dei sensori “che le consentono di capire se è successo qualcosa alla struttura sottostante, cioè al calcestruzzo”, spiega Irina. E allora la domanda è d’obbligo: questa tecnologia avrebbe consentito di evitare tragedie come quella del Ponte Morandi? Irina contrae il volto e muove la testa: “Sì”.

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