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Una vita tra scienza e arte, addio all’industriale Marino Golinelli. Aveva 101 anni

Dopo una vita dedicata all’impresa e alla scienza, all’insegna dell’ottimismo, contrassegnata da mille interessi e dalla forte fiducia nell’uomo, il 19 febbraio è morto Marino Golinelli, formidabile imprenditore e filantropo.

La scienza come punto di riferimento di Marino Golinelli

Nato l’11 ottobre 1920 (lo stesso anno di Carlo Azeglio Ciampi) a San Felice sul Panaro in provincia di Modena, in una famiglia di 11 fratelli, non fu uno studente modello. Ma a 17 anni venne illuminato dalla lettura di un volume di Niels Bohr, premio Nobel per la fisica (nel 1922). Da quel momento la scienza è stata il suo punto di riferimento. Si iscrisse alla facoltà di scienze farmaceutiche e si laureò a 23 anni nel 1943.

Ad appena 5 anni dal conseguimento della laurea, neanche trentenne, rileva un laboratorio che chiama Biochimici Alfa, con un solo dipendente e inizia a produrre sciroppi. Era lo stesso Golinelli a trasportarli e consegnarli alle farmacie nei dintorni di Bologna con una moto Guzzi. Nel tempo la Alfa ha assorbito la Wassermann, la Schiapparelli, la Sigma Tau. Tra i suoi farmaci più importanti il Vessel contro le trombosi e il Normix, celebre antibiotico. Dagli sciroppi degli anni ’40 agli antitumorali, con la ricerca scientifica come base per raggiungere obiettivi importanti.

A Bologna regna un’imprenditoria diffusa con una caratteristica particolare: proliferano le famiglie che tramandano nel tempo le loro iniziative, riuscendo a mantenere un equilibrio fra vecchie e nuove generazioni e conseguendo grandi successi nella sempre più difficile competizione nazionale e globale.

La nascita della sua Alfasigma

Maccaferri, Seragnoli, Vacchi (in ordine rigorosamente alfabetico) sono nomi ormai noti in tutto il paese. Ma la perla è l’Alfasigma fondata da Golinelli. Attualmente Alfasigma è uno dei 5 principali player dell’industria farmaceutica in Italia, con un fatturato che nel 2021 ha superato di gran lunga il miliardo di Euro. L’azienda è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel mondo ed impiega in totale oltre 3.000 dipendenti.

Alfasigma è attiva in 9 aree terapeutiche con un portfolio che comprende specialità da prescrizione, prodotti di automedicazione, e nutraceutici. In Italia presidia le seguenti aree terapeutiche di primary care da prescrizione: gastroenterologia, medicina vascolare, malattie metaboliche, cardiologia, ortopedia e reumatologia, pneumologia, ginecologia. Accanto al business che si può definire “tradizionale”, Alfasigma ha una seconda divisione dedicata al Contract Manufacturing, vale a dire la produzione conto-terzi per altre società farmaceutiche italiane e non.
“Non ho la barca, né l’aereo privato” mi ripeteva Marino Golinelli, cosi come quanto sia stato importante per lui Bohr e l’incontro con Rita Levi Montalcini nel 1980. La scienza prima di tutto. Sempre.

Golinelli, Cavaliere del lavoro, era fissato con i perchè. Anche ai bambini delle scuole elementari che frequentano l’Opificio, chiede cosa è piaciuto loro. Un giorno mi raccontò con il sorriso negli occhi: “Una volta un bimbo di sei anni mi ha detto di essere stato affascinato dai neuroni. Che soddisfazione”.

La fondazione Golinelli

A me è tornato in mente, visto che a Bologna c’è la sede della Zanichelli, di una vivace discussione tra Federigo Enriques (padre di Giovanni Enriques, che rivitalizzò la Zanichelli) e Benedetto Croce. Quest’ultimo accusò Enriques (insigne matematico) di invadenza di campo e incompetenza. Giovanni Enriques spiega bene cosa sottaceva: “Fu un episodio di incontro-scontro di due culture: tra un sistema filosofico che tenda a dare una posizione predominate alla scienza e un altro che assegna a questa un ruolo subordinato quasi assimilando la scienza stessa alla tecnica”. Golinelli avrebbe parteggiato con forza per Enriques.

Avendo un desiderio di futuro superiore a chiunque altro, Golinelli nel 1988 ha dato vita alla fondazione che porta il suo nome “affinchè i bambini e i giovani possano crescere con un bagaglio culturale adatto a farne i futuri cittadini del domani, attraverso attività di laboratorio e di divulgazione della cultura scientifica”. La Fondazione Golinelli è l’unico esempio di fondazione privata ispirato al modello delle grandi fondazioni filantropiche americane. Concretezza, pragmatismo, visione e capacità progettuale la rendono un caso di best practice a livello internazionale.

Il progetto dell’Opificio Golinelli

Una delle realizzazioni della fondazione è l’Opificio Golinelli, realizzato investendo 12 milioni di euro in un grande progetto di riqualificazione urbana. L’Opificio è una “cittadella della conoscenza e della cultura di Bologna” – che non a caso richiama la capacità di fare, di lavorare -, ricavato una ex area industriale ristrutturata mantenendone le linee architettoniche originali.

Nei circa 9.000 mq, che accolgono 150.000 persone all’anno, si tengono sei diverse attività:

  • La “Scuola delle idee “, spazio ludico per bambini dai 18 mesi ai 13 anni, per stimolarne la creatività con un approccio interdisciplinare.
  • Le “Scienze in pratica”, laboratorio per i ragazzi fra i 14 ed i 19 anni inteso a promuovere la passione per la scienza e la tecnologia, con possibilità di sperimentare. Io e Pippo abbiamo visto con gioia circa 30 ragazzi, seguiti dagli insegnanti, analizzare i solfiti.
  • Il “Giardino delle Imprese”, scuola informale di educazione alla cultura imprenditoriale per giovani fra i 13 ed i 25 anni, dotata di acceleratori.
  •  La “Scienza in piazza”, che organizza manifestazioni nelle strade e negli spazi urbani per la diffusione della cultura scientifica.
  •  “Educare a educare”, programma pluriennale nazionale di formazione degli insegnanti di tutte le scuole. Ah, quanto è importante la pedagogia;
  • “Arte, scienza e conoscenza”, mostre, convegni e dibattiti sulle connessioni fra arti e scienze.

Il rapporto con la famiglia

Naturalmente, Marino Golinelli non ha fatto tutto questo da solo. La moglie Paola gli è sempre stata accanto, con la sua originale acconciatura dai colori vivaci, la sua positività, la sua gioia di vivere. Il figlio Stefano ora è presidente del Gruppo.

Con una sessantina di persone entusiaste e motivate che ci lavorano ogni giorno, Golinelli ha messo in piedi “un’impresa sociale il cui prodotto, il cui dividendo e il cui profitto finale sono l’educazione, la formazione la cultura e la crescita della società”.

Golinelli ha messo ulteriori risorse a disposizione della Fondazione per il progetto Opus 2065, con il quale intende rafforzare la missione etica della Fondazione, puntando alla formazione di giovani e insegnanti, a un centro di ricerca sui campi futuribili del sapere (compresi i Big Data), e a un fondo per il supporto di nuove attività imprenditoriali. Forte della fiducia nel metodo scientifico, Golinelli nel 2018 si impegnò affinché i giovani approfondissero il tema dell’analisi dei dati. Venne quindi costituito un consorzio tra Università di Bologna, Politecnico di Milano e Fondazione Golinelli con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento in Italia per la ricerca nel campo di Big Data e Data Science.

L’amore per la vita e per i giovani

Grande collezionista di arte contemporanea, Golinelli mi diceva che “quando pensiamo abbiamo un’attività cerebrale che somiglia ad un arabesco straordinario: Mi piacerebbe vederlo disegnato. Chissà”. In realtà ha fatto di più: quell’arabesco straordinario lui lo ha realizzato e lo ha donato tutti i giorni ai ragazzi, al nostro futuro, all’Italia bella.

Chiudo con un ricordo personale. Da presidente dell’Associazione per il Progresso Economico – che si è onorata per anni di avere come socio Marino Golinelli – ho moderato numerosi dibattiti nei quali la lucidità e lo sguardo lungo dell’imprenditore bolognese si toccavano con mano. Nell’ultima nostra telefonata di auguri natalizi prima di Natale, Marino mi disse: “Caro Piccone, fai del bene”. Golinelli amava la vita e i giovani, voleva che l’italiano si dedicasse non solo al proprio interesse, ma anche agli altri. Un insegnamento per tutti noi.

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