Articolo di Gaia van der Esch*
Il mondo del lavoro sta cambiando a un ritmo senza precedenti, scosso da una pandemia che continua a destabilizzare molte professioni. E da un inarrestabile processo di digitalizzazione, automazione e utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il World Economic Forum ci segnala che gli effetti negativi si stanno riversando prevalentemente sulle donne, spesso assenti dalle posizioni dirigenziali e sotto-rappresentate in molti settori.
Gender gap: i dati sull’occupazione femminile
Iniziamo dall’effetto della pandemia sull’occupazione femminile. Questa crisi si è evoluta, passando dall’aspetto sanitario a quello economico e occupazionale la cui portata è ancora in parte sconosciuta. Le donne e i loro posti di lavoro, per McKinsey sono stati particolarmente colpiti a causa delle disuguaglianze di genere preesistenti. Un dato simbolico di questa disparità è stato registrato proprio in Italia nel dicembre 2020, mese in cui il 99% di chi ha perso il posto di lavoro, secondo l’Istat erano donne.
Allo stesso tempo, la pandemia ha accelerato trend importanti come la digitalizzazione e l’automazione del lavoro. Lo dimostrano i dati del rapporto The Future of Jobs del Wef, secondo cui l’84% dei datori di lavoro sta accelerando i propri investimenti nel campo della digitalizzazione e automazione del lavoro. Qui nasce il problema: le aree professionali in ascesa, come quelle Stem e digitali, sono proprio quelle in cui il divario di genere è più significativo.
Le ricerche del WEF e di McKinsey ci dicono che le donne, nei Paesi sviluppati corrispondono a meno del 20% del personale tecnico. Sono solo il 35% degli studenti Stem nelle università, il 29,3% dei lavoratori nel settore della ricerca scientifica e dello sviluppo. Solo l’1,4% delle donne lavora nel campo informatico e, a livello globale, gli uomini hanno il 33% di probabilità in più rispetto alle donne di avere accesso a internet.
Insomma, le donne hanno meno accesso alle risorse produttive, all’istruzione, alla tecnologia, alla leadership, allo sviluppo di competenze e alle opportunità di lavoro in questi settori del futuro. Secondo le indagini dell’International Labour Organization, queste divergenze sono dovute principalmente a norme sociali che attribuiscono ruoli e stereotipi di genere difficili da sradicare.
Come raggiungere una transazione equa verso il lavoro del futuro
La trasformazione del mondo del lavoro rischia così di far aumentare ancora di più il gender gap. Per invertire questo trend servono politiche pubbliche e aziendali mirate. È necessario sostenere le donne nell’acquisizione di nuove competenze, perché se vengono private degli strumenti giusti e delle opportunità di crescita sarà estremamente difficile per loro adattarsi al nuovo mondo del lavoro. Un mondo in cui la domanda di competenze cognitive, fisiche e manuali di base diminuirà mentre, entro il 2030, le competenze tecniche e sociali potrebbero arrivare a occupare, rispettivamente, fino al 55% e 24% in più del tempo impiegato oggi sul posto di lavoro. Lo spiega uno studio del McKinsey Global Institute.
Questi mutamenti richiederanno a molte donne di realizzare cambiamenti radicali nella loro vita professionale, per transitare verso occupazioni più produttive, più necessarie ma anche meglio retribuite in quanto richiedono competenze più complesse. Per questo serve un’attenzione specifica verso le attività di aggiornamento e formazione per ampliare le competenze delle potenziali 160 milioni di donne i cui posti di lavoro verranno digitalizzati e automatizzati entro il 2030 – stime che variano tra il 7% (40 milioni) e il 24% (160 milioni) dei posti di lavoro attuali. Un’attenzione che deve andare di pari passo a incentivi pubblici e privati volti a ridurre il divario di genere esistente e la cultura discriminatoria che ancora domina le molte aree professionali in crescita.
5 misure per invertire il trend e colmare il gender gap
Ecco 5 misure da cui cominciare per invertire i trend negativi di oggi e assicurarci di accompagnare la transizione verso i lavori del futuro in modo equo per uomini e donne:
1. La parità di genere deve diventare un principio guida di tutte le strategie organizzative volte a gestire la transizione verso il futuro del lavoro.
2. La ripresa post-pandemica deve aprire la strada al reimpiego e alla rioccupazione delle donne nei settori emergenti. Serve dunque sviluppare e implementare politiche pubbliche e private, che portino all’assunzione di donne in tutti i settori e a tutti i livelli.
3. Combinate con altre pratiche corporative come le strategie inclusive di assunzione e promozione, servono politiche di aggiornamento professionale per aprire la strada a un futuro lavorativo equo nei fatti e non solo a parole.
4. La ricerca, come riportato dal WEF, suggerisce che il percorso verso l’inclusione nel mondo del lavoro non può prescindere da metodi di assunzione e promozione innovativi, che tengano conto non solo dell’esperienza ma anche del potenziale dei e delle candidate.
5. Lo smart working diventerà sempre più facile da implementare, con connessioni migliori ad internet e i lavori in presenza sempre più automatizzati. Questo trend deve essere incoraggiato dalle aziende e dalla pubblica amministrazione in quanto potrebbe permettere un bilanciamento del lavoro tra uomini e donne.
Verso il cambiamento: governo e settore privato all’appello
Il settore privato e i governi sono responsabili di questa transizione del mondo del lavoro e sta a loro assicurarsi che il futuro sia più equo del presente, adottando le misure necessarie per sostenere le donne in questa transizione storica.
Cambiare drasticamente i modelli di oggi è l’ultima speranza che abbiamo di non lasciare indietro metà della popolazione per i decenni a venire. Se volete approfondire queste tematiche e soprattutto avere più spunti sulle soluzioni da adottare, potete consultare il Diversity, Equity and Inclusion 4.0. del Wef.
*Gaia van der Esch è esperta di policy e politica internazionale. Dopo aver ricoperto ruoli esecutivi con Ong internazionali è tornata in Italia per guidare il G20 Empower sotto la presidenza italiana del G20. È autrice di Volti d’Italia (Il Saggiatore, 2021) e collabora con testate internazionali e italiane su temi di policy, relazioni internazionali, equity e diritti umani. È stata nominata tra gli under 30 più influenti d’Europa nella categoria Law & Policy da Forbes nel 2017.
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