Davis&Morgan
Business

Trasformare la crisi economica in opportunità: il caso di questa banca d’affari attiva nel mercato dei Npl

Articolo tratto dal numero di marzo 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

La capacità di sfruttare al meglio le proprie competenze in uno scenario di mercato in rapida evoluzione e di cogliere le giuste opportunità per continuare a crescere. È questo lo spirito che ha animato sin dalla sua nascita Davis&Morgan, la banca d’affari milanese fondata il 17 marzo 2008 da Andrea Bertoni che ha in programma di quotarsi alla Borsa di Milano. Opera da oltre dieci anni nel comparto dei Non performing exposures (Npes), dove oggi è leader come numero di transazioni nel settore dei crediti ipotecari garantiti da immobili residenziali nel capoluogo lombardo.

Un traguardo raggiunto grazie alla capacità di Bertoni, e dei manager e azionisti con cui ha deciso di condividere il suo percorso imprenditoriale, di capire dove tira il vento e di cavalcare così l’onda giusta. “Sono cresciuto professionalmente nel settore immobiliare di lusso e in seguito ho iniziato ad occuparmi anche di finanza, due passioni che coltivo ancora oggi”.

Le occasioni dopo il crack di Lehman Brothers

Nelle intenzioni originarie di Bertoni, Davis&Morgan avrebbe dovuto operare come banca d’affari per fornire servizi finanziari alle imprese di piccola e media dimensione, quelle realtà che come noto costituiscono il nerbo del sistema imprenditoriale italiano. Poi però, proprio quando la società ha aperto i battenti, sono arrivati prima il fallimento di Bear Stearns e poco dopo il crack di Lehman Brothers, e tutto quel che ne consegue sui mercati internazionali e a livello economico, a partire dal collasso del sistema bancario.

Nella crisi Bertoni intravide un’occasione di business e decise, con una vera e propria inversione di prospettiva, di cambiare il modello con cui operava Davis&Morgan trasformandola in un operatore intermediario specializzato nell’acquisto e gestione di crediti inesigibili delle banche. In pratica fornendo i propri servizi non più alle imprese ma proprio alle banche, alle prese con il drammatico problema dei crediti non riscuotibili, un fiume di soldi che ancora oggi gli istituti non riescono a riavere indietro dai propri debitori.

Il boom del mercato dei Non performing loans

Secondo uno studio di Pwc, nel 2020 il valore dei Non performing loans ancora sul mercato ammontava infatti a 364 miliardi di euro. “Ci siamo concentrati sull’acquisto di crediti di difficile esigibilità, focalizzandosi inizialmente sui chirografari. Una scelta dettata dal fatto che questi crediti erano funzionali allo scenario di allora, segnato dalla difficoltà di reperire investitori sul mercato, perché poco costosi e perché in grado in garantire alti rendimenti con basso impiego di capitale. Il prezzo di acquisto molto basso ci ha inoltre consentito di avere ottimi rendimenti”.

Nel giro di pochi anni, però, questo mercato diventò molto più competitivo con l’ingresso dei grandi player nazionali e internazionali della finanza, che investivano ingenti quantità di capitale facendo così lievitare i prezzi. “Senza dimenticare che i costi per il recupero dei chirografari sono comunque elevati e i tempi di riscatto poco prevedibili”.

Per Davis&Morgan era il tempo, dunque, di una nuova svolta e nel 2018 il management decise di puntare sui crediti ipotecari milanesi di piccolo taglio, il suo attuale core business. “Non più crediti accorpati, come avviene con i chirografari, ma individuali, ciascuno con un valore di non oltre il milione di euro. Uno strumento che ci ha permesso di pianificare meglio i flussi di incasso e di dare dunque più garanzie al mercato. E questo anche grazie alla mia conoscenza del settore immobiliare e al fatto che è direttamente Davis&Morgan a occuparsi direttamente dell’azione esecutiva, potendo contare su risorse legali interne specializzate”.

Le opportunità d’altronde non mancano, se si considera che nel primo semestre 2021 sono state pubblicate in Italia 75mila aste immobiliari giudiziarie per un volume complessivo di 12,2 miliardi di euro. La Lombardia è la regione dove si concentrano il maggior numero di aste (il 16,3% del totale). Immobiliare, d’altronde, in Italia vuol dire soprattutto Milano ed è qui che la società ha concentrato i suoi investimenti. “Il capoluogo lombardo è il nostro territorio d’azione privilegiato, perché qui il mercato offre opportunità uniche in Italia e non solo”.

L’allargamento della compagine sociale

Per finanziare le proprie attività Davis&Morgan ha quindi individuato una fonte di finanziamento alternativa al canale bancario, rivolgendosi agli investitori istituzionali attraverso la quotazione di bond sulla Borsa di Milano garantiti proprio dai crediti ipotecari. “Queste scelte hanno accelerato la nostra crescita permettendo al gruppo di assicurare rendimenti anche superiori al 20% nonostante la mole corposa di investimenti. Ad oggi sono cinque i bond che abbiamo quotato per un controvalore di circa 30 milioni di euro”.

Negli anni la crescita della società è stata accompagnata dall’allargamento della compagine sociale. Il gruppo ha accolto tra i suoi azionisti prima nel 2011 Gianandrea Cherubini (che ricopre le cariche di consigliere e chief operating officer, oltre a controllare la società insieme a Bertoni con il 65% del capitale), poi nel 2016 Hugh Charles Blagden Malim, già country manager di Barclays Bank in Italia (e oggi presidente di Davis&Morgan, nonché titolare del 6% delle azioni della società); e, infine, nel 2017 la famiglia Oetker, proprietaria della multinazionale delle marmellate Hero, che investe in Davis&Morgan acquisendone il 25% delle azioni.

Il futuro debutto in Borsa

Nell’ambito di un progetto di crescita e costruzione di valore per i propri azionisti il gruppo guarda ora con interesse alla Borsa. “Vorremmo debuttare sul listino Euronext Growth con l’obiettivo di accedere successivamente all’Mta. Se riusciremo in questo progetto, potremmo rafforzare la struttura finanziaria e patrimoniale della società, ampliare la capacità di investimento, attrarre nuovi talenti e disporre anche di nuovi uffici che meglio rispondano alle nostre esigenze logistiche. Siamo chiamati ancora una volta a cambiare pelle, sia per prepararci alla forte crescita dimensionale attesa sia per cogliere nuove opportunità di investimento. Se riusciremo in questo ambizioso progetto, la Borsa sarà il trampolino di lancio che ci permetterà di realizzarlo”.

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